| 19 Marsch 2009 |
Benedetto XVI replica: la vera risposta è la Chiesa |
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YAOUNDÉ (Camerun) - Bernadette ha le treccine raccolte dietro la nuca ed è più giovane di quanto appaia dal viso bello e un po' scavato dall' Aids. «Quando arrivai al centro ero stanca, avevo perduto la speranza, ma poi i medici mi hanno consigliato e ora m' impegno a dare coraggio agli ammalati, dire loro che devono prendere le medicine, che si può vivere». Ha appena incontrato Benedetto XVI, assieme a una sessantina di giovani africani - medici, infermieri e malati «attivisti» da Camerun, Congo e Guinea - che partecipano al corso di formazione della comunità di Sant' Egidio per diventare operatori del «progetto Dream», 31 centri gratuiti in dieci Paesi africani e 65 mila pazienti, uno degli esempi citati dal Papa sull' aereo verso Yaoundé. Ieri mattina, mentre le polemiche sui preservativi montavano in Europa, Benedetto XVI ha dato una prima risposta indiretta invitando a sorpresa nella nunziatura dove alloggia gli operatori e i responsabili della comunità, «siete un sogno diventato realtà!». Più tardi padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha ricordato che «Benedetto XVI ha ribadito la linea già affermata da Giovanni Paolo II», la posizione della Chiesa non cambia, «non ritenendo che puntare essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore, più lungimirante ed efficace per contrastare il flagello dell' Aids e tutelare la vita umana». Benedetto XVI aveva detto che «non si può superare questo dramma con la distribuzione dei preservativi, che al contrario aumentano il problema», anche se nella trascrizione ufficiale del Vaticano ieri la frase è stata sfumata: «Il rischio è di aumentare il problema». I toni s' attenuano. Comunque «concentrarsi sul preservativo» è «illusorio», dice padre Lombardi. Il Papa ha «ribadito le linee essenziali del suo impegno nel combattere il terribile flagello dell' Aids»: sessualità «responsabile» e «ruolo essenziale di matrimonio e famiglia», ricerca e cure efficaci, assistenza «umana e spirituale» a malati e bisognosi. Benedetto XVI, a chi parlava di posizione «non realistica e inefficace», aveva risposto: «Io direi il contrario. Penso che la realtà più efficiente, più presente e forte nella lotta contro l' Aids sia proprio la Chiesa cattolica con le sue strutture, movimenti e comunità». Di qui la visita oggi al centro «Cardinal Léger» e l' incontro di ieri con Sant' Egidio, che ha aperto centro e laboratorio a Dschang. Certo, a volte in Africa si fa ma non si dice. Un religioso racconta di aver visto «missionari e pure vescovi» distribuire preservativi, «non che li usassero: i bambini si divertivano a gonfiarli, impazzivano per i gusti fragola e limone!». Resta il fatto che qui la Chiesa è in prima linea. Forma medici e infermieri locali. E Mario Giro, di Sant' Egidio, sbotta: «E' un falso problema. "Diamo preservativi", dicono, "tanto sono poveracci". Ma qui il virus dilaga, si trasmette dal barbiere e negli ospedali, l' unica prevenzione è la cura. Le medicine gratis non bastano. L' assistenza costa. E mancano i centri di analisi della carica virale, come il nostro, che sono essenziali».
Gina Guido Vecchi
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