La lana scivola tra le dita e due ferri che l'intrecciano sbaragliano le teorie dell'invecchiamento come tempo desolato e privo di consolazione. In punta di economia quel mucchio di coperte colorate che ricopre il divano di casa potrebbe essere definito "investimento produttivo residuale". Ma Tina non è sazia di giorni e continua a credere, faticare e amare. Impiega tre o quattro giorni a tessere con i ferri una coperta. Sorride: «Dipende dalla lana, ma le più ruvide le filo con le più gracili».
Ha 95 anni e non sferruzza per passatempo. Tina fa coperte per i poveri che dormono per strada, per i letti dei dormitori che ogni sera cambiano ospite. Tina fa coperte colorate, perché un po' è il suo modo di riempirle di amicizia e un po' è questione pratica, perché quei gomitoli hanno tutti i colori del mondo. Ma soprattutto Tina e le sue coperte raccontano la forza degli anni, perché anche la vecchiaia ha i suoi valori e la sua bellezza. Non sa nemmeno quante ne ha cucite, non ha mai tenuto il conto. Mostra il fuso di legno, ricordo di anni passati, costruito dal marito falegname, tanto, tanto tempo fa. Campagne romagnole delle colline di Pennabillí, terra da lavorare, case da costruire. La lana affidata alle donne, quando tutti erano poveri e ci si aiutava tenendosi vicini. Alla mattina se il sole è caldo sferruzza seduta sul balcone di casa, periferia di Roma. (Continua a leggere l'articolo apparso su Famiglia Cristiana)
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