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10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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11 Settembre 2012 09:30 | Muslim Madresa (Gazi Husrev-begova medresa)

I valori della vita: prospettive islamiche



Siti Musdah Mulia


Rappresentante della “Conferenza Indonesiana delle Religioni per la Pace”

L'Islam come religione presta veramente attenzione ai valori della vita. Anche il Corano ordina espressamente ai credenti di apprezzare fortemente i valori della vita. Ma la grande domanda è come capire l 'Islam?
L'Islam è stato tramandato nel settimo secolo attraverso il Profeta Maometto durante il tempo dell'ignoranza (Epoca Jahiliyah) quando la gente abbracciava i valori del paganesimo, della società patriarcale e feudale. Non ci sorprende dunque che i messaggi morali dell'Islam fossero rivolti soprattutto a sradicare ogni forma di paganesimo, di società patriarcale e feudale.
I musulmani devono credere che il compito profetico di difendere la giustizia e la pace, diffondere amore e compassione ed eliminare anche ogni forma di discriminazione, non finisce con la morte del Profeta, ma deve continuare. Così ogni musulmano dovrebbe trovare soluzioni concrete ai molti problemi contemporanei, davanti agli esseri umani di oggi, in questo tempo di veloci cambiamenti, come la questione dei diritti umani, compresa la questione della vita e della morte.

Tawhid è una fonte di ispirazione per i valori della vita
Io credo che l'essenza dell'Islam è rivelata dai valori umanistici che essa incarna. L'espressione più completa di questi valori è il riconoscimento da parte dell'Islam della fondamentale uguaglianza di tutti gli esseri umani. La sola cosa che differenzia un individuo da un altro è il grado e la qualità dell'umana devozione ed obbedienza a Dio (taqwa). Ed il solo capace di giudicare la taqwa, o la qualità dell'umana devozione è Dio stesso, non l’essere umano.
Il nucleo ed il fondamento dell'Islam è il concetto di tawhid. Il Tawhid è effettivamente la convinzione che c'è un solo Dio da adorare e venerare, e questo è Allah. È per questo che solo Dio dovrà essere adorato, pregato ed anche onorato come l'Uno su cui potremo riporre le nostre speranze ed i nostri bisogni.
Questa convinzione ha dato origine al principio di uguaglianza degli esseri umani. In questo modo, un re non può essere un “dio” per la sua gente, un uomo ricco non può essere un “dio” per un povero e così via. Semplicemente per il fatto che essi non sono dei. Così, l'obbedienza incondizionata verso un re, un capo, un datore di lavoro e così via, che superi quella che è dovuta ad Allah è la negazione del principio di tawid.

