Comunità di S.Egidio


Patriarcado
de Lisboa


24 settembre 2000
Centro Cultural de Bel�m - Grande Auditorio
Assemblea introduttiva

Jos� da Cruz Policarpo 
Patriarca di Lisbona, Portogallo

 

1 - � con grande ed emozionata gioia che, in qualit� di Vescovo Cattolico di Lisbona, saluto tutti Loro, che hanno avuto la gentilezza di accettare il nostro invito di incontrarci a Lisbona per riflettere e per pregare per la pace.

Ringrazio la Comunit� di Sant'Egidio, presente nella memoria dei portoghesi, per il suo impegno efficace nel processo di pace in Mozambico, per aver scelto Lisbona per la realizzazione del XIII Incontro Internazionale Uomini e Religioni. Ringrazio lo Stato Portoghese, nella persona di Sua Eccellenza, il Presidente della Repubblica, per tutto l'aiuto prestato alla realizzazione di questo incontro; ringrazio la Fondazione Mario Soares, il Comune di Lisbona e tutte le entit� della societ� civile che hanno risposto alla nostra richiesta di collaborazione. Saluto con amicizia fraterna le Chiese Cristiane e le altre confessioni religiose che con grande simpatia hanno accolto questa iniziativa. Questa convergenza di interessi mostra bene quanto la pace sia un processo che deve coinvolgere, progressivamente, tutto ci� che di positivo e di migliore esiste nella famiglia umana.

Per quanto riguarda noi cattolici, siamo coscienti del nostro dovere e della nostra missione universale di impegnarci generosamente nella costruzione di un mondo pi� giusto, pi� fraterno, pi� pacifico e pacificatore, dando la mano a tutti, uomini e donne, che credono nella pace e lottano per la giustizia. Risuona nella nostra memoria il messaggio del Concilio Vaticano II: "che dopo aver affermato con chiarezza una concezione autentica e nobile della pace e dopo aver denunciato le barbarie della guerra, lancia un appello ardente ai cristiani affinch�, con la forza di Cristo, lavorino con tutti gli altri uomini per consolidare tra di loro la pace, nella giustizia e nell'amore" (cfr. Gaudium et Spes, n.� 77).

La costruzione della pace � un processo senza fine; poich� la fragilit� umana � continua e permanente, gli stessi equilibri raggiunti possono essere messi a repentaglio da nuove tensioni e conflitti. I processi di pace sono duraturi soltanto se fortemente e generosamente consolidati. Coloro che lottano per la pace devono possedere la fermezza di una fede e l'utopia della speranza, perch� la pace, essendo un processo storico, � anche un ideale. � per questo che tra gli uomini religiosi, credenti di qualsiasi autentica religione, c'� una sintonia spontanea con l'ideale della pace, perch� la fede religiosa d� loro la fermezza della fede e l'audacia della speranza. Non a caso il messaggio dottrinale delle principali religioni del mondo racchiude la sfida di pace: pace interiore, con se stessi, pace degli uomini tra loro, nell'esperienza della fratellanza e nel rispetto della dignit� di ogni persona umana.

Nel processo di globalizzazione che unisce l'umanit� contemporanea e rivela la sua vocazione di essere una unica famiglia umana, sorgono con vigore micro realt� culturali, etniche e religiose. La costruzione della pace deve fare convergere in armonia queste due dinamiche, apparentemente opposte: valorizzare, con il dialogo e con un sano spirito di tolleranza, le dimensioni positive delle differenze, considerandole pietre preziose del gioiello che � la pace globale. Mai ci sar� armonia in una famiglia, anche se si tratta dell'intera famiglia umana, se non si coltivano i valori comuni e se non si apprezzano e rispettano le differenze.

La pace sar� il frutto pi� bello della cultura e della civilt�. � per la forte ed inevitabile relazione tra la religione e la cultura che gli uomini e le donne religiosi si impegnano inevitabilmente a favore della pace. L'ideale e l'impegno nella costruzione della pace conferiscono alla fede lo spessore della generosit�, della gratuit�, della scoperta della dignit� dell'uomo. Da sempre gli uomini si associano per affinit� diverse, dando origine cos� a gruppi umani. Nella diversit� della culture, nella differenza delle religioni, nella variet� delle ideologie, un nuovo gruppo umano comincia ad emergere, composto da tutti coloro che credono e lottano per la pace indipendentemente dalla razza, dalla cultura e dalla religione. Un ideale li unisce; la generosit� e lo spirito di sacrificio li identifica; il rispetto per la dignit� della persona umana li rende fratelli; il coraggio nella lotta a favore della giustizia li fortifica. A tutti questi, al di l� della loro provenienza, il Vangelo dice che meritano di essere chiamati "figli di Dio". Costituiscono oggi una forza spirituale dell'umanit�. Questa cultura di pace, pur non essendo una religione, conferisce nobilt� e spessore alla fede religiosa, e la trasforma in impegno a favore dell'uomo e in testimonianza di speranza per un mondo nuovo.

