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L'altra faccia dei nuovi poveri
VIVERE DA ANZIANI IN ITALIA OGGI
Alcune storie per capire
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le diapositive
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Ada - n� carne n� pesce (e con poco olio)
Ada ha 76 anni, vive sola a Tor Bella Monaca; il suo verbale d'invalidit�
sembra un compendio di patologia medica: ".carcinoma, glaucoma, artrosi,
osteoporosi, fibrosi polmonare.". Per� l'assegno d'accompagno non glielo danno.
Dalla morte del marito la sua vita, il suo tempo si sono come fermati; solo con
la sua pensione non riesce a comprarsi un vestito nuovo, un paio di scarpe,
addirittura la biancheria intima, per non parlare dello scaldabagno, rotto da
tempo, e che non riesce a sostituire.
Tra affitto e medicine la pensione � quasi finita, comunque Ada riesce
miracolosamente, pagate le spese "essenziali", a risparmiare 67 euro. Con cui
ci deve mangiare, vestirsi e quant'altro. Come fa? Ecco: carne e pesce non ne
mangia mai, olio e zucchero sono merce rara; non compra biancheria intima; il
cappotto ha 6 anni, le scarpe dieci (10!). Il parrucchiere. vogliamo scherzare?
Angela: benedetti risparmi
Era la generazione del risparmio, quella di Angela; gente che � passata sotto
il ventennio, poi la terribile avventura della guerra; poi gli anni della
ricostruzione con le incertezze e l'entusiasmo di un futuro da ricostruire
sulle macerie; poi gli anni sessanta e settanta, coi primi segni di un
benessere sudato e di una stabilit� umana ed economica tanto sospirata, poi.
Poi l'amara delusione dei nostri tempi, in cui si � vecchi per sbaglio,
dimenticati dai pi�, soli per necessit�. Angela, che come tutti quelli della
sua generazione ne ha viste di tutti i colori, di finire cos� non se
l'aspettava affatto: una pensione bruciata solo con le spese sanitarie, e per
il resto (cio� per vivere) deve prosciugare tutti i suoi risparmi, quelli di
una vita intera, quelli di "ci compro la casa a mio nipote", o "almeno per il
funerale non peso su nessuno", o chiss� . Benedetti risparmi, quelli dei nostri
vecchi, perch� senza di quelli sarebbero gi� morti da tempo; non gli spettano
nemmeno le briciole di un impalpabile "stato sociale". A Angela entrano 690
euro, gliene escono 1623; a parte l'aria che respira, si deve pagare
praticamente tutto: dalla fisioterapia alla badante, le medicine, l'ortopedico.
Perch� l'assistenza domiciliare sanitaria che almeno in teoria le spetterebbe,
sarebbe del tutto inadeguata alle sue necessit�, eppoi comunque non gliela
danno perch� "non c'� personale, sa, privilegiamo i pazienti acuti.". Un aiuto
a casa? Manco a parlarne: per l'assistenza del comune Angela � troppo ricca, ha
perfino la casa di propriet�. L'assegno di accompagno? Lasciamo stare, non
scherziamo.Nella tabella che segue � illustrata quasi brutalmente la sua
situazione: manca la voce degli alimenti, da calcolare per 2 persone, mancano
le spese di manutenzione della casa, mancano le spese per il vestiario.
Soprattutto, nei confronti di Angela, manca un poco di piet�.
Anna e il tempo delle rinunce
Anna ha 72 anni ed � una donna indipendente, che ama viaggiare ed andare a
trovare i suoi vecchi amici di una volta; le piace il suo quartiere,
Trastevere, anche se il palazzo in cui abita non ha l'impianto di riscaldamento
e avrebbe comunque bisogno di molti lavori di manutenzione; le piace pure
guidare la sua vecchia macchina, e per questo si � sobbarcata della spesa
aggiuntiva di un posto auto, perch� il posteggio a Trastevere � notoriamente
una delle cose pi� difficili da trovare.
Anni fa Anna � andata in pre-pensionamento per assistere la madre, che viveva
sola ed era malata. Comunque � riuscita a mettere in banca qualche soldo in pi�
perch� "non si sa mai". Ora, con i suoi 750 euro di pensione, benedice quel
conto in banca da cui preleva qualcosa ogni mese e che, inesorabilmente, si sta
assottigliando sempre di pi�.
Anna pensava alla vita da pensionata come a un qualcosa in cui sentirsi
finalmente libera, l'occasione per togliersi qualche soddisfazione, magari fare
un piccolo viaggio; un periodo positivo, da progettare con entusiasmo e
serenit�. Invece.
