Metropolita ortodosso, Chiesa di Cipro
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Commentando le parole di San Paolo agli Efesini: “affinché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.”, egli scrive: “Unità della fede, ossia quando avremo tutti la stessa fede, saremo uniti tutti dallo stesso legame. Fino ad allora dovremo lavorare per raggiungere questo traguardo. Perché quando crederemo tutti allo stesso modo, vi sarà l'unità (Omelia sugli Efesini 11, PG 62, 83). In tal modo San Giovanni Crisostomo definisce quale sia la cornice dell'unità che siamo cercando, la la quale non è altro che l'unità della fede. La fede costituisce il legame che unisce tutto. Per raggiungere tale traguardo, egli è convinto, noi dobbiamo spenderci.
L'unità della Chiesa è una ricerca diacronica. Ne abbiamo le prime testimonianze nel Nuovo Testamento. Gesù Cristo, nella Preghiera Sacerdotale, poco prima della sua passione sulla Croce, pregò per I suoi discepoli e per tutta l'umanità, “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Gv 17, 21). Anche San Paolo fa riferimento all'unità e sviluppa l'immagine ecclesiologica del “corpo e delle membra”, per rendere evidente il significato e la necessità dell'unità nella Chiesa.
Inoltre, nel corso della storia della Chiesa, in tutti, senza eccezione, vi è stata la consapevolezza della necessità dell'unità. Ciononostante è come se stessimo correndo ansimando senza raggiungere lo scopo e, sfortunatamente, ciò che i cristiani di tutte le epoche hanno ottenuto è esattamente l'opposto: il permanere della divisione nella Chiesa.
La nozione dell'unità contiene vari significati e dimensioni. Noi crediamo che Gesù ci conduce al senso primario ed alla realtà dell'unità, non perché già esistano divisioni storiche nella chiesa. Piuttosto, il significato dell'unità, così come è inteso in questa preghiera, pone le fondamenta per il rapporto ontologico e dell'unità dell'umanità co nDio, un'unità che è stata interrotta dalla caduta e dal peccato. Nella preghiera di Gesù Cristo coesistono e vivono l'uno all'interno dell'altro due aspetti dell'unità. Secondo le definizioni teologiche date dai Padri della Chiesa, il primo di essi corrisponde alla Teologia, l'insegnamento su Dio, ed il secondo all'Economia Divina per la salvezza del genere umano. Essi sono a) l'unità delle persone della Santa Trinità e b) l'unità tra le persone umane. Di conseguenza, da questa duplice unità scaturisce la necessità di unità tra, da una parte, le persone della Santa Trinità e, dall'altra parte, gli esseri umani. Questa strada indica la “riconciliazione” tra Dio e l'uomo ed il ristabilimento dell'unità tra Dio e gli uomini, ma anche all'interno della creazione intera.
La caduta del genere umano ha portato all'”odio” (Gen 3, 15) tra Dio e l'uomo. Questo odio distrugge il rapporto dell'uomo con Dio, delle persone tra loro e dell'umanità con tutta la creazione. Al posto della pace e dell'amore di Dio regna la “guerra” e l'opposizione al volere di Dio. Dal momento che prevale il peccato il rapporto tra Dio e l'uomo diventa distorto.
A causa del peccato e dell'animosità tra Dio e gli esseri umani, e, di conseguenza, dell'odio tra umani, osserviamo il fenomeno delle guerre, dei conflitti, delle divisioni e delle varie ingiustizie tra uomini. La dissoluzione di questo odio è stato ottenuto da Dio con il Suo piano, con la sua Divina Economia, e, soprattutto, mediante l'incarnazione del Figlio di Dio, Parola di Dio, con la sua morte sulla croce e con la sua resurrezione.
Si pone la questione se gli uomini sono capaci di ricevere e trasmettere la pace e la giustizia. Naturalmente, non dovremmo aspettarci che questi principi di pace, giustizia ed unità prevalgano una volta per tutte sulla terra. In ogni epoca, Dio ha invitato ed ha chiamato tutti per diventare operatori di pace e giustizia, per diventare collaboratori di Dio e partecipi del Suo Regno. La pace e la giustizia, come anche l'unità, sono il risultato di una lotta per questi principi del Regno di Dio (confronta l'Apocalisse, laddove vi è una lotta continua fino alla vittoria escatologica della volontà di Dio e del Suo Regno). Cristo ha benedetto coloro che lavorano per la pace e la giustizia, che sono componenti del Regno di Dio. “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.” (Mt 5, 6), “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.” (Mt 5, 9-10). La mancanza di pace e di giustizia significano il degrado del Regno di Dio sulla terra. Il fondatore della Chiesa, Gesù Cristo, ci riterrà responsabili per questo degrado.
