Di tutta la scia di violenza che ha attraversato l'Europa in questa nuova stagione di terrorismo, l'uccisione sull'altare di Don Jacques Hamel ha profondamente scosso perché a essere colpito è un simbolo religioso: una Chiesa nella periferia di Rouen. Ma leggere questi fatti secondo la chiave interpretativa della guerra di religione sarebbe assecondare l'obiettivo dei terroristi, ossia rappresentare l'Islam nel suo complesso come ostile e al contempo legittimarsi come nemico dell'Occidente. Lo ha detto con forza Papa Francesco, ribadendo la posizione che la Chiesa ha sempre sostenuto a partire dall'11 settembre 2001: non c'è guerra di religione.
La Chiesa francese in questi anni non ha ceduto a letture semplificate e ha saputo distinguere tra il radicalismo estremista e la maggioranza dei musulmani. Ma se poi si combatte una guerra contro Daesh in Siria e in Iraq, è importante precisare che il terrorismo in Europa è qualcosa di diverso: così, non l'opzione militare ma altre sono le misure necessarie per contrastare la minaccia. Di fronte al populismo, va detto con forza che non vi è connessione tra l'afflusso di rifugiati e la violenza di matrice jihadista: i terroristi sono invece tra di noi. Sono giovani di origine musulmana, spesso nati o cresciuti in Europa, ma anche giovani «convertiti» dell'ultimo minuto, svuotati, delusi che si radicalizzano e che nell'Isis trovano una causa per cui combattere. Olivier Roy ha parlato di una rivolta giovanile e nichilista. Ecco perché occorre avviare una riflessione seria anche in Italia sulle derive estremiste che possono trovare terreno fertile in realtà marginali.
Di fronte alla violenza, è il tempo di una responsabilità condivisa: nel favorire l'incontro e l'integrazione. Le religioni possono svolgere un compito importante. Papa Francesco ha sottolineato che «tutte le religioni vogliono la pace. La guerra, la vogliono gli altri». E da Cracovia, prima di fare ritorno in Francia, l'arcivescovo di Rouen, Dominique Lebrun, ha detto «la Chiesa non può imbracciare altre armi che la preghiera e la fraternità».
Per questo, la Comunità di Sant'Egidio che ha indetto per oggi 29 luglio una giornata di digiuno e preghiera, si riunisce, ovunque in Europa, per pregare per la pace e per la fine di ogni violenza, ricordando Don Jacques Hamel e tutte le vittime del terrorismo. A Padova la preghiera si terrà alle ore 19.00 presso la Chiesa dell'Immacolata in via Belzoni, 71.