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23 Septiembre 2015

Operazione accoglienza

Moschee aperte per i profughi "Insieme cristiani e musulmani"

Operazione accoglienza. Da Catania a Palermo gli imam si sono mobilitati per ospitare i migranti che arrivano con i barconi. "Non chiediamo nulla sulla loro fede, ci battiamo per l'integrazione"

 
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L'ultima volta hanno aperto le porte a 475 profughi, quasi tutti siriani. Fra loro anche una minoranza cristiana. Li hanno accuditi per settimane, offrendo un tetto ma anche cibo e vestiti per i bambini. La moschea nel cuore di Catania, la più grande del Sud, quando si tratta di accogliere i migranti non fa distinzione di nazionalità né di religione.
«Accogliamo tutti - dice Kheit Abdelhafid, imam della moschea catanese e presidente della comunità islamica di Sicilia, attiva sull'Isola dal 1988 - Musulmani, cristiani e persone di altre religioni. Ai profughi non chiediamo nulla sulle loro origini e sulla loro fede. Sappiamo solo che hanno bisogno di aiuto e ci diamo da fare. È quello che facciamo da sempre anche con gli indigenti che vivono nel quartiere dove si trova la moschea. Abbiamo esteso lo stesso spirito ai migranti che sono sempre di più». Una missione partita nel 2013, prima ancora dell'appello di papa Francesco che in occasione dell'Angelus di qualche settimana fa ha invitato tutte le parrocchie ad accogliere i migranti in arrivo. Dal primo sbarco catanese, quello del 10 agosto del 2013 che portò con sé anche sei vittime egiziane, la macchina dell'accoglienza della comunità islamica in Sicilia non si è più fermata. Anzi si è rafforzata nel tempo lavorando in rete con la comunità cristiana. Su Catania i volontari della moschea si danno da fare in sinergia con gli operatori della comunità di 
Sant'Egidio. «Offriamo un pasto caldo - continua Abdelhafid - E i nostri locali sono sempre a disposizione. Ci organizziamo per andare al porto in occasione degli sbarchi. Se arrivano anche le salme facciamo sempre un momento di preghiera insieme con la comunità cristiana e le istituzioni locali».
Un modello che da Catania si sta diffondendo anche nelle altre città dove sono presenti le associazioni islamiche siciliane, in rete con la comunità islamica di Sicilia. Sono una trentina. A Palermo, ma anche a Caltanissetta, Modica, Enna e Messina.
Le associazioni islamiche che non hanno locali adatti per offrire alloggio ai migranti, si fanno avanti con altri servizi: dai pasti alle occasioni di preghiera, dai mediatori culturali all'accompagnamento ai servizi socicli. «Quella con la comunità islamica catanese - dice Gueye Mbaye, portavoce della comunità di 
Sant'Egidio a Catania - è un'amicizia solida che riesce a rispondere in modo concreto ai bisogni delle famiglie in difficoltà del quartiere e anche ai migranti in arrivo. Sbarco dopo sbarco questa sinergia si è consolidata. È un'accoglienza a 360 gradi, senza distinzioni».
E, sabato, al centro 
Santa Chiara di Palermo, è stato organizzato il primo convegno islamico-cristiano proprio sul tema dell'accoglienza, partendo appunto dalle esperienze vincenti già sperimentate in Sicilia. Nel suo piccolo, infatti, anche il quartiere dell'Albergheria nel capoluogo siciliano, da tempo lavora nella stessa direzione. C'è don Enzo Volpe, direttore del centro Santa Chiara dei salesiani, c'è l'imam Aziz della vicina moschea di via Scarparelli e c'è la moschea ufficiale della comunità tunisina di piazza Gran Cancelliere. Tre realtà, a pochi passi l'una dall'altra, che guardano alle difficoltà di un quartiere popolare come l'Albergheria e che si occupano anche di migranti.
«Bisogna lavorare per la pace e per una reale integrazione - dice l'imam Aziz della moschea dell'Albergheria - Non ci sono barriere fra noi. Siamo tutti esseri umani, cattolici e musulmani. Insieme possiamo fare di più che da soli. Basta guardarsi intorno per capire che ci vogliono tante energie per cambiare le cose». E per l'accoglienza dei migranti in Sicilia si è fatta avanti anche un'organizzazione umanitaria che opera in oltre trenta Paesi nel mondo: Islamic Relief. I responsabili hanno contattato l'assessorato regionale alla Salute con l'intenzione di fornire aiuti ai migranti: dai farmaci ai presidi sanitari, attraverso il coinvolgimento delle Asp. «Valuteremo la proposta in base ai fabbisogni locali - dice Baldassarre Gucciardi, assessore regionale alla Salute - l'iniziativa della comunità islamica di Sicilia sui temi dell'accoglienza è molto importante. Anche il nostro assessorato è da sempre impegnato su questo fronte».
Intanto la macchina dell'accoglienza non si ferma. E cerca nuove strategie
per intervenire sul territorio in modo sempre più capillare. «Incontri come quello organizzato a Santa Chiara - dice Abdelhafid - sono occasioni importanti per capire come andare avanti. Tutti devono fare la loro parte. Il fenomeno dell'immigrazione non si arresterà e noi dobbiamo essere pronti ad aiutare».


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