A fine marzo abbiamo effettuato una distribuzione di coperte agli zingari di etnia rom della città di Pogradec. Sono 13 famiglie, in totale 120 persone, di cui 75 bambini, che vivevano dai tempi del regime di Enver Hoxha in alloggi popolari alla periferia della città. Il terreno dove sorgevano le loro case è stato acquistato da un privato per costruirvi un palazzo nuovo e così le famiglie sono state sfrattate e le le loro case demolite. Hanno trovato un alloggio di emergenza in una vecchia caserma militare abbandonata e fatiscente in mezzo alle montagne, tra il freddo e l'umidità. Per arrivare fino a loro si deve fare una lunga strada fangosa e guadare con la jeep un torrente in piena.
Non li abbiamo dimenticati e questa visita glie lo ha confermato. Ci hanno colpito i bambini da cui siamo stati immediatamente circondati e accompagnati per tutto il tempo che siamo stati lì. Ci hanno mostrato le loro camere che hanno sistemato in modo molto dignitoso. Alcune sono fredde, altre hanno delle stufe a legna. Le stanze sono di pochi metri quadrati, ogni famiglia ne occupa una, in alcune vivono anche in 10. Non tutti hanno ancora il letto.
Ci ha raccontato Adrian, il capo della comunità rom: "Quest'inverno abbiamo perso due bambini a causa del freddo. Uno lo abbiamo trovato morto la mattina, poche settimane dopo un altro molto piccolo si è ammalato gravemente, forse una broncopolmonite, abbiamo cercato di portarlo in ospedale, ma siamo lontani e quando siamo arrivati era già morto". Anche una donna adulta è morta per le conseguenze del freddo invernale.
Adrian ci ha mostrato anche i certificati, risalenti al tempo dell'Albania socialista, che attestano la loro residenza nelle vecchie abitazioni demolite, ci racconta che i loro bambini hanno sempre frequentato la scuola, che loro si sono sempre comportati bene e che la loro comunità aveva da sempre un posto nella vita cittadina. Ci ha chiesto di non dimenticarci di loro. |