Comunità di Sant'Egidio

Pasqua 2003
Pasqua


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Pasqua 2003

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Omelia

Siamo arrivati alla Pasqua dopo aver seguito Ges� nei suoi ultimi giorni di vita. Abbiamo agitato con gioia i rami di ulivo, domenica scorsa, per accoglierlo mentre entrava in Gerusalemme. Lo abbiamo quindi seguito negli ultimi tre giorni: ci ha accolti al cenacolo, con un desiderio struggente di amicizia, tanto da abbassarsi sino a lavare i piedi e donarsi come pane � spezzato� e sangue � versato�. E poi ci ha voluti accanto a s� nell�orto degli Ulivi, quando la tristezza e l�angoscia gli opprimevano il cuore tanto da farlo sudare sangue. Il bisogno di amicizia fattosi ancor pi� prepotente non fu capito; i tre pi� amici, prima si addormentarono, e poi, assieme a tutti gli altri, lo abbandonarono. Il giorno dopo lo troviamo in croce, solo e nudo; le guardie lo avevano spogliato della tunica; in verit� lui stesso si era gi� spogliato della vita. Davvero ha dato tutto se stesso per la nostra salvezza. Il sabato � stato triste; un giorno vuoto anche per noi. Ges� stava oltre quella pietra pesante. Eppure, anche senza vita, ha come continuato a donarla �scendendo agli inferi �, ossia nel punto pi� basso possibile: ha voluto portare sino al limite estremo la sua solidariet� con gli uomini.

Il vangelo di Pasqua parte proprio da questo estremo limite, dalla notte buia. Scrive l�evangelista Giovanni che �era ancora buio� quando Maria di Magdala si rec� al sepolcro. Era buio fuori, ma soprattutto dentro il cuore di quella donna (come nel cuore di chiunque altro amava quel profeta che �aveva fatto bene ogni cosa�); il buio per la perdita dell�unico che l�aveva capita: non solo le aveva detto cosa aveva nel cuore, soprattutto l�aveva liberata da ci� che l�opprimeva pi� di ogni altra cosa (scrive Marco che era stata liberata da sette demoni). Con il cuore triste Maria si recava al sepolcro. Forse ricordava i giorni precedenti la passione, quando gli asciugava i piedi dopo averglieli bagnati con unguento prezioso, e gli anni, pochi ma intensi, passati con quel profeta. Con Ges� l�amicizia � sempre affascinante; si potrebbe dire che quest�uomo non lo si pu� seguire da lontano, come ha fatto Pietro in questi giorni. Arriva il momento della resa dei conti e quindi della scelta di un rapporto definitivo. L�amicizia di Ges� � di quella specie che porta a considerare gli altri pi� di se stessi: �Nessuno ha un amore pi� grande di questo: dare la vita per i propri amici� (Gv 15,12). Maria di Magdala lo constata di persona quel mattino quand�� ancora buio. Il suo amico � morto perch� ha voluto bene a lei e a tutti i discepoli, Giuda compreso.

Appena giunta al sepolcro ella vede che la pietra posta sull�ingresso, una lastra pesante come ogni morte e ogni distacco, � stata ribaltata. Neppure entra. Corre subito da Pietro e da Giovanni: �Hanno portato via il Signore dal sepolcro! �, grida, trafelata. Neanche da morto, pensa, lo vogliono. E aggiunge con tristezza: �Non sappiamo dove l�abbiano messo�. La tristezza di Maria per la perdita del Signore, anche solo del suo corpo morto, � uno schiaffo alla nostra freddezza e alla nostra dimenticanza di Ges� anche da vivo. Oggi, questa donna � un alto esempio per tutti i credenti. Solo con i suoi sentimenti nel cuore � possibile incontrare il Signore risorto.

� lei e la sua disperazione a muovere Pietro e l�altro discepolo che Ges� amava. Essi �corrono� immediatamente verso il sepolcro vuoto; dopo aver iniziato assieme a seguire il Signore, sebbene da lontano, nella passione (Gv 18,15-16), ora si trovano a �correre entrambi� per non stargli lontano. � una corsa che esprime bene l�ansia di ogni discepolo, di ogni comunit� che cerca il Signore. Anche noi forse dobbiamo riprendere a correre. La nostra andatura � diventata troppo lenta, forse appesantita dall�amore per noi stessi, dalla paura di scivolare e perdere qualcosa di nostro, dal timore di dover abbandonare abitudini ormai sclerotiche. Bisogna riprovare a correre, lasciare quel cenacolo dalle porte chiuse e andare verso il Signore. La Pasqua � anche fretta. Giunse per primo alla tomba il discepolo dell�amore: l�amore fa correre pi� veloci. Ma anche il passo pi� lento di Pietro port� l�apostolo sulla soglia della tomba; e ambedue entrarono. Pietro per primo, e osserv� un ordine perfetto: le bende stavano al loro posto come svuotate del corpo di Ges� e il sudario �piegato in un angolo a parte�. Non c�era stata n� mano-missione n� trafugamento: Ges� si era come liberato da solo. Non fu necessario per lui sciogliere le bende come per Lazzaro. Anche l�altro discepolo entr� e �vide� la stessa scena: �Vide e credette�, nota il vangelo. Si erano trovati davanti ai segni della risurrezione e si lasciarono toccare il cuore.

Fino ad allora infatti - prosegue l�evangelista - �non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti�. Questa � spesso la nostra vita: una vita senza risurrezione e senza Pasqua, rassegnata di fronte ai grandi dolori e ai drammi degli uomini, rinchiusa nella tristezza delle proprie abitudini. La Pasqua � venuta, la pietra pesante � stata rovesciata e il sepolcro si � aperto. Il Signore ha vinto la morte, e vive per sempre. Non possiamo pi� starcene chiusi come se il vangelo della risurrezione non ci sia stato comunicato. Il vangelo � risurrezione, � rinascita a vita nuova. E va gridato sui tetti, va comunicato nei cuori perch� si aprano al Signore. Questa Pasqua perci� non pu� passare invano; non pu� essere un rito che pi� o meno stancamente si ripete uguale ogni anno; essa deve cambiare il cuore e la vita di ogni discepolo, di ogni comunit� cristiana. Si tratta di spalancare le porte al risorto che viene in mezzo a noi, come leggeremo nei giorni prossimi durante le apparizioni ai discepoli. Egli deposita nei cuori il soffio della risurrezione, l�energia della pace, la potenza dello Spirito che rinnova. Scrive l�apostolo: �Voi infatti siete morti e la vostra vita � ormai nascosta con Cristo in Dio� (Col 3,3). La nostra vita � come coinvolta in Ges� risorto e resa partecipe della sua vittoria sulla morte e sul male. Assieme al risorto entrer� nei nostri cuori il mondo intero con le sue attese e i suoi dolori, com�egli manifesta ai discepoli le ferite presenti ancora nel suo corpo, perch� possiamo cooperare con lui alla nascita di un cielo nuovo e una terra nuova, ove non c�� n� lutto n� lacrima, n� morte n� tristezza perch� Dio sar� tutto in tutti.