2 - In un incontro interreligioso � legittimo approfondire il senso di questa connaturalit� esistente tra fede religiosa e impegno nella costruzione della pace. � questo un impegno storico e con la storia. Lottano per la pace coloro che non smettono di trasformare il mondo, facendolo progredire al ritmo delle esigenze della dignit� umana. Qualsiasi fede religiosa presuppone un orizzonte allargato della visione della vita e della storia, accetta il rapporto reciproco tra Dio e l'uomo, ammette come interessato nel futuro dell'umanit� lo stesso Dio, essere assoluto, fonte di senso, origine e destino dello stesso uomo. La fede religiosa porta lo spessore della trascendenza e l'attrattiva di una nuova umanit�, purificata, perfetta e definitiva alla comprensione della storia. L'esperienza del rapporto con Dio conferisce all'uomo una nuova qualit�, come protagonista della storia. Dio purifica e fortifica il cuore umano rendendolo pi� capace di costruire la pace. Tutte le forme di ateismo generano visioni riduttive della storia.

Il primo frutto della fede religiosa nella costruzione della pace � contribuire a una visione nobile della pace. Questa non pu� essere soltanto assenza di guerra, equilibrio dettato dalla paura o conciliazione di interessi. La pace � opera della giustizia, perch� la giustizia � la base del riconoscimento della dignit� umana. Nessuna pace durevole e degna dell'uomo si pu� conciliare con l'ingiustizia. Frutto della giustizia, la pace � soprattutto l'armonia della fraternit�, dell'amore mutuo, della generosit� del servizio, dell'apertura di spirito per contemplare e rispettare la differenza dell'altro, la saggezza del darsi la mano.

La fede religiosa eleva e purifica il cuore dell'uomo: gli conferisce una nuova coscienza della propria dignit� e di una nuova responsabilit�, gli fa crescer dentro l'orizzonte di senso per capire la vita e per delineare la storia. Ogni vera fede religiosa � un impegno di libert�.

L'impegno a favore della pace esige da noi, credenti, una conversione continua alla verit� spirituale della religione che professiamo, traducendola in impegno di vita, di lotta per la giustizia, di vittoria della grandezza, della generosit� e del dono a favore del bene della famiglia umana sugli egoismi e i particolarismi. Non si pu� essere sinceramente religiosi senza essere costruttori di pace. Per gli uomini e le donne che credono in Dio gli attacchi alla pace sono sempre infedelt� religiose.

3 - Il primo contributo delle comunit� religiose per la pace � la testimonianza di armonia al loro interno e tra di loro. Bisogna porre fine a tutte le forme di intolleranza violenta basate su motivi religiosi. Le "guerre di religione" sono una contro-testimonianza e un cattivo servizio alla causa della pace. L'intolleranza religiosa che, spesse volte ha come radice diverse forme di fondamentalismo, continua ad essere una minaccia seria alla pacifica convivenza degli uomini nel millennio che si avvicina. � comprensibile e giusto che ogni confessione religiosa preservi la sua tradizione, si mantenga fedele alla verit� in cui crede. Ma questa fedelt� deve accettare e rispettare le altre fedelt�, coltivare simultaneamente il valore della tolleranza che non pu� essere vista negativamente, accettando soltanto che gli altri esistano, ma positivamente, in un contesto di dialogo tra gli uomini, cercando di conoscersi meglio e di conoscere il meglio in cui ciascuno crede, scoprendo dinamismi comuni, impegnandosi in processi di costruzione della pace, dove la convergenza rafforza il progresso dell'umanit�.

4 - Leggendo i segni dei tempi, scrutando con speranza la dinamica profonda del mondo contemporaneo, possiamo riconoscere segni di speranza, grandi dinamismi e processi in corso, che annunciano il progresso dell'armonia e della pace:

- Mi riferisco, prima di tutto, al dialogo ecumenico tra le varie chiese cristiane. Se soffriamo per la sua lentezza e per la durezza degli ostacoli da superare, ci rallegriamo del cammino percorso, della fraternit� vissuta sinceramente, dell'impegno mutuo in progetti a favore della giustizia e della pace.

