Il ruolo delle Nazioni Unite è fondamentale «nel mondo di oggi, dove assistiamo a sempre più conflitti, dove - come ha affermato papa Francesco -"assistiamo a una terza Guerra mondiale combattuta a pezzi", con crimini, massacri e distruzioni».
Il professor Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, è certo che il raggiungimento delle pace necessita dell'impegno dell'organizzazione mondiale. «Se in passato se ne era discusso il ruolo, oggi è sempre più chiaro che l'Onu debba essere sostenuta, non solo dagli Stati, ma anche dai popoli, per creare quella sinergia positiva per liberare il mondo dalla guerra».
Ecco perché, una delegazione della Comunità di Sant'Egidio guidata da Impagliazzo si è recata ieri al Palazzo di Vetro di NewYork per incontrare il vice segretario generale per gli affari umanitari Valerie Amos e il segretario generale Onu Ban Ki-moon, e rafforzare la collaborazione. Tra i temi discussi con Ban Ki-moon, in primo piano è stata la moratoria sulla pena di morte e la necessità che venga approvata la risoluzione che verrà messa ai voti dell'Assemblea generale il mese prossimo. Oltre proprio all'impegno delle Nazioni Unite per la soluzione dei conflitti, con una approfondita discussione sul ruolo delle religioni per il raggiungimento della pace.
In tale ottica, la Comunità di Sant'Egidio ha informato Amos delle campagne umanitarie attivate soprattutto in Africa così da sostenere la fiducia delle comunità religiose - tra cui «quelle musulmane» - e dell'iniziativa "Salvare Aleppo" per la demilitarizzazione della città siriana sotto assedio. Si cerca di farne «la città simbolo della convivenza religiosa» - dice ancora Impagliazzo - e della cultura mondiale «così che si possa evitare l'etnocidio» e che diventi una seconda Mosul, la città irachena dove lo Stato islamico ha forzato alla fuga tutti coloro che non si conformano alla loro limitata interpretazione dell'islam.
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