In questo brano vi è una molteplice connessione con la giustizia e la pace. L'opera salvifica di Cristo e, in generale, l'”Economia Divina” in favore dell'uomo e della creazione in generale hanno come scopo:L'unità tra Dio e l'uomo, e cioè il ristabilimento della comunione ra l'uomo e Dio, che è stata interrotta dalla caduta, affinché l'uomo possa giungere alla salvezza, alla santificazione ed alla deificazione.
• L'unità tra Dio e l'uomo, e cioè il ristabilimento della comunione tra Dio e l'uomo, interrotta a causa della caduta, affinché l'uomo possa giungere alla salvezza, alla santificazione ed alla deificazione per grazia.
• L'unità del genere umano. Babele divide, la Pentecoste unisce e porta la pace. Di conseguenza, la missione dello Spirito Santo, nella Pentecoste della Chiesa è quella di unificare.
• L'unità della creazione. L'Apostolo Paolo scrisse: “Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.” (Rm 8, 22-23). Qui troviamo la rottura delle relazioni tra le creature a causa della caduta. Cristo è l'unico Mediatore per il ristabilimento dell'unità, della pace e della giustizia.
• L'unità tra il cielo e la terra. La creazione trascendentale e quella materiale non sono in conflitto l'una con l'altra, perché la divina creazione, quella visibile e quella invisibile, quella spirituale e quella materiale, è buona in sé. E' soltanto il peccato a distorcere la natura benevolente della creazione divina. Le energie divine uniscono le creature tra loro e con Dio.
• L'unità tra il cielo e la creazione. La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, dopo l'opera salvifica di Cristo, ha cessato di condizionare il progresso dell'uomo verso la meta indicata da Dio. Cristo ha nuovamente aperto il Paradiso all'umanità. Inoltre, l'adozione, da parte di Cristo, della natura umana, ha impreziosito e dato valore all'unità con la natura divina.
• L'unità tra angeli ed uomini. Gli esseri spirituali e quelli materiali della creazione operano e pregano insieme con il Dio uno e trino e, compiendo la volontà di Dio, creano l'unità e l'armonia all'interno della creazione.
• L'unità tra uomini e donne: “non c'è maschio né femmina” (Gal. 3, 28). I generi non sono in conflitto tra loro, né sono in competizione per dominare l'uno sull'altro.
• L'unità tra i popoli e le nazioni tra di loro: “Non c'è né giudeo né greco” (Gal 3, 28). Uno dei principi fondamentali dell'insegnamento cristiano è quello di evitare i conflitti tra i popoli e le nazioni, ma anche l'obbligo della riconciliazione pacifica ed il prevalere della giustizia.
• L'unità tra macro e microsocietà. L'unità di fede in Cristo richiede l'implementazione della coesione delle società e richiede di evitare dei conflitti e delle tensioni, perché le società saranno governate secondo i principi del Vangelo di Cristo.
• L'unità all'interno di una nazione. Per la stessa ragione, i principi cristiani richiedono la solidarietà tra membri della stessa società, anche per evitare l'insorgere di crisi, come l'attuale crisi economica. L'Apostolo Paolo esprime la necessità della solidarietà dicendo: “Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo.” (Gal 6, 2). Certamente, la solidarietà non si limita soltanto all'aspetto fisico, ma è prevalentemente spirituale. Tutto è regolato dall'amore, che è la pietra angolare del benessere sociale e dell'economia. La solidarietà è uno dei principi base dell'esistenza comune di popoli che non vivono come individui isolati, ma che hanno obblighi l'uno verso l'altro a causa di questo esistere in comune. Inoltre, ciò è dovuto anche in base al comandamento cristiano dell'amore per il prossimo, secondo la regola aurea del Vangelo di Cristo “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.” (Mt 7, 12). Oggi, in Europa, la solidarietà è diventata uno slogan politico, ma il suo contenuto è molto differente, a giudicare dal comportamento del Fondo Monetario Internazionale, dei paesi europei e di altri sistemi bancari verso la Grecia, Cipro ed altri paesi con problemi finanziari.
