SI METTONO in fila, uno dietro l'altro, sperando di trovare il farmaco giusto, una cura o qualche parola di conforto per non vivere la malattia in solitudine. Nel centro polifunzionale della comunità di Sant'Egidio, in via Vallechiara, tutti i giovedì mattina decine di p ersone attendono il loro turno per ritirare un farmaco o per essere visitati da un medico, gratuitamente. La chiamano "povertà sanitaria". E' l'altra faccia della crisi, quella meno visibile ma sempre più diffusa che, anche a Genova, non conosce confine: colpisce gli stranieri come gli italiani, persone sole, spesso anziani, per cui curarsi è diventato un lusso che non possono più permettersi «Da gennaio a luglio, solo nell'ambulatorio, abbiamo visitato almeno cinquecento persone- racconta Roberta Graffione, responsabile del centro a pochi passi da piazza dellaNunziata-Un fenomeno in preoccupante aumento se si pensa che fino a qualche tempo fa l'assistenza era destinata achi aveva bisogno di un supporto a 360 gradi e viveva ai margini della società.
Era un'assistenza globale che andava ben oltre quella medica». Oggi, invece, almeno il 20 per cento delle visite coinvolge chi viene al centro esclusivamente per ricevere cure sanitarie diventate troppo costose. Tra loro c'è anche Giovanna C., genovese di 65 anni che con la sua pensione non poteva più curarsi «Vivo sola da molti anni, gli acciacchi sono molti e anche se la Asl mi passa buona parte delle medicine con quello che ho non posso più permettermi di comprare le altre - racconta muovendo nervosamente le mani - La dottoressa Daniela mi ha salvato la vita. Avevo iniziato a lasciarmi andare, mi sono trascurata. Se non fosse stato per la sua insistenza e preoccupazione non sarei più qui. Quei medici sono diventati i miei angeli custodi». Una storia figlia della crisi e di un malessere sociale destinato a crescere. «Vivere la malattia in solitudine è un dramma che accomuna tanti anziani ma spesso non si ha il coraggio di chiedere aiuto.
Ci si chiude in casa senza sapere che ci sono medici pronti ad aiutarti senza chiederti nulla e luoghi che garantiscono un supporto economico e psicologico a chi si trova in difficoltà». Richieste d'aiuto sempre più specifiche che hanno messo in moto una rete di assistenza medica diventata via via più efficiente, con la collaborazione di altre associazioni e molti volontari che si ritrovano tutte le settimane nell'ambulatorio a pochi passi dal centro. Non solo medici di base ma anche fisioterapisti e un gruppo di farmacisti della zona che sistemano i prodotti raccolti dal Banco Farmaceutico. «Eppure non bastano mai - continua Roberta Graffione - I farmaci come le vitamine, le pomate ginecologiche o per le micosi e i colliri che non sono coperte dal servizio sanitario sono quelli più richiesti e che facciamo più fatica a recuperare. Se poi consideriamo gli stranieri che non hanno più un lavoro e non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno la situazione è davverodrammatica. Per loro anche curare il diabete diventa un vero salasso economico».
Una rete che coinvolge anche i Cavalieri di Malta per le visite specialistiche, le più costose, mentre per i prelievi la comunità ha avviato un progetto con il movimento dei focolarini ma in città ci sono altri residi anche rivolti ai più piccoli come "Camici e pigiami" che garantiscono assistenza ai bambini clandestini che non hanno il medico di base.Ma il servizio più gettonato è quello fornito da un gruppo di ottici e oculisti ogni venti giorni, tanto da esserci una vera e propria lista d'attesa. Non solo visitano gratuitamente i pazienti ma forniscono occhiali, quasi nuovi, a costo zero. In pratica i volontari hanno organizzato una raccolta di vecchie montatura che si possono riutilizzare mentre gli specialisti si appoggiano alle grandi ditte per avere qualche agevolazione. Un sistema rodato quello della Comunità di sant'Egidio ma ancora insufficiente per risolvere un problema complesso e, per il momento senza fine, come la "povertà sanitaria".