Dove si lavora sull'istruzione, i casi di sfruttamento di minori diminuiscono». Per Paolo Ciani, responsabile per le attività con i rom e i sinti della Comunità di Sant'Egidio, è la scuola l'antidoto a una piaga che ha come vittime i bambini.
I risultati, nella vostra esperienza, sono arrivati?
Dove sono stati realizzati interventi in campo sociale, abbiamo notato una reazione positiva. Giovani che diventano genitori senza andare a scuola, invece, fanno più fatica a concepire l'adolescenza.
Il fenomeno dell'accattonaggio è ancora molto diffuso...
Ma rispetto a qualche anno fa, è in diminuzione. E questo proprio grazie proprio al massiccio processo di scolarizzazione e, ovviamente, agli interventi punitivi.
Ma ancora si verificano vicende come quella di Avellino, con una ragazzina che solo dopo un anno si è liberata dalla schiavitù...
Dobbiamo pensare che quella ragazzina di 13 anni costretta a mendicare nell'Avellinese poteva essere nostra figlia. Sono episodi molto gravi. Ma non si può arrivare a pensare che tutti i rom trattino così i loro figli, confondendo così la singola persona con il gruppo.
Come si può reagire davanti a un fenomeno così orrendo?
Da un lato va evitata l'assuefazione, quel pensare che sia normale per un rom chiedere l'elemosina, perché "sono fatti così". Allo stesso tempo, però, si deve stare alla larga da un atteggiamento ipocrita: il bimbo rom ci fa tenerezza, l'adulto rom lo consideriamo un aguzzino. In realtà è la stessa persona. E anche qui vale lo stesso discorso: un bimbo sfruttato diventa più spesso un genitore non responsabile.