Bobo Dioulasso è una città importante del Burkina Faso, situata a Sud Ovest del Paese. E' la prima stazione ferroviaria per chi arriva dal porto di Abidjan, in Costa d'Avorio, ed è diretto a Ouagadougou, la capitale del paese. Oggi, con la crisi politica della Costa d'Avorio, e con il ritorno in Burkina dei profughi a causa della guerra, Bobo Dioulasso vive una forte crisi economica, e l'attività del suo mercato, un tempo fiorente, è molto ridotta.
Per la sua posizione geografica, al confine tra la zona della foresta e quella del Sahel, la città è sempre stata un punto di riferimento per le centinaia di villaggi circostanti. E qui, sin dagli anni sessanta, nel Settore VII della città, zona della Tripanò, Raoul Follerau aveva aperto un centro sanitario per la cura dei lebbrosi. L'attività, purtroppo, si è interrotta nel 2001, e chi stava in terapia si è visto mancare all'improvviso il sostegno per la propria vita. Allo stesso tempo, era impossibile tornare al proprio villaggio dato che la lebbra aveva azzerato la propria capacità lavorativa e la propria autosufficienza. Così, una quarantina di ex lebbrosi si è stabilita nelle adiacenze del centro, e ha tirato su un piccolo quartiere fatto di casette di argilla seccata al sole, Tripano.
Per sopravvivere, hanno fatto arrivare dai propri villaggi chi i figli, chi i nipoti. Questi bambini e questi giovani adolescenti si sono caricati sulle loro piccole spalle la fatica di far vivere i loro parenti malati: li portano alla moschea a chiedere l'elemosina, gli somministrano i farmaci, fanno i muratori per costruire nuovi ambienti nelle case, cucinano.Ma per loro niente scuola.
Da più di tre anni, la Comunità di Sant'Egidio di Bobo Dioulasso ha cominciato a prendersi cura di Tripano.
Sono iniziate le visite nelle case di ogni malato, anche quelli considerati strani o ormai troppo vecchi. Molti di loro infatti non ricevevano visite da tanto tempo, circondati dall'ingiusta fama di essere stregoni.
Invece la Comunità ha continuato in questi anni a visitare tutti, ha aiutato a ricostruire molte delle povere case, cominciando dai tetti, spesso ormai crollati e, soprattutto, ai lebbrosi è stato dato un aiuto costante per l'acquisto delle medicine. Ricevere visite e riprendere a curarsi ha significato per molti di loro essere reintegrati nel tessuto sociale del villaggio: una nuova vita.
Ad aprile 2005 i bambini che assistevano i malati sono stati iscritti a scuola e hanno potuto cominciare a frequentare: più di quaranta bambini in una classe tutta per loro. Una situazione molto buona, dal momento che la presenza media per classe in Burkina è di circa 100 bambini. Inoltre a scuola possono mangiare e ne avanza sempre un po' da portare a casa. Per loro sono state acquistate divise nuove, ciascuno ha il proprio zainetto e il proprio materiale scolastico (anche questo è raro, in un paese ancora povero). Dopo anni di vita tanto dura, tra lavori pesanti e mendicità, questi bambini sono il ritratto della felicità. Loro, a scuola, ci vanno proprio volentieri!
Marco Pavani |