«E' il viaggio della riconciliazione»: così il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, vede la prossima visita pastorale di Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti. Un viaggio che si presenta «difficile», come sono state sempre le visite dei pontefici sul suolo americano. Ma Bergoglio non andrà come «caballero», piuttosto come messaggero di «pace».
Riccardi, in una conversazione con l'Ansa, ripercorre i viaggi degli altri Papi nel continente americano. «Il viaggio di Montini, cinquant'anni fa, fu un'avventura», sottolinea Riccardi che su quel momento storico ha scritto un libro ("Messaggio al mondo, Paolo VI all'Onu"), che verrà pubblicato proprio nei prossimi giorni. «Furono complessi i viaggi di Giovanni Paolo II» e anche ora il viaggio di Francesco «presenta parecchie componenti di difficoltà: l'ecologia del Papa non piace ad alcuni ambienti americani; il fatto che non sia un crociato pro-life non piace ai cattolici pro-life; i vescovi americani non erano molto favorevoli a Obama, ma Bergoglio ha realizzato con Obama quell'importante accordo. Qualcuno dice che la mela era matura ma nessuno aveva avuto il coraggio e l'intelligenza di fare cadere quella mela».
Riccardi evidenzia poi che è il primo Papa latino-americano che va negli Stati Uniti, «un Papa che viene da fuori, ma anche da dentro, perché non dimentichiamo che i latinos sono una grande componente della vita americana, come lo spagnolo è la seconda lingua. Arriva il Papa dei cattolici ma anche il Papa dei latinos, e giunge attraverso Cuba. Non c'è il gioco della contrapposizione, c'è invece un passo di riconciliazione». Il Papa non vede gli statunitensi come i «gringo» e dunque non sarà il «caballero": «con un approccio molto umile ha detto che vuole entrare nella loro storia, capirla».
Ma «non diamo per scontata - è l'invito del professor Riccardi - la tappa di Cuba. Pensiamo che il nuovo presidente Castro è amico del Papa e immaginiamo l'Isola come un "Vaticano bis"».
Manuela Tulli
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