| 11 Octubre 2009 |
RIFLESSIONI |
Un ponte tra Napoli e la Cina |
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Due giorni di intensi lavori hanno fatto di Napoli un'autentica capitale del Mediterraneo, grazie al convegno «Un ponte tra Oriente e Occidente, Napoli e la Cina», organizzato dalla Chiesa di Napoli in collaborazione con la università L’Orientale e la Comunità di Sant’Egidio, il cui fondatore Andrea Riccardi ci ha introdotti in una nuova visione del mondo nella globalizzazione, ripensando certezze consolidate e ricordandoci che non esiste un solo Occidente, come non esiste un solo Oriente. Una interessante prospettiva, quella della multipolarità culturale. Una prospettiva che apre la strada ad una convivenza tra diversi che costituisca non motivo di scontro ma arricchimento reciproco, attraverso la costruzione di ponti dove esistono muri, anzitutto culturali, come ha sottolineato Lida Viganoni, rettore dell’Orientale. Spesso viviamo il rapporto tra Oriente e Occidente in una dimensione quotidiana e, senza accorgercene, Cina finisce col significare anzitutto oggetti «made in China», immigrati cinesi, container della Cosco lungo il porto, vestiti venduti a poco prezzo, concorrenza di tante piccole imprese produttive e commerciali. La globalizzazione, fenomeno storico di immense proporzioni, si presenta in primo luogo attraverso i suoi effetti minuti e con un volto parziale e frammentato che disorienta. In questo modo, anche la presenza della Cina nella nostra vita rischia di diventare anzitutto presenza di tanti piccoli problemi quotidiani, che stentiamo a collocare in una prospettiva più ampia, mentre, inserendoli in un diverso orizzonte culturale, morale e storico, potremmo trasformare i problemi in occasioni per incontrare il prossimo, per costruire una convivenza più pacifica e solidale, come quella indicata da Benedetto XVI nella enciclica «Caritas in veritate», per vivere meglio. In questi giorni, il convegno, assumendo una dimensione nazionale ed anche internazionale grazie al messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla presenza dell’Ambasciatore della Cina in Italia e alla partecipazione del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, ha posto le fondamenta di un ponte di alto spessore culturale, economico e religioso per il qualificato livello delle relazioni proposte da illustri professori universitari provenienti dalla Cina e dall'Italia. Abbiamo cercato di ricomporre questo nuovo orizzonte, raccogliendo tanti elementi sparsi presenti nella nostra città. A Napoli ci parla della Cina non solo il quartiere dei cinesi, ma soprattutto l’Orientale, un tempo Collegio dei Cinesi voluto da Matteo Ripa, il missionario campano che nel XVIII secolo portò in Europa una conoscenza straordinaria del mondo cinese, in tempi in cui le comunicazioni erano difficili e le informazioni assai scarse, lasciandoci una lezione di grande importanza. A volte dimostriamo di non capire i mondi degli altri perché non sappiamo o non vogliamo stabilire rapporti personali. Per capire la Cina, oggi, bisogna soprattutto conoscere, incontrare, frequentare i cinesi perché l’altro, lo straniero, il diverso ci fa paura in quanto lo conosciamo poco. Bisogna insomma seguire l’esempio di Matteo Ripa, il quale, libero da ogni pregiudizio, seguì una strada diversa: in obbedienza alla Chiesa e per amore del Vangelo cercò il dialogo con chi non conosceva né la Chiesa né il Vangelo. Egli aprì così una via tra Occidente e Oriente: nelle sue speranze, il Collegio dei Cinesi avrebbe dovuto continuare, anche dopo la sua morte, a mantenere vivo nella nostra città il rapporto con la Cina. Ripartire da Matteo Ripa non significa, dunque, solo fare memoria storica della Chiesa missionaria, ma interrogarci anche su noi stessi e sulla nostra città. È importante che Napoli riscopra oggi la sua profonda vocazione internazionale. Le città sono vive, diceva Giorgio La Pira, ma occorre qualcuno che dia loro voce, che ne esprima l'anima più profonda e le energie migliori: anche oggi occorrono voci capaci di provare che le religioni possono essere veicolo di cultura, possono favorire gli scambi e i contatti, possono sostenere reti di amicizia e di solidarietà. Per sua natura la religione, e in particolare il cristianesimo, è un ponte tra popoli diversi, perciò è utile, attraverso la conoscenza reciproca e il dialogo, aiutare il grande popolo cinese ad apprezzare il contributo della religione allo sviluppo sociale, in particolare per i più poveri e gli emarginati. Veniamo da storie e culture diverse e non ci possiamo stupire se ci comportiamo in modi diversi. Cinesi e italiani, cinesi e napoletani: non basta guardarsi a distanza e con sospetto, conoscersi è la premessa per capirsi e capirsi è la premessa per cooperare. Pur senza affrontare tutte le problematiche relative ai rapporti tra Oriente e Occidente, il convegno è stato una prima tappa all’interno del cammino iniziato con il grande incontro del 2007 organizzato a Napoli con la Comunità di Sant’Egidio, sulla strada del dialogo con tutte le culture e con tutte le religioni del mondo. In due giorni di intensi lavori abbiamo portato a Napoli la voce della Cina. Ora vorrei anche portare in Cina la voce di Napoli e, per questo, auspico che il dialogo possa continuare presto in terra cinese.
Crescenzio Card. Sepe - Arcivescovo Metropolita di Napoli
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