• L'unità della famiglia. Secondo gli insegnamenti del Vangelo, tutti diventiamo fratelli e sorelle di Gesù Cristo, perché essi accettano la fede nel Dio uno e trino e credono in essa, accettano Cristo come loro Salvatore e Redentore e diventano un “tempio dello Spirito Santo”.
• L'unità della persona (dell'individuo) al suo interno. L'individuo viene riscattato dalle forze divisive del male e del peccato ed il suo rapporto con Dio lo rende un essere umano completo, perché l'unico principio all'interno del quale la persona si può sviluppare in Cristo per diventare adulto è quello dell'amore.
• L'unità della Chiesa. La Chiesa è l'invito e l'esortazione, rivolti a tutti, a rigettare le opere del peccato, della divisione e del conflitto e di diventare figli della luce e di prendere parte al Regno di Dio, Regno di pace, di giustizia, di santità, e pertanto essere adottati da Dio.
Secondo San Massimo il Confessore, la rottura dell'unità, intesa come abbiamo appena delineato, è conseguenza della caduta e del peccato. E' per questo che Gesù è diventato “maledizione per noi, … perché.. noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.” (Gal 3, 13-14). “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia” (1 Pt, 2, 24)
L'unità della Chiesa diventa una realtà visibile ed empirica tra i suoi membri, perché a capo della Chiesa vi è Gesù, nella comunione dei sacramenti, che è l'organizzazione visibile della Chiesa, con la missione della Chiesa nel mondo e con tutte le altre sue manifestazioni visibili.
Durante il primo millennio del cristianesimo, a causa delle condizioni allora prevalenti, particolare importanza veniva attribuita sia al contenuto della fede in sé, che all'espressione precisa della fede. E' certo che, nel Concilio Ecumenico pre-Niceno vi era varietà nell'espressione della fede; ciò poteva essere ravvisato nei diversi simboli battesimali delle Chiese diverse. Quando, tuttavia, nacque la necessità di avere un’espressione comune per il contenuto ortodosso della fede, in contrasto alle espressioni eretiche, sorse convinzione della necessità di sviluppare una forma unica della confessione di fede. Ciononostante, colui che introdusse il termine “consustanziale”, Atanasio il Grande, di fronte alle reazioni incontrate nel corso della formulazione della fede a Nicea, come anche di fronte alle formule di fede utilizzati da gruppi di eretici, come quello degli “Anomioi”, o i cosiddetti “consustanzialisti” (omiousiano) – che utilizzavano il termine ?µ????s??? anziché il termine ?µ???s??? adoperato a Nicea – apparve disposto a dare priorità al contenuto della fede piuttosto che all'uso dei termini, in quanto ciò che era più importante era l'unità della Chiesa.
Come era da aspettarsi, il pensiero contemporaneo riguardo alla questione dell'unità della Chiesa presenta una certa complessità.
La proposta e/o il desiderio delle Chiese di trovare l'unità potrà essere semplicistico, perché l'impresa potrebbe trascendere le capacità degli esseri umani. A quale unità facciamo riferimento? Sono sorte varie iniziative attorno alla questione, sono stati compiuti vari sforzi da parte delle Chiese e da parte di vari consigli ed organizzazioni ecclesiali, sono stati prodotti vari testi riguardi all'unità, nell'ottica di mettere in primo piano l'ecclesiologia e di tracciare le cornici ecclesiologiche che formeranno l'unità delle Chiese...
Non sarà nostro compito analizzare, nel contesto storico, gli sforzi moderni per perseguire l'unità delle Chiese. Vorrei soltanto accennare a) il movimento ecumenico, in generale, b) il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), nello specifico; c) gli sviluppi più recenti nella ricerca dell'unità, come il movimento “Faith and Order”, il movimento “Missionario”, che successivamente sono diventati commissioni del WCC, d) i dialoghi bi- e successivamente trilaterali, ecc... Nel movimento ecumenico vi è a a volte la tendenza di affrontare soltanto questioni teologiche o dogmatiche, a volte di combinare le questioni dogmatiche con la dimensione sociale e con il lavoro della Chiesa nel mondo, e a volte, a causa delle delusioni dovute ai mancati successi nel campo dei colloqui dottrinali, persino di abbracciare soltanto l'attivismo sociale, in quanto, come è stato detto, “la dottrina divide, mentre l'attività umana unisce”.
