| December 4 2017 |
«Coltiviamo la fedeltà alla storia» |
Un centinaio di persone ieri alla marcia in ricordo degli ebrei deportati da Padova |
|
Un centinaio di persone hanno partecipato, ieri sera, alla marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei di Padova. Il corteo da Palazzo Moroni si è snodato per le vie del centro, attraverso il ghetto. La Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Padova celebrano la quinta edizione della marcia "Non c'è futuro senza memoria". Il 3 dicembre 1943 segna l'avvio di uno dei momenti più drammatici della storia di Padova: il prelevamento degli ebrei della città, in esecuzione dell'ordinanza n. 5 della Repubblica Sociale Italiana e l'apertura del campo di concentramento di Vo' Euganeo. Il 17 luglio 1944, i 47 internati del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono a casa. «È pericoloso dimenticarsi che enfatizzare le diversità porta alla violenza e alla povertà sociale, fino ad arrivare a gravi situazioni» ha detto il vice sindaco Arturo Lorenzoni, «non dobbiamo sottovalutare alcun segnale. Progressivamente e a ogni livello si sta facendo spazio una preoccupante aggressività verso il diverso. Dobbiamo tornare a investire sui valori».
Hanno partecipato alla fiaccolata donne, uomini e bambini portando cartelli con i nomi dei campi di concentramento. Mirko Sossai della Comunità di Sant'Egidio: «Quest'anno sentiamo in modo particolare l'esigenza di marciare. Mentre scompaiono gli ultimi testimoni, non possiamo dare nulla per acquisito: stiamo assistendo al riemergere di demoni che sembravano debellati. Oltre al terrorismo, manifestazioni di odio e di violenza. La marcia vuole assumere un valore civico, perché questa memoria non passi».
«Credo sia opportuno riqualificare questo tempo attraverso le virtù che ci insegnano a vivere» aggiunge Don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per la cultura e l'ecumenismo, «dobbiamo seguire la virtù della perseveranza, restare nel tempo. È facile relegare il passato e fuggire in avanti: abbiamo a che fare con segnali scandalosi, a bassi e alti livelli, concessi e taciuti. Bisogna perseverare e fare memoria di queste tragedie razziste. Dobbiamo coltivare la fedeltà alla storia e alle verità. Essere cristiani vuol dire non avere nostalgia del passato e impegnarsi nel presente per un futuro diverso».
e.f.
|
|
|