Luned� 6 Settembre 2004
Hotel Marriott, Sala Manzoni
L�eredit� dei martiri: testimonianze per il nostro tempo

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Jesus Delgado
Vicario generale, diocesi di San Salvador
  

Il Romero dell`amore

Sono stato il primo a scrivere una biografia di Monsignor Romero, appena ucciso, il 24 marzo 1980. In questo libro ho voluto mostrare come Romero fu un prete mistico, pieno di quell`amore che rende l'uomo totalmente disponibile alla volont� di Dio. Nella logica di quest'amore, la sua morte sull`altare mentre celebrava l`Eucarestia � una fine coerente con la sua vita sacerdotale. Come ha scritto Monsignor Vincenzo Paglia, �Romero non fu un teologo o uno studioso sistematico, non fu un pensatore organico. Egli rimase essenzialmente un pastore d'anime, un sacerdote, un mistico segnato dagli esercizi ignaziani. (OSCAR ROMERO. Ed. Morozzo della Rocca. Pag. 108) �Sin dai primi anni di sacerdozio, Romero aveva mostrato generosit� verso i poveri. Certo, frequentava anche i ricchi, chiedendo loro di aiutare i poveri e la Chiesa, come una via per salvare la loro anima� (ibid). �Il fatto che la grande maggioranza dei salvadoregni fosse costituita da contadini indigenti lo portava a identificare di fatto la povert� con la condizione concreta del suo popolo. Senza considerare superata la carit� individuale, cominci� ad affiancare ad essa una riflessione sulle cause della povert�. Non condivide la tendenza di alcuni cristiani che scoprivano inutile la carit�, svalutandola come assistenza, mentre sottolineavano la lotta alle cause strutturali della poverta� (id. Pag.109) �In un paese in preda a una forte ideologizzazione, (come fu El Salvador nel tempo di Monsignor Romero), questo induceva alla sostituzione della carit� con la politica �tout court� (ibid). Era lo stesso atteggiamento per cui alcuni cristiani di sentire rivoluzionario condannavano come nociva la carit� individuale, e l`assistenza, perch� secondo loro sostenevano il sistema di sottomissione e sfruttamento. Romero, invece, sosteneva l'aiuto diretto ai poveri e lo praticava personalmente, come quando visitava i malati nell'ospedale presso cui abitava� (id. Pag 115) �Romero volle ricercare la giustizia per la maggioranza povera del popolo salvadoregno, senza per questo cessare di operare la carit� e di farla praticare. Non mise da parte la tradizione della Chiesa, non disprezz� l'elemosina, non ritenne superflua la misericordia individuale, ma, per cosi dire, vide la moltitudine dei poveri e ricerc�, in aggiunta a quanto sempre aveva praticato, nuove soluzioni collettive. Divenne cosi � come afferma Monsignor Vincenzo Paglia - �una sorta di difensor populi� (id. 109)

Il Romero della giustizia

Vorrei soffermarmi ora su una soluzione collettiva che Monsignor Romero reput� necessaria, nella linea dell'amore, per alleviare la terribile situazione di ingiustizia sociale che si vivevano a El Salvador. Mi riferisco alla riforma agraria promossa dagli autori del colpo di stato del 15 ottobre del 1979. Questa soluzione collettiva ha rappresentato la scintilla che ha scatenato la furia di coloro che alla fine hanno ucciso l'arcivescovo di San Salvador. Ma questa triste storia comincia con l'inizio del servizio pastorale di Monsignor Romero come arcivescovo di San Salvador. Il 22 febbraio del 1977 Monsignor Romero prende possesso dell'arcidiocesi. Diciotto giorni dopo, il 12 marzo, viene assassinato Padre Rutilio Grande, intimo amico di Romero. Padre Grande era maliziosamente accusato dai militari salvadoregni di predicare e promuovere la rivoluzione comunista tra i contadini. Ed � stato un ricco colono ad ucciderlo, con l'assistenza tecnica della Guardia Nazionale. Romero prese le difese del suo amico sacerdote. I ricchi coloni che fino a quel giorno consideravano Monsignor Romero come un amico ed un alleato dei loro sordidi interessi, cominciarono a dubitare della sua amicizia, poi lo minacciarono di morte, e alla fine lo uccisero. Il rapporto tra l'omicidio di Padre Grande e quello di Monsignor Romero, � chiaro. Seppure furono uccisi a distanza di tre anni l'uno dall'altro, vennero entrambi assassinati nel mese marzo, padre Grande un 12 e Monsignor Romero un 24, cioe, dodici giorni dopo. Il messaggio � chiaro: gli interessi dei coloni sono intoccabili, chi osa metterci mano, � reo di morte. Ed � chiaro, alla fine, che gli autori della morte di Padre Grande, sono stati anche gli autori della morte de Monsignor Romero. Per rispondere alla domanda di come Monsignor Romero sia arrivato a considerare la riforma agraria salvadoregna una soluzione nella linea della carit�, dobbiamo tener presente che sin dal 1978 Monsignor Romero predicava la necessita di cercare una terza via per risolvere la situazione oppressiva di ingiustizia sociale cui era sottomessa la popolazione pi� povera del paese. La soluzione del governo militare non era accettabile perch� ricorreva alla forza della repressione. Neanche era accettabile la soluzione della rivoluzione armata proposta dai guerriglieri. Un gruppo di giovani militari ed intellettuali, figli di grandi coloni salvadoregni, animati dal pensiero sociale e politico della democrazia cristiana, impressionati dall'appello dell'arcivescovo che invitava a cercare una soluzione non violenta ma giusta, e quindi nella linea dell'amore, alla situazione di povert� dei contadini, decideranno di attuare il colpo di stato del 15 ottobre. Monsignor Romero preg� affinch� quest'iniziativa producesse progressi reali in campo sociale, ma senza scorrimento di sangue.