Inoltre, allo scopo di superare l'impasse createsi nel discutere delle questioni teologiche che dividono le Chiese, sono stati fatti sforzi per orientare il dialogo verso numerose altre questioni, e sono state aggiunte varie altre descrizioni per definire il concetto di “unità”. Per esempio, l'articolo più importante della Costituzione del WCC afferma che l'obiettivo principale del Consiglio è quello di rinnovare gli sforzi delle Chiese per trovare l'”unità visibile della Chiesa”, una descrizione che ha ricevuto una pletora di interpretazioni e significati, ed è per questo che la Commissione Speciale per le relazioni con gli ortodossi cerca un chiarimento su cosa significhi unità “visibile”. Inoltre, la dichiarazione congiunta dell'assemblea plenaria di Canberra ha legato l'unità della Chiesa al senso di “comunione”, un altro concetto teologico difficile, che è passibile di varie interpretazioni. Per esempio, da parte degli Ortodossi, che, pare, abbiano introdotto il termine, viene visto come comunione di fede, vita e tradizione, mentre altre Chiese lo descrivono come semplice comunione sacramentale, senza le condizioni richieste dalle Chiese Ortodosse per avere la comunione sacramentale. Inoltre, molti testi, o della WCC, o della Commissione Permanente Faith and Order esaminano la relazione tra l'unità di fede e la diversità di espressioni fino a che punto la diversità sia legittima, e fino a che punto sia legittimo esigere la confessione della stessa fede.
E' generalmente riconosciuto il fatto che la ricerca di unità delle Chiese nei tempi moderni deve tenere in considerazione molti fattori, sia interni alle Chiese che esterni, come la globalizzazione, il multi-pluralismo, fattori culturali e politici che riguardano la vita, la tecnologia e la pratica ecclesiale delle Chiese, come anche la situazione della Cristianità nel suo insieme. Tuttavia, rimane il fatto che l'obiettivo, l'unità della Chiesa di Cristo, non è un semplice fenomeno sociale, soggetto ad un commento sociologico. Come risultato dello stato in cui si trovano oggi il cristianesimo e le varie Chiese cristiane, e, cioè, le molte divisioni, le questioni da affrontare sono veramente molte e complesse. Per essere chiaro, farò vari esempi: innanzitutto, tra le questioni delle differenze storiche, teologiche e dogmatiche vi sono le differenze nel contenuto e nell'espressione della fede, l'ecclesiologia, i sacramenti, il sacerdozio, ecc..., in secondo luogo, tra le questioni contemporanee, quelle che sono state messe in evidenza vi sono, per esempio, l'ordinazione delle donne, l'ecclesiologia, l'etica, le teologie e le ecclesiologie delle Chiese, che a volte si contraddicono, la questione della tradizione, l'ermeneutica delle Scritture, il dialogo interreligioso, ecc...
Sono stati proposti vari modelli di unità, se consideriamo tutto lo spettro della discussione teologica a partire dall'inizio del Movimento Ecumenico.
Sembra che sia nata una certa “fatica ecumenica” in quanto, mentre vi era in passato l'entusiasmo a riguardo della causa dell'unità, la mancanza di efficacia delle discussioni teologiche ha portato alla delusione. Noi tutti riconosciamo l'esistenza di una crisi del movimento ecumenico e di una difficoltà nel trovare strade per aiutare le Chiese nel loro sforzo di muoversi verso l'unità.
L'ultimo testo ecclesiologico di Faith and Order su cui vi si è giunti ad un accordo, “La Chiesa verso una visione comune”, descrive queste difficoltà. Nel capitolo sull'unità leggiamo:
C. L'importanza dell'Unità
8. L'importanza dell'Unità cristiana per la missione e la natura della Chiesa è già evidente nel Nuovo Testamento. In Atti 15 ed in Galati 1-2 è chiaro che la missione ai Gentili ha fatto nascere tensioni che minacciavano di creare divisioni tra i cristiani. In un certo senso, il movimento ecumenico contemporaneo sta rivivendo l'esperienza del primo Concilio di Gerusalemme. Il testo presente è un invito ai leader, ai teologi ed ai fedeli di tutte le Chiese di trovare l'unità per la quale Gesù ha pregato (Gv 17, 21), la vigilia prima di offrire la sua vita per la salvezza del mondo (cft. Ef 5, 25, Gal 1, 4,; 2, 20; Rm 8, 32).