L'Islam rispetta i diritti umani universali
Benché il termine diritti umani fosse sconosciuto al tempo in cui l'Islam venne portato alla gente araba nel 7° secolo d.C., l'Islam insegnava già i principi del rispetto dei diritti umani e dell'umanità. Fra le creazioni di dio, gli esseri umani sono i più perfetti (Q.S. al’ Isrà, 17:70) e pertanto gli altri esseri dovrebbero rispettarli come un segno di devozione al Creatore Divino. Gli umani sono esseri con dignità e devono essere rispettati senza pregiudizio di razza, etnia, religione, colore, linguaggio, genere o altre costrizioni primordiali. Una vera visione tawid dirigerà la persona verso una relazione vera con Dio così come con gli esseri umani o hablun minallah e hablun minannas .
Una forma di rispetto verso gli esseri umani è quella di salvaguardare la loro sussistenza, le loro vite non dovrebbero essere prese (Q.S. 27:33;5:32 ), ed anche essi non dovrebbero, per nessuna ragione, patire a causa di sofferenze psichiche e psicologiche (Q.S. 5:45 ). Tutti gli esseri umani devono essere protetti da atti di discriminazione, sfruttamento, e violenza senza alcuna eccezione. La hadith del Profeta come è narrata da Bukhari spiega chiaramente “Poiché la vostra vita, la vostra proprietà, la vostra dignità sono sacre, così come lo è questo giorno (haij wada∕ l'ultimo haj di pellegrinaggio per il Profeta) in questo mese, e questa vostra terra finché incontrerete il vostro Dio alla fine dei giorni (HR. Bukhari )”.
Ma andando oltre questa mera retorica, il Profeta ha già realizzato i principi di uguaglianza e di rispetto verso gli esseri umani tra la gente molto diversa della Medina come è stato stabilito dallo statuto della Medina. Lo statuto sostanzialmente sottolinea cinque fondamenti essenziali per vivere come un popolo ed una nazione, vale a dire il principio di fratellanza,tutti i musulmani di ambienti differenti sono fratelli, il principio di aiutarsi e proteggersi l'un l'altro, la gente di Medina con le sue differenti razze, religioni, e lingue deve aiutarsi e proteggersi vicendevolmente, specialmente di fronte ai nemici, il principio di proteggere i maltrattati, il principio di consolarsi a vicenda, e il principio della libertà religiosa.
Questi principi sono fondati chiaramente sugli insegnamenti dell'Islam, come nel QS. Al- Baqarah (non ci deve essere costrizione nella pratica degli insegnamenti religiosi ); al-Kafirun, 1-6 (riconoscimento del pluralismo religioso ); Yunus, 99 (proibizione di forzare altri ad abbracciare l’Islam); Ali Imran, 64 (Urgenza per la gente del Libro di trovare un accordo e raggiungere un punto di convergenza kalimatun sawa ); e al-Mumtahanah, 8-9 (raccomandazione a fare il bene, ad essere giusti, ed ad aiutare quei non musulmani che non sono ostili e che non li espellono).
Sfortunatamente, gli insegnamenti dell’Islam che affermano i valori dell’umanità, il pluralismo e l’inclusione, non sono stati diffusi profondamente tra le persone, così non ci si può meravigliare se il volto di molte comunità islamiche in varie zone sembra più minaccioso ed ostile. E questa condizione è molto diversa dal ritratto generalmente mostrato dalle prime generazioni, particolarmente durante la vita del Profeta e di Khulafa Rasyidin, che erano molto tolleranti, pieni di amicizia e fondati sul principio di fratellanza.
Allo scopo di garantire che gli insegnamenti dell’Islam accogliessero il benessere dei valori dei diritti umani, Iman al- Ghazali (morto nel 111 d.C. ) cercò di formulare l'obiettivo basilare degli insegnamenti islamici o quello che è conosciuto come maqashid-al-syari’ah. Egli dichiarò che l'obiettivo principale dell’Islam è quello di proteggere i cinque diritti fondamentali dell'essere umano: in primo luogo, preservare i diritti alla vita (hifz al nafs). Per quanto un essere umano può compiere atti buoni senza essere vivo? Il secondo è preservare i diritti di libera espressione (hifz ad-din). Terzo è preservare i diritti di libera religione (hifz ad-din). Quarto, assicurare i diritti di procreare. Quinto, assicurare i diritti di proprietà. Questi cinque diritti basilari sono ciò che più tardi sarà conosciuto come al-kulliyah al-khamsah. Ciò significa che tutti gli insegnamenti islamici che sono in contraddizione con la difesa di questi diritti basilari, questi insegnamenti devono essere rivisti e reinterpretati al fine di rispondere alla richiesta del raggiungimento del benessere per gli esseri umani. Sulla base della formulazione di questi cinque principi basilari, è evidente come gli insegnamenti islamici rivelati nel settimo secolo sono molto compatibili con i valori basilari dei diritti umani, compreso il valore della vita come emerge oggi nella Dichiarazione Universale dei diritti umani.

