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Unterstützung der Gemeinschaft

  
12 November 2016 | ROM, ITALIEN

Jubiläum der Ausgegrenzten: Papst Franziskus bittet die Armen im Namen aller Christen um Vergebung

Auch Sant'Egidio war mit den obdachlosen Freunden bei der Audienz in der Aula Paul VI. Die Rede des Papstes

 
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"Ich bitte euch um Vergebung, wenn wir Christen bei einer Begegnung mit einem Armen weggeschaut haben", sagte Papst Franziskus den mehrere Tausend Armen, die zum Jubiläum der Ausgegrenzten in der Aula Paul VI. versammelt waren. Im Namen der Kirche und aller Christen hat er Papst die Vergebung durch die Armen erbeten. Sie "ist Weihwasser, Reinigung und hilft uns, wieder daran zu glauben, dass die Armut als wichtige Botschaft das Zentrum des Evangeliums bildet und dass wir alle eine arme Kirche für die Armen aufbauen müssen".
 
Große Betroffenheit war bei den Anwesenden zu spüren, wie bei Antonino, einem Freund der Gemeinschaft Sant'Egidio, der in einem Wohnwagen in Rom lebt: "Ich danke Papst Franziskus, denn er liebt uns und lehrt alle, dass derjenigen den Bedürftigen helfen muss, dem es besser geht."

"Die Worte von Papst Franziskus öffnen die Herzen der Bedürftigen", merkt Lucia Lucchini an, die sich seit vielen Jahren für Obdachlose engagiert und um die Mensa der Gemeinschaft Sant'Egidio in Via Dandolo in Rom kümmert. Sie fügt hinzu: "Sie öffnen auch die Herzen derer, die alles haben und entdecken müssen, dass das wahre Glück im Zusammenleben zu finden ist."

Die gesamte Rede des Papstes (IT)

 

Discorso di Papa Francesco
ai partecipanti al Giubileo delle persone socialmente escluse
Città del Vaticano 11 novembre 2016
 
Grazie a Christian e a Robert. E grazie a tutti voi. Per essere venuti qui, per incontrarci, per incontrarmi, per pregare per me. E, come ha detto il Cardinale [Barbarin], le vostre mani sopra la mia testa mi danno forza per proseguire la mia missione, nella preghiera dell’imposizione delle mani. Grazie tante.

Ho preso nota di alcune parole delle due testimonianze; e poi anche dei gesti, dopo averle date.

Una cosa che ha detto Robert è che come esseri umani noi non ci differenziamo dai grandi del mondo. Abbiamo le nostre passioni e i nostri sogni, che cerchiamo di portare avanti a piccoli passi. La passione e il sogno: due parole che possono aiutare. La passione che, a volte, ci fa soffrire, ci tende delle trappole, interne ed esterne; la passione della malattia… Le mille passioni. Ma anche l’appassionarsi nell’andare avanti, la buona passione, e questa buona passione ci porta a sognare.

Per me, un uomo o una donna sono molto poveri, ma di una povertà diversa dalla vostra, quando quest’uomo o questa donna perdono la capacità di sognare, perdono la capacità di portare avanti una passione. Non smettete di sognare! Il sogno di un povero, di uno che non ha un tetto, come sarà? Non so, però sognate. E sognate che un giorno sareste potuti venire a Roma, e il sogno si è realizzato. Sognate che il mondo si può cambiare, e questa è una semina che nasce dal vostro cuore.

Uno di quelli che hanno parlato all’inizio – Etienne Billemaine – ricordava una mia parola, che io uso molto: che la povertà sta al cuore del Vangelo. Solo chi sente che gli manca qualcosa, guarda in alto e sogna; chi ha tutto non può sognare! La gente, i semplici, seguivano Gesù perché sognavano che Lui li avrebbe curati, li avrebbe liberati, avrebbe fatto loro del bene, e lo seguivano e Lui li liberava.

Uomini e donne con passioni e sogni. E questa è la prima cosa che volevo dirvi. Insegnate a tutti noi, che abbiamo un tetto, perché non ci manca il cibo o le medicine, insegnateci a non essere soddisfatti. Con i vostri sogni insegnateci a sognare a partire dal Vangelo, dove siete voi, dal cuore del Vangelo.

Una seconda parola, che non è stata detta, ma che stava nell’atteggiamento di coloro che hanno parlato e nel vostro, e che è venuta nel mio cuore, quando Robert ha detto nella sua lingua: [in francese] «E la vita diventa così bella!». Che significa? Che la vita diventa bella per noi, riusciamo a trovarla bella anche nelle peggiori situazioni in cui voi vivete. Questo significa dignità: questa è la parola che mi è venuta. La capacità di trovare bellezza perfino nelle cose più tristi e più dolorose, può averla solamente un uomo o una donna che ha dignità. Poveri sì, miserabili no! Questa è dignità. La stessa dignità che ebbe Gesù, che è nato povero, che ha vissuto povero; la stessa dignità che ha la Parola del Vangelo; la stessa dignità che ha un uomo o una donna che vive del suo lavoro. Poveri sì, dominati no! Sfruttati no!

