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28 Setembre 2017

Il caso

Sul genocidio armeno fu il solo ad agire

 
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Una diplomazia impotente, ma che ruppe l'isolamento seguito alla fine del potere temporale e riportò in gioco la Santa Sede e il papato con il suo ruolo consustanziale alla pace. È questo uno dei dati che balza all'occhio scorrendo l'operato di Giacomo della Chiesa, primo pontefice ad assistere anche al primo genocidio della storia: quello armeno. Non so quante ragioni abbia Patrick J. Houlihan a sostenere nel suo saggio - "Tra i contributi di Benedetto XV. Papa Giacomo della Chiesa nel mondo dell'inutile strage"- che «politica e azione del pontefice in merito al genocidio armeno sono altamente suggestive per il contrasto con quelle di Pio XII durante la Shoah, che cercò piuttosto di aderire a concetti di neutralità e imparzialità», ma è pur vero che «con il riferimento all'Armenia, Benedetto XV lasciò un'eredità complessa soprattutto sulla riorganizzazione territoriale del Medio Oriente».
Nonostante il fallimento nel coinvolgere anche la Sublime Porta persino con lettere personali a Mehmed V e nell'appoggio alla creazione di un'Armenia autonoma, gli interventi diretti della Santa Sede e della rete diplomatica vaticana presso gli alleati della Turchia (i governi austro-ungarico e tedesco) per fermare le violenze del governo di Ankara (denunciate già, il 20 agosto 1915, dal delegato apostolico Dolci), si fecero sempre più pressanti, ben presto, senza più fare distinzioni tra cattolici, ortodossi e protestanti. Fu Benedetto XV - lo sottolineò Dolci - «l'unico e solo Sovrano che abbia alzato forte la voce contro il terribile e barbaro sterminio della loro [ossia degli armeni, nda] razza, fra l'indifferenza glaciale delle potenze neutre».
E se appelli papali e tentativi diplomatici risultarono vani, utile fu invece il soccorso di Benedetto XV. «Il suo lavoro in favore dei profughi armeni costituisce una delle più grandi questioni umanitarie dopo la Prima guerra mondiale» ha sintetizzato Andrea Riccardi. Una carità pontificia che non guardò all'appartenenza confessionale e raccolse la gratitudine degli armeni. Inaugurandosi - già l'11 dicembre 1921 - a Costantinopoli, davanti a Spirito Santo una sua statua, una delle poche nel mondo, fu apposta questa eloquente iscrizione: «Al grande pontefice / dell'ora tragica mondiale / Benedetto XV / benefattore dei popoli / senza distinzione / di nazionalità e di religione/ in segno di riconoscenza/ l'Oriente / 1914-1919».


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