Il 2 febbraio 2013 un centinaio di persone senza fissa dimora, su invito della Comunità di Sant’Egidio, si sono riuniti nella chiesa dell’Assunzione a Kiev per ricordare i loro amici morti per strada. Il servizio liturgico è stato celebrato dal decano per la città della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, p. Viktor (Ivaschiuk), insieme ai preti delle parrocchie vicine.
Hanno partecipato alla liturgia più di cento senza fissa dimora. Dopo il servizio liturgico la parrocchia ha offerto a tutti un pranzo.
Padre Viktor si è rivolto a chi ha “come casa tutta la città” e ha detto che la Chiesa prega per tutti i fedeli, ma in modo particolare per chi è povero. Alla fine dell’omelia ha trasmesso a tutti la benedizione e l’augurio del metropolita Vladimir che i nomi dei poveri vengano ricordati in tutte le parrocchie della città.
La memoria delle persone senza dimora che muoiono per la strada per la Comunità di Sant'Egidio di Kiev parte dalla storia di Mila, emblematica delle difficoltà drammatiche che devono affrontare le persone che vivono per strada.
Mila era una giovane donna, 39 anni, madre di un grande famiglia rom. Lei e i suoi familiari erano venuti a Kiev per guadagnarsi la vita vendendo i fiori e chiedendo l’elemosina. La famiglia affittava una povera casa fuori città. Durante l’inverno del 2006, che è stato particolarmente rigido, sono stati sfrattati perché non potevano pagare l’affitto. Mila è riuscita a lasciare i bambini dai parenti ed è andata a chiedere l’elemosina al centro della città davanti a un centro commerciale. Di notte si è addormentata in strada ed è morta per il freddo.
Un anno dopo, è morto il suo piccolo figlio Ruslan, di 5 anni. Per sopravvivere, insieme col padre, raccoglieva i fiori del campo, per poi venderli lungo i bordi dell’autostrada. Mentre lavoravano sono stati investiti da una macchina. La storia della famiglia di Mila è anche quella della tragedia dei rom. Nell’aprile 2012, durante i giorni in cui si celebrava la memoria dei defunti, i familiari non hanno potuto visitare la sua tomba, perché il Comune del paese in cui si trova il cimitero ha vietato “ai cittadini di nazionalità rom (zingara) il passaggio sul territorio del cimitero”.
Per Sant’Egidio a Kiev ricordare i nomi degli amici poveri morti in strada non è solo un gesto di solidarietà, ma è espressione della vita di una famiglia: essere insieme, condividere le difficoltà, ricordare e pregare per chi ci ha lasciato.
I telegiornali locali hanno fatto dei servizi a riguardo di questo evento : link1 , link2
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