FIRENZE - Sabato sera, il Procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna, e Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo e vicepresidente dell'Associazione Libera, sono intervenuti all'incontro "Pena di morte: duemila ragioni per dire no", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio con il patrocinio della Provincia di Firenze. All'incontro ha mandato un messaggio lo scrittore Andrea Camilleri, che arrichisce la riflessione sul "male estremo", la violenza che uccide, da chiunque essa provenga. La campagna di moratoria ha portato la Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con altre associazioni, a raccogliere oltre due milioni di firme, provenienti da 125 paesi. Insieme rappresentano un movimento di opinione e pressione internazionale che ha superato i confini culturali, geografici e politici, barriere di credo religioso, e ha portato la questione pena capitale all'ordine del giorno in molti stati. Anche per suo effetto, nel dicembre scorso Albania, Turkmenistan e Ucraina hanno eliminato la pena di morte dai loro ordinamenti. Insieme a loro, anche El Salvador, Bulgaria e Turkmenistan. Proponiamo alcuni brani del messaggio di Andrea Camilleri.
Michele Brancale
"Cari amici ... - ... Nella seconda metà del '500, Michel de Montaigne scriveva: Nella giustizia tutto ciò che va al di là della semplice condanna a morte mi sembra pura crudeltà...
E intendeva riferirsi, con quell' al di là, alle lunghe, atroci torture che preludevano all'esecuzione del condannato.
Sono trascorsi quasi cinquecento anni da quelle parole: cosa è mutato? Siamo così certi che la tortura non esiste più? E la tortura psicologica di chi viene tenuto per decenni nel cosiddetto "braccio di morte" con quale diverso nome potremmo chiamarla?
E' recente la notizia che, in non so quale Stato degli USA, la pena di morte è stata sospesa perché è stato riscontrato un numero troppo alto di innocenti riconosciuti tali dopo l'esecuzione della condanna. Certo, il rischio dell'errore giudiziario può essere, rozzamente, un buon deterrente. Rozzamente, perché la pena di morte va assolutamente abolita anche in presenza di un reo confesso. Perché l'abolizione della pena di morte non può dipendere solo dagli errori che la Giustizia ha commesso o da quelli che potrà commettere: è semplicemente un principio morale. Tutto qui: non ammazzare.
Cari amici, di fronte a un argomento simile mi viene una sorta di confusione mentale, tanto ne rimango emotivamente toccato: mi vengono a mancare le parole, balbetto. Di una sola cosa sono però assolutamente certo. E cioè che state peccando per difetto: le 2000 ragioni sono assai assai di più".
Andrea Camilleri
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"Dico no alla pena di morte. Credo a una giustizia che dia la certezza della pena, non a una giustizia che rinnova la morte": Rita Borsellino porta una testimonianza forte e alta. "Pena di morte: duemila ragioni per dire no", sostenute anche dal Procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna, e da Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo e vicepresidente dell'Associazione Libera, nell'incontro promosso sabato sera dalla Comunità di Sant'Egidio con il patrocinio della Provincia di Firenze, nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi. E' giunto anche un messaggio dello scrittore Andrea Camilleri: "Il rischio dell'errore giudiziario può essere, rozzamente, un buon deterrente - ha scritto Camilleri - Rozzamente, perché la pena di morte va assolutamente abolita anche in presenza di un reo confesso. Perché l'abolizione della pena di morte non può dipendere solo dagli errori che la Giustizia ha commesso o da quelli che potrà commettere: è semplicemente un principio morale. Tutto qui: non ammazzare". La campagna di moratoria ha portato la Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con altre associazioni, a raccogliere oltre due milioni di firme, provenienti da 125 paesi. La pena di morte per il procuratore Vigna è "un sistema che prende la mano" e produce effetti socialmente dannosi: è una scuola di ferocia per la quale "si possono uccidere persone poi risultate innocenti". "Un uomo ha dentro di sé - ha detto Rita Borsellino - ben più di duemila sfaccettature. Bisogna cercare l'uomo in chi ti sta di fronte, anche nel criminale. C'è una scintilla di Dio in ogni uomo e nessuno ha il diritto di spegnerla: questo convincimento era profondamente radicato in Paolo. Accettare la pena di morte vuol dire avere fallito: è un gesto di debolezza. Ed è segno di debolezza anche quando la mafia uccide". Per anni Rita Borsellino è stata accompagnata dal pensiero di conoscere gli assassini di suo fratello. "Ricordo poi quando vidi Riina - spiega Borsellino - lo guardai con timore. Dietro di me sentii mia madre che disse: 'Che pena mi fa quell'uomo'. Mia madre era riuscita a vedere un uomo in lui e un sentimento di pena". Il criminale è un uomo "degradato al punto di fare tutto quello che non aveva fatto nella sua vita". Per questo "dico no alla pena di morte. Credo a una giustizia che dia la certezza della pena, non a una giustizia che rinnova la morte".
Michele Brancale
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