“Ecco perché ci andiamo e cosa intendiamo per Mare Nostro”
Raccolte le firme per un appello. Saranno consegnate al Sindaco dell'Isola
Un volo per la terra di mezzo, portando una Toscana attenta e sensibile tra le coste nordafricane e il sud dell'Europa, in Italia ma più a sud di Tunisi ed Algeri. Dal Balducci di Pontassieve e dal Sassetti-Peruzzi di Firenze, dal liceo Redi di Arezzo e dall'Itis Marconi di Pontedera, dal liceo classico di Lucca e da Massa Marittima, dai licei Dini e Buonarroti di Pisa e dagli istituti Palli e Cecioni di Livorno, come anche dal Chini e dal Giotto Ulivi di Borgo San Lorenzo. 150 tra studenti e docenti che insieme alla Comunità di Sant'Egidio raggiungeranno giovedì 8 maggio Lampedusa, dove Papa Francesco ha svolto il suo primo viaggio apostolico. Porteranno con sé un appello e le firme raccolte – e che saranno consegnate al Sindaco dell'Isola, per l'accoglienza e la solidarietà ai migranti e ai rifugiati. Mare nostrum è quello che si fa carico della storia degli altri, senza abbandonarli ai naufragi, come accadde invece il 3 ottobre scorso, quando affondò un'imbarcazione di fortuna: morirono 366 persone e 20 risultano ancora disperse. Prima di loro, molti altri in questi anni hanno perso la vita nei viaggi della speranza: si parla di 19.142 morti accertate, dal 1988 ad oggi, solo nel Mediterraneo. Quante altre vite e speranze siano andate perdute, nessuno è in grado di stabilirlo.
Che fare? Non esistono soluzioni preconfezionate, ma gli studenti vogliono esprimere la loro vicinanza “alle vittime dei naufragi, ai loro familiari, a quanti sono arrivati, a quanti non sono riusciti ad arrivare, a quanti sono stati respinti, a quanti affrontano viaggi difficili e cadono vittime dei trafficanti, a quanti restano nei loro Paesi, in condizioni di vita impossibili”. Anche questo è un modo per dare un nome a chi lo ha perso tra le onde, perché “tutta questa sofferenza – si legge nell'appello - trovi nel nostro Paese nuove possibilità di approdo e di accoglienza”, per esprimere vicinanza agli abitanti di Lampedusa e a tutti quelli che per tanti anni “hanno dato soccorso ai migranti e ai rifugiati, sull'isola e in mare; a tutti quelli che hanno prestato le loro braccia e che hanno aperto le loro case per curare e salvare”. E' una visita a favore di un’accoglienza dell'Italia più generosa e più rispettosa nei confronti di chi cerca asilo e rifugio a Lampedusa e negli altri luoghi di sbarco o di frontiera, ma anche una promessa: aiutare ad allargare la rete di accoglienza già operante in alcune città toscane, “affinché diventi un sistema permanente in grado di ospitare i migranti, i rifugiati e le loro famiglie, offrendo loro concrete possibilità di inserimento nella nostra società”. E' un'opera di convergenza che non toglie nulla, ma crea lavoro e prospettive per tutti. In uno degli approdi dell'isola è la 'Porta d'Europa' realizzata da Paladino: gli studenti toscani la varcheranno unendosi idealmente e non solo ai migranti, facendo proprio il loro sguardo. Lampedusa, in Toscana.
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