Il valore della vita è la base del diritto umano
Come creature dotate di dignità, gli esseri umani hanno un certo numero di diritti basilari che devono essere protetti, come il diritto alla vita, il diritto ad esprimere un’opinione liberamente, il diritto alla libertà religiosa. La Dichiarazione Universale dei diritti umani incoraggia tutti gli esseri umani a promuovere, proteggere e realizzare questi diritti fondamentali.
L’eliminazione di tutti i generi di pena di morte è la prova della realizzazione della tutela dei diritti umani, in modo particolare il diritto alla vita. È per questo che l’abolizione della pena di morte è chiaramente dichiarata in molti documenti di diritti umani, tra gli altri nella Dichiarazione Universale dei diritti umani (1948), l’accordo per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali (1950) e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (2002).
Nell’ultimo strumento menzionato dei diritti umani, è stabilito: Articolo 2 (1) Ognuno ha diritto alla vita: (2) Nessuno dovrà essere condannato alla pena di morte, o giustiziato. Articolo 19 :(1) Sono proibite le espulsioni collettive; (2) Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno stato dove ci sia il serio rischio che egli o ella possano essere sottoposti alla pena di morte, tortura o altro inumano o degradante trattamento o punizione.

I principi fondamentali della pena nell’Islam
L’insegnamento islamico non è compatibile con la pena di morte. Poiché ci sono almeno quattro principi fondamentali di punizione nell’Islam.
Primo, la punizione nella sua natura dovrebbe essere universale, al fine di poter impedire la perpetrazione del crimine, essa può far ravvedere i criminali e insegnare loro una lezione, ed agire come un deterrente per gli altri al fine di non commettere crimini. In questo senso, gli studiosi di legge criminale islamica concordano che la punizione è una misura deterrente prima che il crimine sia commesso, come un passo preventivo, per colui che lo ha perpetrato come anche per le altre persone, quando l’atto criminale è stato commesso.
Secondo, l’attuazione di queste misure punitive dovrebbe essere conforme alla necessità delle persone e beneficarle. Se, per amore del benessere delle persone, sono necessarie pene più severe, allora la punizione dovrebbe essere più severa; d’altro lato se punizioni più clementi offrono beneficio alla società, allora la punizione dovrebbe essere più leggera. Se, per il bene della società e allo scopo di mantenere la stabilità, un criminale deve essere condannato o messo in carcere, allora tale criminale dovrebbe essere condannato o imprigionato a vita, così a lungo fintanto che egli non si ravveda o provi a migliorarsi. È per questo che ogni tipo di punizione dovrebbe sempre tenere in considerazione il giovamento delle persone, e in questo caso il senso di giustizia.
Terzo, tutte le forme di punizione che possono assicurare e conseguire vantaggi personali e pace per la società sono punizioni che devono essere fissate e di conseguenza eseguite.
Quarto, le punizioni nell’Islam non sono forme di ritorsione, quanto piuttosto misure correttive verso un criminale. Le punizioni stabilite dall’Islam in tutte le sue varie forme sono proporzionali al crimine commesso. Riguardo a questo, ibn Taimiyah (un importante studioso islamico) ha detto: Le punizioni sono stabilite come benevolenza di Dio verso tutti i suoi adoratori, derivate dalla Grazia di Dio per i suoi devoti e dalla sua volontà di compiere il meglio per loro.

