Nelle ultime settimane le condizioni di vita nelle zone del Niger colpite dalla siccità e dalla carestia si sono ulteriormente aggravate. Si stima che in questo Paese della fascia sahelica, che conta 12 milioni di abitanti, siano circa 2 milioni e mezzo le persone colpite dalla crisi alimentare. In migliaia, ogni giorno, a partire dai più deboli, i bambini e gli anziani, rischiano di morire di fame. In particolare nella regione di Maradi la situazione è drammatica. E, nonostante negli ultimi giorni abbia ripreso a piovere, si calcola che l'emergenza alimentare non finirà prima un anno.
La Comunità di Sant'Egidio ha deciso di intervenire: gli aiuti sono destinati a interventi di prima necessità che verranno distribuiti nei prossimi giorni nella diocesi di Maradi.
Una parte dell'offerta sarà utilizzata per acquistare generi alimentari adatti per fronteggiare l'emergenza (miglio, latte, olio di arachide, riso e altri alimenti di prima necessità). Gli aiuti raggiungeranno le zone più colpite, quelle a ridosso del deserto.
Ed è proprio il particolare ambiente sociale di questa zona dell'Africa, il Sahel, ad avere suggerito un secondo intervento. La zona, infatti, è abitata anche da un buon numero di famiglie nomadi, in gran parte tuareg, dedite all'allevamento del bestiame.
La carestia ha colpito gravemente anche gli animali, e molte famiglie hanno perso fino all'80 per cento di mucche, pecore e capre, vale a dire la fonte della loro vita e della loro dignità, che deriva direttamente dal possesso del bestiame. La sua perdita non è solo un problema economico, ma sociale.
Per questo la Comunità riserverà una seconda parte degli aiuti per acquistare bestiame e donarlo alle famiglie più in difficoltà. Il progetto verrà realizzato con la diocesi di Maradi, che proprio in questi giorni sta realizzando un censimento in tutta la zona, nonostante la grossa estensione di questa area pressoché desertica e la difficoltà a raggiungere tutti i nomadi colpiti dalla carestia.
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