Comunità di S.Egidio


Patriarcado
de Lisboa


25 settembre 2000 - ore 16.00
Centro Cultural de Bel�m - Sala Siaca
Tavola Rotonda
La cultura umanitaria in un mondo globalizzato

Paul Grossrieder  
Direttore Generale Comitato Internazionale Croce Rossa, Svizzera

 

L'argomento della mondializzazione � altamente complesso, ed io non possiedo le qualifiche per analizzarne tutti gli aspetti. La mondializzazione, inoltre, non � uniforme: evolve a diverse velocit� in diversi contesti. Tuttavia, il Comitato Internazionale della Croce Rossa considera la mondializzazione un fattore nuovo che sta intervenendo nel suo campo, e che deve essere preso in conto nell'elaborazione delle proprie strategie.

Con la mondializzazione dell'economia, la responsabilit� sociale � diventata un elemento fondamentale nel settore privato, non solo per le aziende stesse, ma anche per i governi e le ONG. La societ� civile sta cominciando ad imputare alle aziende commerciali la responsabilit� delle loro azioni, e da parte loro, molte multinazionali sono entrate in dialogo con le ONG e con i governi per questioni che riguardano l'impatto sociale ed ambientale.

Stranamente, non ci sono stati regolari contatti tra i rappresentanti del settore privato e le organizzazioni umanitarie che, come il CICR, si sforzano di aiutare le vittime di conflitti armati. Tali contatti avvengono solo in concomitanza di raccolte di fondi o acquisti di forniture. Si comincia appena adesso a discutere con il CICR questioni di principio, eppure oggigiorno il settore privato esercita un'evidente influenza in tempo di guerra.

� Per la maggior parte delle organizzazioni armate, la fine della guerra fredda ha significato la perdita del sostegno finanziario delle superpotenze, e la necessit� di trovare altri tipi di risorse per finanziare le attivit� militari: le hanno diversificate utilizzando le risorse naturali e controllando le principali vie di comunicazione e le attivit� commerciali del territorio in cui operavano.

� In tali condizioni, le multinazionali di produzione e commercializzazione delle risorse naturali devono giungere ad un accordo con le organizzazioni armate, se vogliono continuare ad operare nelle zone interessate e a salvaguardare la propria sicurezza. Volenti o nolenti, queste aziende sono portate a stabilire rapporti con una serie di partner locali: uomini politici, rappresentanti governativi, forze armate, ribelli, ecc.

� Incorporazioni e acquisti di controllo stanno facendo nascere gruppi privati che concentrano un'enorme quantit� di potere. Allo stesso tempo, privatizzazioni e ristrutturazioni hanno indebolito gli Stati, soprattutto quelli dove si svolgono la maggior parte dei conflitti armati, cio� quelli che dispongono di risorse molto limitate. Le pi� grandi multinazionali hanno un giro d'affari annuo di lungi superiore al totale del PBN dei paesi sub-sahariani attualmente implicati nell'uno o l'altro conflitto.

� Sul terreno, il CICR e le altre organizzazioni umanitarie stanno osservando che le popolazioni che vivono nelle zone di guerra soffrono tanto delle conseguenze dirette della debolezza degli Stati, che dello sfracello dei servizi pubblici fondamentali. Quando si realizzano queste condizioni, i governi hanno tendenza a privatizzare tutto, compresi i servizi di sicurezza nazionale, il che comporta un ricorso a mercenari o a ditte di sicurezza private.

� Inoltre, i flussi finanziari in direzione dei paesi poveri sono aumentati in modo spettacolare, passando dai 34 miliardi di dollari del 1990 ai 300 del 1997. Nello stesso periodo, i fondi di cooperazione allo sviluppo elargiti a scopo politico sono diminuiti in continuazione, cadendo dai 64 miliardi di dollari del 1990 ai 52 del 1997.

Vista la situazione, determinata principalmente dalla mondializzazione dell'economia, il problema non � se dovremmo intensificare il dialogo con il settore privato, ma come dovremmo farlo, tanto in termini di forma che di contenuto, poich� l'obiettivo finale � di rispondere ai bisogni odierni in campo umanitario.

Vorrei enumerare qualche questione e delineare alcuni argomenti che costituiscono attualmente oggetto di riflessione, per il CICR, nella sua pratica.

Da quando il CICR � stato creato, nel 1863, ha avuto come interlocutori soprattutto gli Stati. Dall'epoca della decolonizzazione, tuttavia, il CICR ha stabilito rapporti pi� strutturati con entit� non governative, quali movimenti di liberazione nazionale e forze di guerriglia. Oggigiorno siamo entrati in una nuova fase, quella del dialogo con aziende che operano in zone di guerra.

Al fine di identificare il tipo di rapporti che il CICR potrebbe intrattenere con le multinazionali che operano in aree di conflitto armato, dobbiamo esaminare pi� accuratamente la natura del CICR. Il CICR � un'organizzazione indipendente, neutrale ed imparziale, che si dedica a proteggere la vita e la dignit� delle vittime di guerra e di violenza civile, ed a portare loro assistenza. Nel suo doppio ruolo di promotore e guardiano della legge umanitaria internazionale, il CICR veglia a che le parti in conflitto rispettino tale legge. In caso di violazione, il CICR comunica le proprie critiche ed esprime le proprie preoccupazioni direttamente alle autorit� interessate. Se ogni altra misura si rivela inefficace, il CICR pu� convocare gli Stati in causa alla Convenzione di Ginevra, per potere fare rispettare le regole.

Nell'affrontare gli effetti della mondializzazione, il CICR si propone di operare a partire da tali pratiche, ma trasponendole ed applicandole alle entit� del settore privato implicate nelle situazioni di conflitto armato. A tal fine, il CICR prevede di entrare in dialogo con alcune multinazionali basandosi sul principio di "impegno costruttivo", dialogo mirato a migliorare la protezione delle popolazioni che soffrono a causa del conflitto. Ci� differisce in certo qual modo dalla politica di alcune ONG che scelgono di condannare pubblicamente il comportamento delle multinazionali, sperando di spingerle a cambiare atteggiamento.

Stiamo soprattutto parlando qui di aziende petrolifere e minerarie che non possono spostare le loro installazioni di produzione perch� hanno bisogno di un accesso diretto alle risorse naturali che trattano. Nello stabilire la forma ed il contenuto del dialogo, il CICR vuole evitare la moralizzazione, e sceglie invece di entrare in franca ed aperta discussione con le principali aziende private interessate. Miriamo a discutere questioni umanitarie quali il rispetto per la legge umanitaria internazionale, l'accesso alle vittime di guerra e l'impatto di certe attivit� aziendali, dal punto di vista umanitario. Per esempio, si potrebbe diffondere una serie di "principi umanitari per aziende private". Questa filosofia � direttamente ispirata dall'approccio che il CICR utilizza di gi� nel trattare con le altri parti implicate nel conflitto.

Per concludere, vorrei sottolineare che il fatto di stabilire rapporti con il settore privato non deve in alcun modo permettere di indebolire l'impegno degli Stati che aderiscono alla Convenzione di Ginevra, in materia di rispetto ed applicazione delle leggi umanitarie internazionali. Ci� riguarda tanto gli Stati implicati direttamente nel conflitto, che gli Stati ospiti delle aziende che operano nelle zone di conflitto.