| 25 Febrer 2015 |
Novara |
Oggi c'è la marcia dei 400. "Bimbi islamici e cristiani insieme per chiedere pace" |
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Le parole di una ragazzina siriana fuggita da Aleppo saranno la testimonianza più forte contro la guerra: la giovanissima studentessa, in Italia dal 2012, parlerà alla marcia per la «Pace in tutte le terre» che la Comunità di Sant'Egidio presieduta da Daniela Sironi ha organizzato con l'istituto comprensivo Bellini. L'appuntamento è oggi pomeriggio alle 15 in via Pianca, l'arrivo del corteo è davanti alla chiesa. Parteciperanno quattrocento ragazzini delle scuole elementari e medie di Sant'Agabio.
Perché una marcia della pace dei bambini?
«L'idea è stata loro, è partita dai giovani che frequentano la Scuola della pace. Dopo gli attentati di Parigi ci hanno chiesto come rispondere alla violenza e come ribadire la necessità della pace tra cristiani, ebrei e musulmani».
Anche la scelta di svolgere la marcia a Sant'Agabio e non in centro come a Capodanno ha un significato preciso?
«Certo. Volevamo mostrare la bellezza della periferia: i suoi bambini e la loro voglia di stare insieme e creare una comunità. Della periferia, e di Sant'Agabio in particolare, di solito si parla in termini negativi, soprattutto per la presenza degli stranieri. Vogliamo sottolineare, invece, la capacità dei bambini di essere amici oltre ogni ostacolo. Intendiamo ripetere la marcia anche a S.Andrea, altro quartiere multietnico».
All'iniziativa partecipano anche le due comunità islamiche di Sant'Agabio, i Giovani musulmani e il centro di preghiera di via Pigafetta.
«Abbiamo invitato tutte le realtà del quartiere che in qualche modo si occupano e coinvolgono anche i bambini. Dalle suore dell'asilo alla parrocchia, ai due centri islamici appunto».
Come è nata la collaborazione con l'istituto Bellini?
«Il ruolo della scuola è sempre centrale e qui a Sant'Agabio ha un'importanza particolare. Abbiamo incontrato la dirigente e le insegnanti che ci hanno accolto con entusiasmo».
Che cosa diranno i bambini al termine della marcia?
«Proveranno a spiegare quanto si soffre nelle guerre e chiederanno di fermarle. Si sente parlare di bambini uccisi, crocefissi, bruciati: una bestemmia e una follia. Vogliamo far sentire la loro voce e che la città possa ascoltare».
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