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17 De Novembre 2008 09:30 | Hilton Cyprus - Akamas Hall

Jean-Arnold de Clermont



Jean-Arnold de Clermont


Reformed Church of France

In questo titolo, si può ritrovare l’idea di Jacques Attali, espressa nel suo libro « Breve storia del futuro », che un paese, un continente possono diventare dei poli economici per il mondo intero, poli attorno ai quali si organizza l’insieme delle relazioni commerciali di una certa levatura; Roma, Venezia, Rotterdam, la Gran Bretagna, gli USA, domani la Cina...
Reprendiamo un momento quest’idea per organizzare il nostro discorso e riflettere insieme sul ruolo che l’Europa può svolgere.

Gli ultimi avvenimenti che ci hanno toccato da sei mesi a questa parte, che si tratti del conflitto russo-georgiano per l’Ossezia del Sud o della crisi mondiale delle banche, potrebbero dar ragione all’affermazione che l’ora dell’Europa sia arrivata. E non vogliate cercare in questa ipotesi alcun intento di fare promozione del presidente in carica dell’Unione Europea. Ma la semplice constatazione che quel che molti si aspettano dai politici negli ultimi anni, come espresso nel Trattato di Lisbona, se un giorno questo verrà ratificato da tutti i 27, cioè che ci sia una vera politica comune dell’Europa, allora questo momento potrebbe essere arrivato. L’Europa ha parlato con saggezza e autorità alla Russia e alla Georgia, oltre che agli USA ; l’Europa ha preso l’iniziativa di una conferenza internazionale per rimettere in moto  il sistema finanziario mondiale e gli USA e l’Asia sembrano adeguarsi… Personalmente sono contento di questo, ma siccome una rondine non fa primavera, questi successi diplomatici non fanno ancora « l’ora dell’Europa ». Vorrei esprimerne in questa sede l’ambizione e le condizioni.

Il progetto europeo, nei suoi fondamenti, è un progetto di riconciliazione – inizialmente tra la Germania e la Francia -  e di pace, al servizio del quale sono stati messi in atto progressivamente strumenti economici e politici. Questo progetto deve restare la principale ambizione dell’Europa, facendola condividere al resto del mondo, da un paese all’altro. Perché quanto accade nel Caucaso interessa tutta l’Europa, perché la pace del continente europeo dipende largamente dalle nostre relazioni con la Russia, perché la pace del mondo dipende in buona parte dalla pace in Medio Oriente… per questo l’Europa deve avere come ambizione lo sviluppo di relazioni di riconciliazione e di pace con tutta l’Europa dell’est, con tutti i paesi con cui ha a che fare, con l’insieme del bacino mediterraneo e particolarmente con il Medio Oriente? Questa ambizione è contenuta nel suo progetto fondativo, insieme a quella della giustizia sociale ed economica. 

Lo sviluppo economico, i progressi nella lotta contro la povertà, da 50 anni a questa parte, malgrado tutte le diseguaglianze che restano, sono il cuore dell’ambizione europea. L’Europa deve rispondere a questa ambizione parallelamente alla sua ambizione di essere una zona di riconciliazione e di pace. Ma chi dice “sviluppo economico” dice “solidarietà economica” e se c’è un continente con il quale l’Europa deve essere in solidarietà economica è proprio il continente africano. Prima di tutto perché legami storici molto antichi uniscono l’Europa e l’Africa. Nel bene e nel male. L’Europa non può ignorare il suo debito nei confronti di numerosi paesi africani a causa della tratta di cui è stata uno dei principali protagonisti. Questo debito si è accresciuto per lo sfruttamento delle materie prime che tanto ha contribuito alla sua ricchezza (cacao, legno, arachidi, ricchezze minerarie…) Ma ancor più sono le relazioni di scambi tra persone che danno oggi una responsabilità decisiva all’Europa ed esigono da questa una politica coerente e generosa della gestione delle migrazioni. 

Infine l’Europa è un continente multiculturale, e includo nel multi-culturale il multi-religioso. E’ un’opportunità senza pari in un mondo tentato dal confronto di « blocchi » e lo scontro tra le religioni.

Anche per rispondere all’interrogativo della nostra tavola rotonda, vorrei dire che l’Europa ha tutte le capacità perché la sua « ora sia arrivata ». Ma non ha ancora mostrato la sua volontà di partecipare pienamente all’appuntamento con la storia. Ci ha dato segni della sua capacità di agire in maniera coerente. Ma resta sulla difensiva verso le migrazioni invece di farne uno strumento di sviluppo congiunto ; fatica a trovare una propria coerenza politica soprattutto in materia di politica estera; ogni paese vuole svolgere il proprio ruolo; davanti al conflitto arabo-israeliano resta al seguito degli Stati Uniti senza far sentire la propria voce…
Ma chi è l’Europa? Voi ed io, e certo molti altri. Le elezioni europee si terranno nel 2009. In questo contesto sarà necessario farci sentire perché l’Europa sia all’altezza delle sue ambizioni e delle sue capacità. Soltanto allora si potrà parlare della sua “ora”. 



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