Comunità di Sant'Egidio

Pasqua 2002
Celebrazione della Cena del Signore


Prima lettura

Salmo responsoriale

Seconda lettura

Lettura del Vangelo

Omelia

Omelia 

"Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi" (Le 22,15), disse Ges� ai suoi discepoli quel gioved� sera mentre, assieme a tutti gli ebrei - come abbiamo ascoltato dal libro dell'Esodo -, facevano memoria della notte precedente il passaggio del Mar Rosso. Queste stesse parole le ripete a noi questa sera. In effetti, il cuore di questa santa celebrazione � come segnato dal desiderio di Ges� di fare la Pasqua con i suoi, quelli di allora e quelli di oggi. � un desiderio che quasi si tocca con mano, tanto � presente. Potremmo dire che � l'ansia di Ges� di farsi nostro contemporaneo, di stare in mezzo a noi, questa sera. E se noi siamo qui, mostriamo in qualche modo il nostro desiderio di stare con lui, di far parte anche noi dei suoi discepoli. E un desiderio che sempre ci deve animare. Ma questa sera ha un valore e un sapore tutto particolare: � l'ultimo giorno della vita terrena di Ges�, la sua ultima sera. Ed happena trentatr� anni. Tra ventiquattro ore lo troveremo avvolto in un lenzuolo, dentro una tomba. Stargli accanto � di grande conforto per lui.

Due gesti sono al centro di questa Pasqua che Ges� celebra con i suoi. Il primo. narrato dal vangelo di Giovanni, � la lavanda dei piedi. Nel quarto vangelo, questa scena sembra prendere il posto dell'istituzione dell'eucaristia, quasi a sottolineare un singolare parallelo. L'evangelista narra che Ges�. a un certo momento della cena, si alz� da tavola, depose le vesti e, preso un asciugamano, si inginocchi� davanti a ogni discepolo lavandogli i piedi, anche a Giuda. L'imbarazzo fu generale, Ma Ges� disse loro: "Sapete ci� che vi ho fatto�? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perch� lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perch� come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13,12-15). Nella liturgia della Chiesa � previsto che questo gesto si ripeta almeno simbolicamente, a significare l�applicazione del vangelo alla lettera. Il comando evangelico � rivolto a tutti i discepoli, anche se nel rito liturgico solo il sacerdote si china a lavare i piedi. � ovvio che non si tratta di un gesto esteriore; quel che il vangelo chiede � un atteggiamento di vita, uno stile di servizio e di umilt� nell'accostarsi ai fratelli. Mentre il mondo ci esorta e ci educa a stare in piedi. il Signore ci offre un esempio opposto. II senso di questo gesto � ben chiarito da Ges�: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi" (Gv 13,34). Ebbene, se ci sono uomini e donne che si abbassano a lavare i piedi gli uni gli altri, se c�� gente che si china su chi ha bisogno d'amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto, la presenza del Signore sar� reale e visibile in questo nostro mondo.

Ma Ges�. quella sera, non si � solo chinato sino ai nostri piedi, si � anche fatto cibo per noi. Il sacramento del pane e del vino manifesta fin dove giunge l'amore del Signore per noi. Egli, racconta l'apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi. "nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e disse: 'Questo � il mio corpo, che � per voi': prese anche il calice dicendo: �Questo calice � la nuova alleanza nel mio sangue" (1 1,23-24). Invenzione pi� grande, per restare assieme ai discepoli di tutti i tempi, era difficile da trovare! L'eucaristia, potremmo dire, � il miracolo dell'amore. Davvero Ges� ha fatto l'impossibile pur di starci vicino. Ma come Ges� � presente nel pane e nel vino? Direi che non � presente in qualsiasi modo. Egli � presente come pane "spezzato" e come calice "versato�, ossia come uno che dona tutto se stesso, che si spezza e versa tutto il suo sangue per noi. Egli � presente come l'amico che ama sino alla fine, senza risparmiare nulla di se stesso: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li am� sino alla fine" (13,1). E come li aveva amati! Se li era scelti, se li era curati, cresciuti, difesi... Nell'orto degli Ulivi - lo accompagneremo tra poco - quando le turbe vanno per catturarlo, egli dice loro: "Se cercate me, lasciate stare loro" ( 18,8). Non voleva che corressero alcun pericolo. Quale amore!

Con l'eucaristia. questo amore non solo si avvicina a noi per starci accanto, entra dentro, diventa carne della nostra carne. Accostiamoci al pane della vita e al calice della salvezza e saremo trasformati! Quell'ostia e quel calice sono il segno visibile di un amore che non ha limiti. Quell'ostia e quel calice, presenza di un corpo spezzato e di un sangue versato, scandalizzano la cura che noi abbiamo di noi stessi. la preoccupazione per il nostro corpo, la tenacia per risparmiarci in ogni modo. L'eucaristia � davvero un sacramento di salvezza: ci salva da una vita ripiegata su noi stessi e ci trasforma in uomini e donne che sanno inginocchiarsi davanti ai deboli e ai poveri rendendo cosi vero e reale l'amore del Signore.