- Anche il dialogo interreligioso, di cui questo incontro � un segno, rappresenta un solido segno di speranza. Qui svolgono un ruolo decisivo le teologie e le scienze della religione, sottolineando la specificit� di ogni messaggio e conferendo uno spessore culturale e una dimensione di attualit�; strappando da ogni tradizione religiosa la tentazione fondamentalista di interpretazioni letterali; cercando di capire il messaggio in ci� che esso ha di positivo per il progresso dell'umanit�. Sarebbe importante che questo dialogo interreligioso, gi� facilmente accettato nel contesto democratico dell'occidente cristiano, potesse avere contropartite in altri orizzonti culturali e religiosi.

- A questi segni che ci arrivano dall'interno delle religioni, se ne aggiungono altri che possiamo identificare nella societ� nel suo insieme. Mi riferisco, in primo luogo, alla diffusione, anche se lenta e timida, di sistemi democratici come cornici di riferimento delle societ�. Non sono sistemi perfetti: hanno bisogno, continuamente, di essere approfonditi culturalmente, di essere perfezionati attraverso l'esperienza del dialogo. Ma offrono l'unico inquadramento sperimentato che permette il rispetto del pluralismo, la difesa dell'individuo nella sua dignit�, permette di correggere le asimmetrie e promuovere progetti di sviluppo ai quali tutti partecipino. Le societ� democratiche, in nome del pluralismo, non possono, normalmente, essere gestite da Stati confessionali. Ma ci� non dispensa gli Stati dal rispettare e anche dal promuovere i valori religiosi, per il contributo specifico che questi ultimi apportano all'armonia della societ�. Una democrazia che non riconosce o che aggredisce le religioni, nega se stessa come democrazia.

- Assistiamo, d'altra parte, al consolidamento progressivo di una cultura di pace. Le guerre ci sono ancora, ma sono sempre meno tollerate come via per la risoluzione dei conflitti. Abbiamo bisogno di coltivare e approfondire questa cultura di pace, trasformandola in un quadro di interpretazione della storia che promuova la vita, rispetti la dignit� di ogni persona umana, promuova la generosit� e la fratellanza.

- E, da ultimo, anche se forse con un ottimismo esagerato, penso che una autentica "opzione per i poveri" stia per nascere. Nel mondo contemporaneo l'estrema povert� di una significativa parte dell'umanit�, con l'aggravante di trovarsi concentrata nelle stesse regioni del globo, costituisce un ostacolo serio alla costruzione della pace. Questa povert�, nella complessit� delle cause che la generano, ha nell'ingiustizia la sua causa principale; e non pu� esistere la pace se non esiste la giustizia. D'altra parte l'estrema povert� pone in causa la dignit� e la libert�; e non ci pu� essere pace senza l'esperienza della dignit� dell'esistenza, cosa che si inquadra nell'esercizio della libert�.

Si tratta di un problema planetario, che paesi isolati non possono risolvere. Si � perso gi� troppo tempo. L'umanit� nel suo insieme, se non vuole ritornare al caos, non pu� perder pi� tempo. Bisogna coordinare sforzi e risorse, definire politiche globali, possibili soltanto attraverso il rafforzamento dell'efficacia e dell'autorit� morale delle organizzazioni internazionali che rappresentano l'umanit� nel suo insieme.

5 - Fratelli e sorelle, siate i benvenuti a Lisbona. Portate con voi, nella variet� delle vostre culture e religioni, lo specchio della complessa variet� del nostro mondo, ma anche una grande aspirazione comune, che ci unisce in un unico ideale: impegnarci nella costruzione di un mondo pi� pacifico e pi� fraterno. Cogliamo l'occasione per conoscerci meglio, per condividere preoccupazioni e aspirazioni. Non risolveremo problemi, ma contribuiremo a qualcosa di decisivo per il futuro dell'umanit�: approfondire una cultura di pace, far diventare irreversibile questa coscienza collettiva che esige un mondo nuovo.

Siamo credenti, crediamo che la pace �, anche, un dono di Dio. Preghiamo tutti, preghiamo insieme, se possibile, sperimentando concretamente che l'umilt� del cuore richiesta dalla preghiera � la stessa umilt� che tutti i costruttori di pace devono avere.