Qualche giorno fa, all'inizio di agosto, alcuni rappresentanti della comunitá di Budapest hanno partecipato a una tavola rotonda sulla „crisi delle migrazioni” organizzata a Szeged (a 10 chilometri dal confine con la Serbia) nell’ambito di un congresso estivo per studenti universitari provenienti da tutta l’Ungheria.
Commossi da ció che hanno sentito, alcuni studenti si sono uniti ai rappresentanti della Comunitá di Sant'Egidio ed hanno visitato i profughi che aspettano di entrare nell’Ungheria, ammasati tra il confine serbo e ungherese a Tompa. Hanno portato aiuti alimentari, impermeabili e zaini raccolti dopo la GMG di Cracovia, giocattoli e altri generi utili.
Al confine sono stati raggiunti da un gruppo di un'altra comunità di Sant'Egidio ungherese, quella di Pécs che hanno portato degli estintori. Infatti le tende costruite di stracci e coperte, nel caldo estivo prendono fuoco facilmente dai fornelli che si usano per cucinare. L'incontro con i profughi non è solo aiuto, ma apre al dialogo: un uomo arrivato da Aleppo con la madre, la moglie e due bambini ha raccontato di essere bloccato da un mese al confine serbo-ungherese. Un altro capofamiglia con 4 figli ha raccontato che sono partiti dalla Siria 6 mesi fa e sono arrivati fin qui a piedi attraversando i paesi balcanici.
L’incontro personale, commovente, con queste persone bisognose aiuta i giovani a "ragionare con la propria testa" e a reagire alla pesante propaganda xenofoba che in questi mesi si fa sempre più forte in Ungheria.
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