Dalle finestre si vedono il mare, le navi all'orizzonte, le banchine del porto. Ma abbassando lo sguardo, si incontrano il profilo grigio dei palazzi popolari e le discariche a cielo aperto. La nuova sede della Scuola della Pace di Sant'Egidio nel quartiere del Cep, a Genova, è un luogo sospeso, tra la bellezza mozzafiato del panorama e la realtà difficile delle periferie urbane. E' proprio questa una delle caratteristiche delle Scuole della Pace della Comunità: mettere radici nei luoghi difficili per guardare verso orizzonti nuovi.
Al Cep di Genova la Scuola della Pace esiste da dieci anni, da quando un gruppo di liceali ha iniziato a incontrare i bambini due volte alla settimana, in modo gratuito e volontario. Nel tempo sono stati intessuti forti legami di amicizia con tutto il quartiere. Quest'anno l’istituto comprensivo “Voltri 2” ha messo a disposizione un intero piano del plesso nel cuore del quartiere, Ansaldo Energia, Fondazione Carige e gruppo Rina hanno finanziato i lavori e l'arredamento. Ne è nata una sede bella, colorata - “una vera casa”, commentano tanti - dove i bambini possono giocare e studiare in serenità. Un luogo dove sentirsi protetti, in un quartiere difficile e spesso violento.
All’inaugurazione erano presenti tutti, in un clima festoso: ragazzi, genitori, anziani del quartiere, maestre, professori, autorità (tra cui l'assessore regionale alla scuola Ilaria Cavo). Erano presenti i bambini di dieci anni fa, alcuni dei quali sono oggi operatori volontari. C’erano i rifugiati, che i bambini della Scuola della Pace hanno incontrato durante l’anno, senza paura e pregiudizi. Durante la festa i bambini e i ragazzi più grandi hanno spiegato l’importanza di avere un posto, una casa colorata per cancellare il grigio dei palazzi di periferia. “Se molti hanno paura del Cep” ha detto Anna, 13 anni, “noi vogliamo dire che non abbiamo paura. Vogliamo impegnarci per rendere il Cep un posto migliore e siamo convinti che l’unica arma a nostra disposizione sia quella di essere insieme. Solo insieme possiamo cambiare il nostro quartiere e la nostra città”.
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