Memoria dei testimoni della fede del XX secolo



L'icona dei "Nuovi Martiri"

La preghiera ecumenica
del 1/02/2003

La vita del pastore P.Schneider 

Il saluto della Comunit� di Sant'Egidio

Omelia del card. W. Kasper

Omelia del Rev. I. Noko

Le intenzioni di preghiera

La lettera di P. Schneider da Buchenwald

 

Roma, 1/2/2003
Meditazione del Dr. Ishmael Noko,
Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale
II Corinti 4, 7-15

Per� noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perch� appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Ges�, perch� anche la vita di Ges� si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Ges�, perch� anche la vita di Ges� sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perci� ho parlato, anche noi crediamo e perci� parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Ges�, risusciter� anche noi con Ges� e ci porr� accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti � per voi, perch� la grazia, ancora pi� abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l`inno di lode alla gloria di Dio.

Paolo utilizza l'immagine del vaso di creta, la mortalit� e la fragilit� umana, la sua stessa debolezza e quella degli Apostoli per parlare della fiducia in Dio attraverso Cristo. Egli spesso sottolinea che gli esseri umani sono soggetti alle calamit� del loro tempo e al loro deperimento. Perci� � molto poco quello che possono fare da se stessi. Come un vaso di creta che una volta rotto non pu� essere riparato. Paolo pone in contrasto la sua debolezza fisica con il potere che � senza confronti e che appartiene a nessuno fuorch� a Dio. La sua preoccupazione pastorale per la sua comunit� � che essi restino vigili e che non soccombano alla perenne tentazione della fiducia in se stessi ma solo in Dio.

Il messaggio di Paolo ben si addice all'occasione per cui siamo oggi qui riuniti: ricordare la vita e la testimonianza del Rev. Paul Schneider, pastore luterano la cui fede in Cristo ha manifestato un incrollabile fede in Dio. Il Rev. Schneider era di consolazione ai suoi compagni di prigionia, per lui davanti alle promesse del Vangelo, la morte non fu una ragione sufficiente per arrendersi.

Il suo sangue, come quello del suo Signore Ges� Cristo, divenne seme del Vangelo e la sua fede un contributo al tesoro spirituale della Chiesa. Paul Schneider ha trovato in Cristo "un amico" in mezzo ai nemici.
La testimonianza di Paul Schneider � una sfida per noi che viviamo in un mondo dove la fiducia � stata erosa come non mai in tutte le sfere della vita umana. Di chi dobbiamo fidarci in un mondo in cui pi� dei due terzi delle nazioni non sono governate dalla volont� popolare? Dove si affrontano sfide difficili in una logica di contrapposizione che genera solo tensioni in vece che costruire fiducia? Dove i bambini e le donne sono maltrattati quotidianamente? Dove le grandi istituzioni finanziarie e commerciali sono avide e dove ci sono sempre meno valori comuni condivisi?

Miei cari amici in Cristo, quando riflettiamo sulla vita e la testimonianza dei santi che ci hanno preceduto come Paul Schneider, facciamo tesoro del loro esempio e della loro testimonianza al Signore della Chiesa, Ges� Cristo che nella sua morte e resurrezione ci ha reso amici e amici gli uni degli altri.
Possa la testimonianza dei martiri essere la nostra fonte di ispirazione mentre lavoriamo per l'unit� del Corpo di Cristo e per la trasformazione della razza umana in una famiglia umana, Amen.