"Morire di speranza": è il titolo, quasi provocatorio e ossimorico, del momento di preghiera comunitaria ecumenica che si è tenuto giovedì sera, alle 19, nella chiesa di S. Giuseppe a Palazzo, in via Cesare Battisti, organizzato dalla comunità di S. Egidio. in collaborazione con la chiesa valdese e gli uffici diocesani Migrantes e Caritas.
Ancora oggi molti uomini, donne, bambini, lasciano la propria terra nella speranza di raggiungere un luogo dove costruire il proprio futuro; sono talmente disperati da rischiare di mettere a repentaglio la loro vita pur di arrivare alle soglie della salvezza che l'Europa per loro e i propri figli rappresenta.
L'iniziativa, aperta a tutta la cittadinanza, è stata vissuta simultaneamente da Messina e Roma con oltre trenta realtà comunitarie sparse in tutta l'Italia, che per prima ha aperto la strada al progetto dei corridoi umanitari. Si tratta del frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani, cattolici e protestanti che prevede l'arrivo nel nostro Paese, nell'arco di due anni, di mille profughi da Libano, Marocco ed Etiopia.
«Con il progetto pilota d'intesa col governo italiano - hanno detto il responsabile della comunità messinese di S. Egidio, Andrea Nucita e il pastore valdese Rosario Confessore, durante la conferenza stampa, - sono già arrivati dal Libano nel nostro Paese, in tutta sicurezza, 280 rifugiati, in larga parte siriani». Un'alternativa ai viaggi della morte è quindi possibile attraverso i corridoi umanitari, che coniugano solidarietà e sicurezza e che presto dovranno essere adottati da altri Stati europei.
Obiettivo principale del progetto è evitare il traffico di esseri umani, le morti in mare, e far vedere che è possibile utilizzare altri canali d'ingresso che non siano le vie dei barconi della morte. Quello dei corridoi umanitari si collega al progetto Mediterranean Hope, nato all'inizio del 2014 su iniziativa della federazione delle chiese evangeliche d'Italia, in considerazione della drammaticità delle migrazioni via mare dai paesi del nord Africa, Africa subsahariana e Medioriente, verso le coste siciliane e, in particolare, dell'avamposto più meridionale dell'isola di Lampedusa. Questa progettualità è strutturata su unità strettamente correlate che riguardano da una parte l'accoglienza e dall'altra l'informazione e l'azione politica di denuncia delle violazioni dei diritti úmani dei migranti e della mancanza di norme in materia dei diritti d'asilo.
ra.ge
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