9. L'unità visibile presuppone che le Chiese siano in grado di riconoscere, ognuna nell'altra, la presenza autentica di ciò che il Credo Niceno- Costantinopolitano (381) chiama “la chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica”. Tale riconoscimento, a sua volta, in qualche caso può dipendere da cambiamenti di dottrina, pratica, e ministero all'interno di una data comunità. Ciò rappresenta una sfida significativa per le chiese nel loro viaggio verso l'unità.
10. Al momento, alcuni identificano la Chiesa di Cristo esclusivamente con la propria comunità, mentre altri riconoscerebbero nelle comunità diverse dalla propria una presenza reale ma incompleta degli elementi che costituiscono la Chiesa. Altri si sono impegnati in rapporti ed alleanze che, a volte, includono anche condividere il culto divino. Alcuni credono che la Chiesa di Cristo si trova in tutte le comunità che, in modo convinto, si dichiarano cristiane, mentre altri sostengono che la Chiesa di Cristo è invisibile e non può essere adeguatamente identificata durante il nostro pellegrinaggio terreno.
Questioni fondamentali sulla via dell'unità
Fin dalla dichiarazione di Toronto del 1959, il WCC ha esortato le chiese a “riconoscere il fatto che essere parte della Chiesa di Cristo è cosa più inclusiva che essere oggi membri della propria chiesa”. Inoltre, gli incontri ecumenici hanno incoraggiato profondamente la stima reciproca tra le Chiese ed i loro membri. Ciononostante, le differenze su questioni di base rimangono e devono essere affrontate insieme: “come possiamo identificare la Chiesa chiamata una, santa, cattolica ed apostolica nel Credo?” “Qual è la volontà di Dio riguardo all’unità nella sua Chiesa?” “Di cosa abbiamo bisogno per mettere in pratica la volontà di Dio?” Questo testo è stato scritto alo scopo di essere di aiuto per le Chiese, nei momenti in cui riflettono su tali questioni, cercando risposte comuni.
Naturalmente, il testo, non solo in questi paragrafi, ma nel suo insieme, presenta delle lacune, perché utilizza termini teologici ed ecclesiologici con ambiguità evidenti. Ma ciò è una conseguenza del fatto che in molte Chiese l’ecclesiologia e la teologia concernenti l’unità sono poco chiare.
Per esempio: cosa si intende per “Chiesa di Cristo” – qualcosa di più esteso di una Chiesa locale - nel contesto della Dichiarazione di Toronto? Vi è differenza tra i due concetti? Se la Chiesa locale non è la Chiesa di Cristo, allora cosa è? La mia intenzione non è quella di passare in rassegna i vari problemi presenti nel testo. Nel passato, più di una volta ho criticato la metodologia seguita dal WCC per portare le Chiese a cercare l’unità. All’interno di questa metodologia, vengono utilizzati concetti, termini e modelli che non si accordano con l’ecclesiologia, la teologia e la tradizione della Chiesa Ortodossa.
Vorrei concludere questi pochi pensieri e riflessioni riguardanti l’unità cristiana, sottolineando quanto segue. Ho poc’anzi delineato varie forme di unità. Il vertice di tutte le forme di unità, secondo la teologia e la ecclesiologia ortodosse, ha nell’unità delle tre Persone della Santa Trinità il suo prototipo. I Padri della Chiesa ripetutamente mettono in evidenza il fatto che le Persone della Trinità sono una sostanza, hanno una volontà ed una energia, ma hanno anche missioni distinte all’interno dell’Economia Divina, in favore del mondo. Quest’unità ontologica è quell’oggetto a cui aspirerebbe la ricerca di unità tra le Chiese. Se ricercherete un’unità modellata sulla Santa Trinità, spariranno tutte le divisioni che è possibile osservare sulla Terra, avremo ottenuto l’unità nella diversità e la varietà nell’unità.
La pace e la giustizia e, naturalmente, l’unità, non dovrebbero essere considerate solo nelle loro dimensioni politica, sociale ed economica, avendo infatti chiaramente un contenuto teologico. Né dovremmo credere che le Chiese posseggano la pienezza della pace e della giustizia. La pace e la giustizia sono obiettivi e principi che saranno raggiunti nel tentativo delle Chiese di realizzare la propria unità.
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