Tulear o Toliara (questo il suo nome in malgascio) è il capoluogo della provincia a Sud - Ovest del Madagascar, che si affaccia sul Canale del Mozambico.
E' una piccola città polverosa in una regione tra le più aride del paese: solo un paio di strade asfaltate, poche case in muratura, tante capanne di giunco senza elettricità e ... un grande carcere, proprio al centro della città, dove sono detenuti mediamente più di 400 prigionieri.
La grande maggioranza sono uomini, alloggiati in 6 grandi celle, prive di mobili e di stuoie. Non c'è spazio e aria sufficiente e i prigionieri trascorrono gran parte delle loro giornate nel grande cortile dove, però, spesso fa molto caldo.
Il reparto femminile è molto piccolo (le donne sono circa una decina) ma un poco più confortevole, con i suoi letti a castello di legno e una fontana dove si può attingere l'acqua.
Ma è il cibo il problema più grande. La razione stabilita è scarsa e non tutti i detenuti possono contare sull'aiuto delle famiglie, che ogni giorno cercano di portare qualcosa da mangiare ai loro cari. In queste condizioni, sopravvivere ad una detenzione lunga è davvero difficile. Molti detenuti, inoltre, sono malati di tubercolosi, malattia endemica in queste zone.
Da qualche mese, però, un progetto della Comunità di Sant'Egidio a sostegno delle suore trinitarie di Valencia, che assicurano una presenza costante nel carcere, consente di assicurare una buona integrazione alimentare ai 400 - 450 detenuti.
Mais e riso in dosi più abbondanti (almeno 3 kg al mese, ovvero una dose di un etto al giorno), ma anche cibi a contenuto proteico, come legumi e carne, come nelle immagini che vediamo, che si riferiscono alla preparazione della distribuzione avvenuta due mesi fa.
La cura della salute prosegue nell'attenzione all'igiene personale. Oltre al cibo, infatti, viene distribuito il sapone, affinché l'igiene personale si accompagni ad una nutrizione più adeguata.
Cibo e igiene sono il primo passo per prevenire infezioni e malattie che, per un organismo sano e ben nutrito non costituirebbero un problema di grossa entità, ma che espongono a gravi rischi persone malnutrite e debilitate.
La risposta a queste necessità fondamentali è segno di una solidarietà concreta, con i prigionieri, con le loro famiglie e con coloro che, non avendo una famiglia, sono più esposti al rischio di malnutrizione e di malattie. |