Qualche centinaio di ragazzi e persone di ogni età hanno partecipato alla manifestazione promossa dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Comunità Ebraica di Livorno in memoria della deportazione degli Ebrei di Livorno nell"inverno del '43.
Nell'incontro introduttivo, il presidente della Comunità Ebraica livornese, Vittorio Mosseri, ha sottolineato l'importanza della memoria per leggere il presente e contrastare i rigurgiti di razzismo e intolleranza oggi presenti.
Non girare la faccia davanti a chi è insultato, escluso, a chi é perseguitato e fugge, essere dalla loro parte - ha detto Catia Sonetti dell'Istituto storico per la Resistenza - è il primo modo per rifiutare la cultura del disprezzo che tanta parte ebbe allora nel processo di persecuzione degli Ebrei e che sentiamo ancora oggi circolare dentro e fuori di noi. Molta commozione ha suscitato il ricordo di Matilde Beniacar, deportata nei campi di sterminio durante la Shoah. A lei è stata dedicata la pietra di inciampo installata presso la vecchia abitazione della famiglia, alla presenza dei figli.
Il corteo ha quindi sfilato lungo le vie del centro, da sempre teatro della vita religiosa e civile della comunità ebraica livornese.
Durante la cerimonia finale in Sinagoga, ricordando la promulgazione delle leggi razziali nel '38, il rabbino Yair Didi ha sottolineato l'importanza della cultura della pace e dell'amicizia, che "hanno nella Parola di Dio la loro sorgente e la forza di disarmare il cuore e le parole degli uomini".
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