È stato raggiunto ieri a Roma, grazie anche all'opera di mediazione della Comunità di Sant'Egidio, un accordo per garantire una transizione democratica in Guinea, dove il prossimo 27 giugno si svolgeranno le elezioni presidenziali. «Con le elezioni la Guinea si legge in un comunicato - ha la possibilità di chiudere una lunga stagione di instabilità politica e aprirsi a un futuro democratico e pacifico. Un obiettivo che richiede l'impegno di tutte le forze politiche e istituzionali e della società civile».
L'ex colonia francese, indipendente dal 1958, è segnata, da anni, da scontri e violenze. Le ferite più recenti sono il colpo di Stato del 2008 e il massacro allo stadio di Conakry, il 28 settembre 2009: l'esercito sparò sulla folla dei manifestanti uccidendo oltre 150 persone. A gennaio si è poi giunti alla formazione di un Governo di unità nazionale e di un consiglio nazionale di transizione, una specie di Parlamento provvisorio.
L'accordo firmato ieri nella sede della Comunità di Sant'Egidio prevede, in particolare, la condivisione del potere nelle istituzioni, nel Parlamento, la costituzione di un governo di larghe intese, la creazione di un consiglio nazionale della riconciliazione.
La delegazione della Guinea era composta, tra gli altri, dal vice presidente del consiglio di transizione, El Aadj Mamdon Saliou; dalla direttrice degli affari politici del consiglio, Mariama Aribot, e dal presidente della commissione per la riconciliazione, Mariama Sow Cisse.
Viva soddisfazione per il raggiungimento dell'accordo è stata espressa dal ministro degli Esteri italiano. Franco Frattini. «Si tratta di un impegno — ha detto il capo della diplomazia italiana a favore del dialogo interetnico e interreligioso e a sostegno della riconciliazione nazionale, che va ben oltre la scadenza delle elezioni presidenziali del 27 giugno prossimo».
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