Io so che molte volte voi avrete incontrato persone che volevano sfruttare la vostra povertà, che volevano usarla; ma so anche che questo sentimento di vedere che la vita è bella, questo sentimento, questa dignità vi ha salvati dall’essere schiavi. Poveri sì, schiavi no! La povertà è al cuore del Vangelo, per essere vissuta. La schiavitù non è lì nel Vangelo per essere vissuta, ma per essere liberata!

Io so che per ognuno di voi – lo diceva Robert – la vita, a volte, molte volte, si fa molto difficile. Lui ha detto nella sua lingua: [in francese] «La vita è stata molto più difficile che per me, per molti altri».. Per molti altri vediamo che la vita è stata più difficile che per me stesso; troviamo sempre qualcuno più povero di noi. E anche questo dà la dignità: saper essere solidali, saper aiutarsi, saper dare la mano a chi sta soffrendo più di me. La capacità di essere solidali è uno dei frutti che ci dà la povertà. Quando c’è molta ricchezza, ci si dimentica di essere solidali, perché si è abituati al fatto che non manca niente! Quando la povertà ti porta a volte a soffrire, ti rende solidale e ti fa stendere la mano a chi sta vivendo una situazione più difficile della tua. Grazie per questo esempio che voi date. Insegnate la solidarietà al mondo!

Mi ha colpito l’insistenza della testimonianza di Christian sulla parola “pace”. Una frase che cui parla della sua pace interiore: [in francese]“Ho trovato la pace di Cristo che ho cercato”. Questa è la prima volta che la nomina. E poi parla della pace e della gioia che ha provato quando ha iniziato a far parte della corale di Nantes. E, alla fine, ha rivolto un appello a me. Mi ha detto: [in francese] «Lei che conosce il problema della pace nel mondo, Le domando di continuare la sua azione in favore della pace». La povertà più grande è la guerra. E’ la povertà che distrugge. E ascoltare questo dalle labbra di un uomo che ha sofferto povertà materiale, povertà di salute, è un appello a lavorare per la pace. La pace che per noi cristiani è iniziata in una stalla di una famiglia emarginata; la pace che Dio vuole per ciascuno dei suoi figli. E voi, partendo dalla vostra povertà, dalla vostra situazione, siete, potete essere costruttori di pace. Le guerre si fanno tra ricchi, per avere di più, per possedere più territorio, più potere, più denaro... E’ molto triste quando si arriva a farsi la guerra tra poveri, perché è una cosa rara: i poveri sono, per la loro stessa povertà, più inclini ad essere artigiani della pace. Fate pace! Create pace! Date esempio di pace! Abbiamo bisogno di pace nel mondo. Abbiamo bisogno di pace nella Chiesa; tutte le Chiese hanno bisogno di pace; tutte le religioni hanno bisogno di crescere nella pace, perché tutte le religioni sono messaggere di pace, ma devono però crescere nella pace. Aiutate, ciascuno di voi nella propria religione. Quella pace che viene dalla sofferenza, dal cuore, cercando quell’armonia che ti dà la dignità.

Vi ringrazio di essere venuti a visitarmi. Ringrazio per le testimonianze. E vi chiedo scusa se vi posso aver qualche volta offeso con le mie parole o per non aver detto le cose che avrei dovuto dire. Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovando la povertà al centro. Vi chiedo pedone per tutte le volte che noi cristiani davanti a una persona povera o a una situazione di povertà guardiamo dall’altra parte. Scusate. Il vostro perdono per uomini e donne di Chiesa che non  vogliono guardarvi o non hanno voluto guardarvi, è acqua benedetta per noi; è  pulizia per noi; è aiutarci a tornare a credere che al cuore del Vangelo c’è la povertà come grande messaggio, e che noi – i cattolici, i cristiani, tutti – dobbiamo formare una Chiesa povera per i poveri; e che ogni uomo e donna di qualsiasi religione deve vedere in ogni povero il messaggio di Dio che si avvicina e si fa povero per accompagnarci nella vita.

Che Dio benedica ciascuno di voi. Voglio fare una preghiera per voi, adesso. Voi rimanete seduti, come siete, e io farò la preghiera.

Dio, Padre di tutti noi, di ciascuno dei tuoi figli, ti chiedo di darci al forza, di darci la gioia, di insegnarci che ci insegni a sognare per guardare avanti, che ci insegni ad essere solidali perché siamo fratelli, e che ci aiuti a difendere la nostra dignità.

Tu sei il Padre di ciascuno di noi. Benedici noi, o Padre. Amen.
 
(Discorso del Papa tratto da www.vatican.va)

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