Ventisette anni di Incontri internazionali per la pace non rappresentano una semplice sequenza di fatti affastellati, ma sono una costruzione, un metodo che può e deve informare gli uomini di buona volontà perla convivenza pacifica delle religioni e delle culture. L`appuntamento della Comunità di Sant`Egidio appena concluso a Roma ha questo sapore. È tempo di bilancio guardando però il futuro. Lo facciamo con Marco Impagliazzo, il presidente della Comunità di Sant`Egidio.
Ha inciso in qualche modo nel mondo questo dialogare delle religioni, ognuna accanto all'altra?
Questi incontri hanno rappresentato qualcosa di eccezionale. Ormai si parla del dialogo tra le religioni
come di un aspetto centrale in tutte le risoluzioni dei conflitti. Una volta il problema era soltanto politico, ma con lo «Spirito di Assisi» le religioni sono entrate a far parte della soluzione del problema,
non della sua complicazione. Posso testimoniarlo per alcune pacificazioni troppo dimenticate come quella in Costa D`Avorio in cui è stato importante mettere insieme cristiani e musulmani, o la pace in Guinea Conakry dove è stato importante il dialogo tra le religioni. Oggi nel mondo globalizzato in cui tutti ci siamo mescolati, destinati a vivere insieme, è fondamentale non dimenticare questo dialogo
tra le religioni per arrivare alla pace.
Qualcuno diceva che anche il terrorismo religioso va sconfitto con la religione e non con altri metodi. È un approccio nuovo, quasi rivoluzionario della mentalità...
Qui un musulmano, il giurista pakistano Masud che fa parte della Corte Suprema, ha detto che il loro problema religiosi è andare dalla parte di Dio e non portare Dio dalla loro parte. Mi auguro ci riescano. Il terrorismo religioso si sconfigge se diventiamo discepoli senza pretendere che Dio stia con noi. Con
questo incontro di Roma abbiamo posto un problema che era sempre nei pensieri ma che nessuno aveva mai osato affermare: affrontare il tema del terrorismo religioso per distaccare definitivamente
tutte le religioni da qualsiasinostalgia per la violenza.
Il fondale dell`Incontro di Roma è stato la Siria. Sant`Egidio ha in mente soluzioni per questo Paese martoriato?
La Siria è un dramma immenso. Sono d`accordo con il giornalista Quirico quando dice che 100 mila morti sono centomila persone. Dobbiamo ricordarci che sono uomini, donne e bambini. Questo è un dramma umano, innanzitutto. Nell`incontro di Roma abbiamo posto le basi per un rilancio anche a livello interreligioso di una soluzione politica e pacifica per la Siria. Non posso anticipare di più, ma solo dire che la presenza di religiosi siriani, cristiani e musulmani, ma anche dell`opposizione pacifica, ha significato molto e significherà qualcosa per il futuro.
Pensate a qualcosa che affianchi Ginevra 2?
Vorremmo sostenere Ginevra ma con l`apporto delle religioni.
L`anno prossimo Sant`Egidio andrà ad Anversa. Perché il Belgio?
La scelta è dettata da diversi motivi. Il 2014 è il centenario dell`inizio della prima guerra mondiale ed il Belgio è stato un paese martire, perché invaso dai tedeschi, sebbene fosse un Paese neutrale. Anversa perché è stata una città martire e perché è un grande porto, e sappiamo il significato del porto anche per la fede. Il Belgio, infine, perché è il cuore dell`Europa. Il moltiplicarsi di queste fazioni antieuropeiste e xenofobe contro l`islam, sono cose che ci preoccupano. Dobbiamo rilanciare l`idea della convivenza in Europa.
Insomma, Sant`Egidio vuole parlare all`Europa dove non ci uccidiamo, ma problemi ce ne sono...
Andare in Europa significa coinvolgere di più le istituzioni europee, e ce ne saranno di nuove perché a maggio avremo le elezioni del Parlamento europeo. Alla nuova dirigenza vogliamo portare il nostro messaggio di dialogo e di pace.