| 18 Agosto 2016 |
Dopo San Pietroburgo |
L''Europa rilanci un progetto per l'Oriente |
Assieme a Turchia e Russia per cercare la pace in Siria |
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Il primo viaggio di Erdogan all'estero, dopo il tentato golpe, è stato in Russia. A San Pietroburgo ha incontrato Putin in un palazzo imperiale che porta il nome di Costantino (un granduca russo). L'incontro è un messaggio. Erdogan accusa gli occidentali di tiepidezza se non di complicità per il recente golpe. Respinge le insistenze occidentali delle ultime settimane sui diritti umani e contro la pena di morte. Parla di emergenza e di attentato alla democrazia turca, che spiegherebbero queste misure.
Non sono solo fatti contingenti. Pesano le distanze accumulate nel processo di negoziazione per l'ingresso di Ankara nell'Unione, in cui si è vista la diffidenza di molti Paesi europei verso la Turchia. Eppure, Erdogan ha annullato il ruolo dei militari nel sistema tur co (un vero contropotere fino a ieri) in nome dell'avvicinamento all'Europa. E questa, oggi, ha bisogno della Turchia per frenare l'afflusso dei profughi. Sì, il viaggio del presidente turco a San Pietroburgo è un messaggio: la Turchia, nonostante sia membro della Nato, si sente libera nelle sue scelte. E i Paesi europei sono imbarazzati e diffidenti di fronte al modo di governare del presidente turco.
A San Pietroburgo, però, non c'è stata un'inversione di posizioni, quasi un patto d'Oriente contro l'Occidente. Tra Russia e Turchia, i rapporti sono storicamente difficili. Mosca cercava l'accesso al Mediterraneo, mentre i turchi controllavano il Bosforo (diritto riconosciuto nel 1936 al Governo di Ankara). Non si dimentichi che la strage degli armeni - cent'anni fa - fu motivata dall'accusa a questi ultimi di collaborare con i russi contro l'impero ottomano. Una storia di conflitti che, nel secondo dopoguerra, fece della Turchia un bastione Nato contro l'Urss, con importanti istallazioni missilistiche. Né si scordi che in Siria, oggi, Mosca e Ankara sono su diverse posizioni: la prima sostiene a spada tratta Assad che, invece, è il nemico della Turchia, la quale però teme la creazione in Siria di uno Stato dei curdi che sul terreno sono alleati dei russi contro l'Isis. La storia pesa e non è a favore di un patto d'Oriente tra Mosca e Ankara. Tuttavia nuove esigenze premono, tra cui il Turkish Stream, che consentirebbe di portare 31 miliardi di metri cubi di gas in Europa meridionale saltando l'Ucraina (fatto mal visto dagli Stati Uniti). E poi Ankara vuole l'alleggerimento delle sanzioni russe.
La visita di Erdogan è un fatto politico di rilievo. Putin è attento, ma l'alleanza d'Oriente è un processo possibile, non un affare fatto. L'Europa ora deve affrontare un passaggio stretto tra la necessità di non perdere alleati sul Mediterraneo e la vigilanza sui diritti umani in un Paese Nato. Un'alternativa difficile, cui si può rispondere solo rilanciando un grande disegno europeo verso Oriente. Verso la Turchia, quando la situazione si stabilizzerà. Verso la Russia, soprattutto cercando insieme la pace in Siria.
Andrea Riccardi
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