Roncalli? «È stato uno dei due più grandi diplomatici della Santa Sede nel Novecento». Andrea Riccardi, storico del cristianesimo, dopo aver ripassato le carte per l'ennesima volta nel suo ultimo libro (L'uomo dell'incontro, Angelo Roncalli e la politica internazionale, San Paolo) conferma: «Ha investito nel contatto umano e ha saputo rischiare aprendo la carriera all'altro grande diplomatico della Chiesa, il cardinale Agostino Casaroli, che con Wojtyla diventerà segretario di Stato e tessitore dell'Ostpolitik vaticana». È l'aspetto meno illustrato della vita di Angelo Roncalli. Invece, studiare quello che Riccardi chiama "il modello Roncalli" è indispensabile per capire Giovanni XXIII e la Chiesa del secolo scorso «soprattutto a Oriente», avverte Riccardi: «È lui che avvia con l'esperienza in Bulgaria e in Turchia la più grande azione diplomatica della Santa Sede che sarà poi dispiegata da Casaroli per aiutare la Chiesa dell'Est, che significa resistere con la propria identità e negoziare con realismo».
Secondo Riccardi, eletto Papa, Karol Wojtyla non farà altro che confermare la linea, a partire dall'esperienza polacca. È l'idea di Wyszynski, il primate polacco che conobbe il carcere comunista, il quale l'8 maggio 1957, liberato dalle autorità di Varsavia e in viaggio in treno verso Roma dove incontrerà Pio XII, si ferma a prendere un caffè con Roncalli alla stazione di Venezia. Osserva Riccardi: «Wyszynski era visto con fastidio da Roma. Roncalli, invece, con quel gesto dirvela il suo disegno e l'arte della sua diplomazia che di lì a poco comincerà a tessere come Papa». Lo guidano le ragioni della pace e del dialogo e qui Roncalli interpreta, sottolinea Riccardi, «il sentire popolare, secondo cui la violenza, la guerra, le rivoluzioni di solito lasciano il mondo peggiore di prima». Roncalli mette in pratica tutto ciò nella crisi di Cuba: «Il Papa diventa un leader globale e la diplomazia pontificia riprende il suo posto al centro della scena internazionale, esattamente là dove non erano riusciti a collocarla né Pio XI, né Pio XII durante la Seconda guerra mondiale». E il "modello Roncalli" ha successo perché è «audace», e non teme di misurarsi sul «coraggio dell'incontro: Roncalli era un artigiano della diplomazia; soprattutto era prima prete e poi diplomatico». "