Purtroppo, invece, il sangue fu effuso. L'estrema destra agraria alleata con i militari scaten� una terribile repressione contro contadini, intellettuali, sacerdoti, da essa sospettati di promuovere una rivoluzione sociale. Il loro sangue, assieme a quello di Monsignor Romero, impregnarono il suolo della campagna salvadoregna. Il Romero dell'Eucarestia Monsignor Romero fu assassinato mentre stava celebrando l'Eucarestia nella chiesa dell'ospedale dove si accoglievano gli ammalati di cancro nella fase terminale della malattia. Cosi, la morte di Romero si situa nella logica dell'amore. Quando il suo corpo cade tra l'altare e la croce, la morte corona la vita dell'amico che offre la sua per i suoi amici.

Gi� il fatto che appena nominato arcivescovo di San Salvador, Romero abbia deciso di vivere tra gli ammalati in un piccolo appartamento nell'ospedale, � un chiaro segno della sua scelta di amore per gli ammalati, i poveri e gli emarginati. Romero decide di vivere all'ospedale proprio quando una ricca famiglia, legata da amicizia all'arcivescovo, gli offre una casa situata nella zona pi� residenziale ed esclusiva della citt� di San Salvador. Andrea Riccardi scrive nel suo libro IL SECOLO DEL MARTIRIO che �molti cristiani cadono proprio per il loro impegno, specie per i pi� deboli, i malati, i poveri� ... Sottolinea Riccardi che �All'origine di queste morti non c'� stata una forza ostile alla fede cristiana, ma la causa e stata il coinvolgimento in situazioni di rischio ... Questi martiri hanno esposto la propria vita al pericolo�(pag 393) Questo pericolo non � soltanto quello di esporre la propria vita al rischio della morte per curare i malati, ma � anche la scelta della loro vicinanza ai poveri che rende la propria vita pi� indifesa (Riccardi pag 395). Il fatto che Romero abbia scelto di vivere con i poveri caus� stupore tra i ricchi. Questi interpretarono il gesto di Romero come un rifiuto della sicurezza che il potere politico offriva. Romero voleva in realt� mettersi dietro il potere della debolezza, cio� dietro la forza dell'amore di Cristo per i poveri, senza esclusione. La mistica dei martiri dell'amore si definisce come quella profonda convinzione che �la salvezza della propria vita a tutti i costi non � il valore supremo e la propria vita non vale pi� di quella dell'altro� (Riccardi pag 398). Come lo stesso Riccardi scrive: �Il servizio ai poveri porta a frequentazioni difficili e in ambienti non facilmente controllabili... ogni vita vissuta per gli altri comporta qualche rischio� (pag 296). Fin dall'inizio del suo servizio pastorale nell'arcidiocesi di San Salvador, Monsignor Romero sceglie il segno chiaro della carit� come distintivo della sua azione pastorale, che cercava di rendere concreta nel servizio ai pi� poveri ed alle persone in maggiori difficolt�. Scrive Riccardi che pu� essere che nell'ora della morte di questi martiri dell'amore non si trovi l'autore materiale della loro uccisione, ma che �una cosa � certa: se non avessero praticato la carit�, non avrebbero esposto la loro vita alla morte in questo modo. Perch�, praticare la carit� espone la propria vita a rischi� (pag 397). Nella situazione storica colma d'ingiustizia e di disumanizzazione, che fu propria dell'arcidiocesi di San Salvador al tempo in cui Monsignor Romero rese il suo servizio pastorale, la carit� che ispira i mistici diventa il clamore profetico per la giustizia. A questo proposito Riccardi scrive: �quando la carit� si fa impegno pi� strutturato per la giustizia, l'interesse offeso diventa aggressivo� perch� �la carit� diventata un clamore per la giustizia offesa fino a determinare talvolta propositi assassini� (pag 397) Monsignor Romero fu minacciato di morte fin dal inizio del suo servizio pastorale. I suoi fratelli nell'episcopato gli raccomandarono di andare fuori dal paese. Romero non accett� questa fuga, semplicemente perch� un pastore non abbandona le sue pecore. Per un pastore l'amore e pi� forte della morte. Ges� ne � il modello. Questi martiri, spiega Riccardi, �mostrano che per loro proteggere la propria vita non � un valore assoluto, se, per evitare ogni rischio, si deve pagare il prezzo di abbandonare quelli che hanno bisogno. I martiri per amore hanno mostrato come la vicinanza ai poveri sia pi� importante che difenderse se stessi� (Riccardi, o.c. pag 394).