La missione del ministro Alfano a Bruxelles è stata caricata di aspettative. L`interlocutore europeo era una commissaria uscente, Cecilia Malmstrom, che non poteva molto. Rilevante è, attraverso Frontex Plus (nuova edizione di Frontex), il riconoscimento di una qualche responsabilità europea verso le frontiere mediterranee dell`Italia. Ma non ci sono molti altri risultati. C`è una questione decisiva: Frontex Plus sostituirà Mare Nostrum? Se così fosse, sarebbe un`inaccettabile ritirata: Mare Nostrum pattuglia quasi fino alle coste libiche. Ha salvato 113 mila persone in dieci mesi. Ha tratto in arresto più di 500 scafisti. È l`onore dell`Italia. Se finisse, sarebbe una catastrofe. Bisogna invece allargare la responsabilità dell`Unione, dibattendo con la nuova Commissione e i Governi. È una priorità europea, perché ormai parte della Ue "confina" con aree di guerra. Non è un problema solo di alcuni Stati!
Stiamo vivendo una «terza guerra mondiale», ha detto papa Francesco. La Libia è in fiamme (non era solo Paese di transito ma di impiego per rifugiati ed emigrati). Da Siria e Iraq si muovono centinaia di migliaia di persone. Il Libano tracolla con milioni di rifugiati siriani. La Turchia ospiterà entro l`anno un milione e mezzo di siriani, senza contare gli iracheni del Nord. Questi sono giunti in 700 mila nel piccolo Kurdistan. L`Italia e i Paesi europei dovranno fare spazio a questo popolo che fugge dalla guerra. Peraltro l`aumento degli sbarchi in Italia non ha comportato la crescita delle domande d`asilo.
UNA MISSIONE EUROPEA. Il mondo è cambiato. Oggi s`impone una nuova responsabilità verso un conflitto che deborda le frontiere del singolo Paese. Non si deve rinunciare in nessun modo a Mare Nostrum, ma lottare perché divenga una missione europea. Non si può arretrare. L`operazione costa alla Marina nove milioni al mese. Meglio spesi di quando davamo i finanziamenti a Gheddafi perché trattenesse rifugiati e migranti in condizioni incredibili. Soprattutto ci vuole una visione mediterranea del problema dei profughi. Innanzitutto in Libia, dove bisogna segnare una presenza umanitaria in mezzo al caos. Poi si deve interagire di più con la riva sud del Mediterraneo e con alcuni Paesi africani. Perché i rifugiati sono la punta di un iceberg drammatico di guerre, violenza, miseria. È il nostro compito: condividere tanta sofferenza attorno a noi.