Invece da un paio d'anni Anna racconta che comincia a contare i giorni che la
separano dalla prossima rata della pensione; come dire: "Non ce la faccio, i
soldi non mi bastano pi�. Anche se la macchina la uso il meno possibile. Anche
se non posso pi� permettermi un viaggio, e i miei amici in Toscana li posso
solo sentire al telefono. Anche se il garage sono costretta a darlo via, per
risparmiare. E poi questa casa mi piace, ci sono affezionata, ma cade a pezzi;
qualche lavoretto ce lo devo pur fare, ma con che cosa lo pago?"
Perch� la pensione deve essere per forza il tempo della rinuncia?
Elisabetta, ovvero "lunga vita agli elettrodomestici"
"Speriamo che non mi si rompa il frigorifero" dice Elisabetta "� vecchio di 20
anni, la lavatrice di anni ne ha 15, e con questa pensione da fame non li posso
mica comprare nuovi". E' vero, la sua pensione � "da fame", ma Elisabetta, 87
anni e un tumore al polmone che le ipoteca il futuro, riesce ancora a fare i
salti mortali, e a camparci fino alla fine del mese.
Anni fa non era cos�, Elisabetta aveva un negozio di alimentari che andava
discretamente, un marito che ora non c'� pi�, e una salute di ferro. Oggi non
esce neanche per fare la spesa, non ce la fa, il tumore al polmone le taglia il
fiato e le energie; ed anche il portafoglio, visto che molte delle medicine che
deve prendere non sono in convenzione.
Lo stato le assegna 567 euro, di cui una buona met� se ne vanno per il
mangiare; il resto per la salute, le bollette, per le riparazioni di casa
indispensabili e le spese condominiali. Per fortuna non deve pagare l'affitto,
la casa � di propriet�, "ma se il frigo o la lavatrice mi si rompono, sto
proprio in mezzo ai guai".
Eugenia: pane e miseria
Capita spesso, pi� di quanto si pensi, di incontrare persone che sono povere,
lo erano ieri, e con ogni probabilit� lo saranno anche domani. Gente a cui la
vita ha come cucito addosso una seconda pelle: una pelle di miseria. C'� chi lo
chiama destino, ma forse � pi� giusto parlare di ingiustizia. E' la storia di
Eugenia, cresciuta a pane e miseria.
Le piaceva tanto studiare, a Eugenia, e a scuola andava davvero bene, tanto che
la maestra aveva consigliato ai genitori di farle continuare la scuola. Ma
erano agli anni '20, la vita era dura, da mangiare non c'era, e la miseria era
tanta. Cos� Eugenia, come tanti suoi coetanei, aveva cominciato a lavorare
molto, troppo presto. A 17 anni prende marito, ma la povert� rimane; poi la
vita va avanti, vengono i figli, crescono e si sposano e vanno via, poi un
brutto giorno il marito muore, e Eugenia si ritrova come quando era una
bambina: povera. Solo che adesso ha 85 anni, � sola e malata.
Entrare a casa sua � come vedere un film anni '50, perch� per lei il tempo
sembra essersi fermato allora; i mobili, la carta da parati, i vestiti, tutto
parla di un passato che non vuole andar via, ma non per scelta, casomai per
necessit�: il suo vestito migliore ha 40 anni, comprato per il matrimonio del
figlio. Poi, niente pi�. La lavatrice � quasi una nota stonata per quanto �
moderna, ma tanto Eugenia i panni li lava ancora a mano, per risparmiare. Il
riscaldamento � autonomo per decisione del condominio, ma lei tiene aperto, e
solo un poco, il termosifone della camera da letto; nel resto di casa si gela.
Quindi, Eugenia passa il giorno in camera da letto, con le mani comunque gelate
strette sotto i glutei. Si risparmia sempre, in tutto, per ogni cosa. Anche per
mangiare: Eugenia ormai si nutre con latte e fette biscottate, alla faccia
dell'anemia.
Poi ci sono i lavori straordinari del condominio da considerare, e soprattutto
la prospettiva sempre pi� vicina di dover assumere una badante, perch� Eugenia
sta sempre peggio, e da sola comincia a non farcela pi�.
Per� il posto auto non lo vuole dar via; mica per lei, certo, ma perch� la casa
poi passer� ai figli, a loro di sicuro sar� utile. E poi Eugenia �
riconoscente, e se gli fai una cortesia, o se solo le vuoi un po' di bene, lei
ti ricambia con piccoli regali, come a siglare un patto di amicizia, un legame
di affetto. Sar� pure retorico ma � vero: Eugenia � ricca, ricca di amicizia.
Continua...
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