A qualche mese dal viaggio di Papa Francesco a Bangui, previsto per il mese di novembre 2015, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato questa mattina una tavola rotonda sulla crisi nella Repubblica Centrafricana. La conferenza si è tenuta al Parlamento Europeo a Bruxelles, in collaborazione con il parlamentare Louis Michel (Grupo Alde), inviato speciale della Francofonia presso la Repubblica Centrafricana (CAR).
La conferenza aveva come obiettivo di dare la parola ad interlocutori venuti dal paese, a qualche mese dalle elezioni presidenziali, che attualmente rischiano di slittare oltre il previsto mese di ottobre. La Presidente di transizione del Centrafrica, la Signora Catherine Samba-Panza, ha voluto inviare, attraverso l’ambasciatore centrafricano a Bruxelles, un messaggio di ringraziamento alla Comunità di Sant’Egidio per i suoi continui sforzi per la pace e la riconciliazione nel suo paese.
Secondo Luis Michel, il Centrafrica rischia di divenire un paese orfano della comunità internazionale. Con l’eccezione della Francia, non vede molto interesse della comunità internazionale per questo paese, malgrado sia centrale per la stabilità geopolitica dell’Africa. Ha comunque sottolineato che l’Unione Europea ha già speso più di 530 milioni di euro per la Repubblica Centrafricana. Michel ha detto di sostenere fortemente la tenuta delle elezioni entro la fine dell’anno –anche se non “perfette”- in modo da avere un governo in carica democraticamente legittimato. Ha anche denunciato ciò che ha definito la “scarsa qualità della classe politica centrafricana.”
Prosper N’DOUBA, redattore capo di “Centrafrique-presse”, ha risposto dicendo che il problema della “qualità” è anche dovuto alla povertà endemica del paese e della sua storia, e che saranno necessari più momenti di formazione e di esercizio del potere politico. Ha evocato il ruolo centrale della Comunità di Sant’Egidio, che ha riunito più volte, nella sua sede di Roma, alcuni dei protagonisti della crisi centrafricana. Ha anche sottolineato l’importanza del “Patto Repubblicano” firmato a Sant’Egidio, a Roma.
Christophe Bremaidou, ex Ministro dell’Economia e Finanze, ha da parte sua evocato l’importanza del sostegno della comunità internazionale, particolarmente in vista dell’organizzazione di un processo elettorale trasparente e democratico. Secondo lui, la sicurezza sta tornando a Bangui, ma molti bambini e giovani restano armati.
Youssoufa Silla, economista, esperto del PNUD a Bangui, ha spiegato che la situazione economica del paese è leggermente migliorata (è previsto che il 2015 segni una ripresa economica). Per lui la ricostruzione dell’esercito centrafricano e del sistema giudiziario sarà decisiva.
Ibrahim Hassan Frede, portavoce della comunità musulmana del Centrafrica, ha spiegato come i musulmani della Repubblica Centrafricana siano doppiamente vittime della situazione, sia a causa della violenza delle milizie antiBalaka, ma anche di quella delle milizie musulmane Seleka, con le quali la comunità musulmana non ha niente a che fare. Ha evocato la condizione difficile nella quale si trovano molti rifugiati, specialmente in Ciad, ma anche la situazione difficile che persiste nei quartieri popolari della capitale, Bangui, “dove l’insicurezza regna a causa della droga e delle armi che circolano”. Ha lamentato che i fedeli musulmani non abbiano attualmente più il permesso di accedere ai cimiteri, ciò che li costringe a seppellire i loro morti in condizioni indegne.
Nelle sue conclusioni, Mauro Garofalo, responsabile delle Relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, ha sottolineato come il desiderio di pace possa vincere la sete di vendetta, come è già avvenuto in Mozambico, in Costa d’Avorio e in molti altri paesi africani.
Secondo lui, l’avvenire della Repubblica Centrafricana non si trova nella ricerca di una uniformità artificiale “perchè questo paese non è mai stato omogeneo nè politicamente nè etnicamente, nè religiosamente, ma solo linguisticamente. “Ha chiuso i lavori riaffermando l’impegno di Sant’Egidio per la pace e la riconciliazione a fianco del popolo centrafricano e dicendo che “il futuro della Repubblica centrafricana è nel convivere, ognuno deve imparare a superare le differenze che lo separano dagli altri, non c’è altra alternativa.”
Tutti i partecipanti hanno sottolineato l’importanza storica della visita di Papa Francesco che, ha notato Mauro Garofalo, “nei suoi viaggi sceglie di visitare prioritariamente le periferie del mondo.”
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