| 29 Setembre 2016 |
Il vescovo di Rouen |
«Non facciamo crociate nel nome di padre Hamel» |
Monsignor Lebrun: «Ad Assisi ho chiesto la grazia di un dialogo nella verità con i miei amici musulmani» |
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Lo hanno ammazzato due mesi fa in Francia, nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, vicino Rouen. Era un sacerdote molto anziano, aveva 86 anni, ed era amatissimo per la sua apertura e la sua capacità di dialogo. Ora il Messale di padre Jacques Hamel è conservato nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola a Roma, che la Comunità di Sant'Egidio ha dedicato alla memoria dei martiri cristiani. Lo ha consegnato al termine di una corale preghiera il vescovo di Rouen, monsignor Dominque Lebrun, alla guida della diocesi di padre Jacques, che poi ha portato la sua testimonianza all'incontro di Assisi.
Anche papa Francesco ha celebrato una Messa per padre Jacques a Santa Marta e lo ha definito un martire.
Monsignor Lebrun, il Papa ha detto che padre Hamel si può considerare beato...
«È vero, ma non è ancora stato beatificato. Ricevo lettere che mi incitano a chiedere la dispensa dei cinque anni per iniziare la causa di beatificazione. Ad Assisi ho chiesto che la grazia del riconoscimento del martirio non sia una bandiera innalzata per combattere una nuova crociata e condannare, ma la gioia per il dono di un prete che ha donato la sua vita come Cristo sulla croce».
È difficile il dialogo con i musulmani, in Francia e nelle altre parti del mondo occidentale?
«Il dialogo vero è quello che non impedisce di interrogare l'altro sulla propria religione e su ciò che è compatibile nello spazio sociale di un Paese laico come la Francia. L'omicidio di padre Jacques è senza dubbio un fallimento per la Francia».
Parigi ha dimenticato la "fraternité" e si è dedicata solo alla "liberté" e alla "egalité"?
«Questa è proprio la domanda giusta. Come va declinata la fraternità in questi tempi di globalizzazione? Sicuramente abbiamo troppo sottolineato la libertà. Ma un vero dialogo non può essere soltanto determinato dalle regole del pluralismo, che stabiliscono quali sono le cose politicamente corrette da porre sul tappeto. Nella società contemporanea si presentano questioni complicate. I cattolici, dal concilio Vaticano II in avanti, parlano di autonomia delle cose temporali. E l'islam? Ad Assisi ho chiesto la grazia di un dialogo nella verità con i miei amici musulmani, anche a proposito della loro sottomissione a un Dio che è al di sopra dell'umanità».
Alberto Bobbio
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