La necessità di abolire la Pena di morte
Alcuni esperti affermano che la pena di morte derivi da sacrifici rituali religiosi sacri, dove gli esseri umani venivano sacrificati per placare gli dei. Altri dicono che l’origine della pena di morte sia radicata nel desiderio di vendetta e di vendette tramandato alle dinastie attraverso le diverse generazioni. I tipi di vecchie ed atroci punizioni non sono più di attualità per gente che sta diventando sempre più civilizzata ed ha appreso il rispetto dei diritti umani.
Ci sono almeno otto ragioni per le quali la pena di morte dovrebbe essere abolita.
Primo, la pena di morte è in contraddizione con l’essenza di tutto gli insegnamenti religiosi e le fedi che venerano l’importanza di preservare la vita come la più grande benedizione di Dio il creatore. Nell’Islam ad esempio, tutti gli insegnamenti affermano la dignità degli esseri umani come le creature di Dio più perfette e migliori. La pena di morte è un affronto alla grandezza e alla potenza di Dio. Nessuno ha il diritto di porre fine alla vita di un’altra persona, solo Dio il creatore ha questo diritto. Lui ha dato la vita ed egli dovrebbe essere il solo a toglierla. Non altri esseri umani o creature. Sempre, gli insegnamenti islamici dovrebbero essere sensibili ai valori umanitari. La religione dovrebbe essere totalmente pro-umanità.
     Secondo, la pena di morte è in contraddizione con i valori della democrazia. Un approfondito studio sul retroterra e sull’uso della pena di morte nel mondo mostra che al presente, la pena di morte è in vigore nelle democrazie meno democratiche. Conseguentemente noi abbiamo bisogno di comprendere perché le nazioni più democratiche hanno abolito la pena di morte.
Terzo, la pena di morte è in contraddizione con i principi dei diritti umani. L’attuazione della pena di morte riflette sempre una negazione del diritto ad amare dell’essere umano, un diritto non derogabile dell’essere umano nella vita. La pena di morte umilia la dignità dell’essere umano.
Quarto, la pena di morte è semplicemente una forma di aggressione. La storia ci ha mostrato a lungo che la pena di morte è stata usata come uno strumento di aggressione contro gruppi critici, favorevoli alla democrazia, bollati come ribelli, tutto a vantaggio del mantenimento del potere. Un concreto esempio di questo è la pena di morte inflitta ai ribelli in Ungheria, Taiwan, Somalia e Siria.
     Quinto, la pena di morte è la sola forma di vendetta politica. Guardate cosa accadde a Zulfikar Ali Bhutto in Pakistan (giustiziato il 4 aprile 1979 con l’accusa di aver ucciso un rivale politico). Era chiaramente una scusa politica. Non una misura per stabilire giustizia e prosperità.
Sesto, la pena di morte è troppo spesso inflitta a persone della cui colpevolezza non vi è certezza. L’applicazione della pena di morte è spesso espletata in modo frettoloso, senza prove sufficienti.
Settimo, la pena di morte è spesso usata come il sistema più efficace per occultare piste durante una causa legale o per cancellare le prove in un caso di spionaggio.
Ottavo la pena di morte non diminuisce il numero dei criminali o li dissuade. Un approfondito studio in un certo numero di città dove ancora vige la pena di morte mostra che il tasso di criminalità in questi paesi cresce significativamente ogni anno.
I dati più recenti mostrano sintomi di speranza. Ci sono sempre più paesi che hanno abolito la pena di morte. Alcuni lo fanno gradualmente, mentre altri lo fanno immediatamente. Un rapporto del 2000 nota che 74 nazioni hanno abolito la pena di morte per ogni sorta di crimine, 11 nazioni l’hanno abolita per atti meramente criminali, 38 nazioni la aboliscono nella pratica e i restanti 72 paesi ancora mantengono la pena di morte.

La soluzione: sviluppare una società rispettosa
 Allora, cosa dovrebbe essere fatto? Vorrei proporre le seguenti soluzioni:
1.    Migliorare la qualità del sistema educativo della gente, specialmente di coloro che sono emarginati ed oppressi.
2.    Migliorare il welfare delle persone consentendo l’accesso al maggior numero di opportunità lavorative e creando politiche economiche che siano a pro- poveri.
3.    Migliorare la qualità della salute della gente fornendo strutture ed infrastrutture sanitarie che aiutino i poveri e le comunità isolate.
4.    Migliorare la qualità del sistema giudiziario attraverso la revisione di leggi discriminatorie, col reclutamento di ufficiali giudiziari che siano qualificati e professionali, promuovendo anche riforme giudiziarie burocratiche ed amministrative per affermare la giustizia e la pace.
5.    Accrescere un senso di giustizia per la gente attraverso la diffusione e l’interiorizzazione dei valori del decoro e degli insegnamenti religiosi che siano sensibili ai valori umanitari. Non valori religiosi che disseminino germi di odio gli uni verso gli altri.

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