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9 Lipiec 2017

Quel pane recuperato per le mense dei poveri

A Roma l'iniziativa di associazioni e imprese

 
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I furgoncini bianchi si danno appuntamento al quartiere Ostiense. Alla sede delle Acli, Lidia Borzi consegna ai volontari del programma «Il pane a chi serve 2.0» una cartina con decine di segni rossi. Sono i panifici che gratuitamente forniscono il pane invenduto nella giornata. Entro poche ore sarà sulle tavole di mense, ostelli e refettori di associazioni che a Roma si occupano di povertà. «Per contrastare lo spreco alimentare abbiamo mappato forni e organizzazioni che hanno bisogno di aiuto», spiega Borzi mentre indica su una mappa i «legami solidali a chilometro zero». Di briciola in briciola, come Pollicino, in un anno si sono recuperati 200 milioni di euro e adesso da Roma il modello, premiato per «l'impegno d'impresa nel bene comune» al Festival della dottrina sociale a Verona, viene esportato dalle Acli a Genova e Bologna. «Abbiamo organizzato un circuito virtuoso di Welfare dal basso facendo incontrare la concretezza della lotta alla povertà con la responsabilità sociale dí impresa», aggiunge.
Al recupero del pane si aggiunge la sensibilizzazione attraverso incontri, conferenze e presentazioni nelle fiere, nelle scuole, nei municipi e sui social network per «promuovere nuovi modelli educativi e sociali» ed «educare alla prevenzione e allo stile di vita sobrio». In questo modo, racconta Borzi, si supera l'assistenzialismo e si crea un effetto moltiplicatore di solidarietà grazie alla messa di rete di realtà che contrastano la povertà. Attorno alla riduzione dello spreco si sviluppa un movimento di volontariato che si estende ad altre categorie merceologiche: dai pasti nei dormitori per indigenti alla distribuzione dei sacchetti di cibo alla stazione Termini e lungo via della Conciliazione. Un aiuto è arrivato dalla legge 166 che un anno fa ha introdotto agevolazioni e sgravi fiscali alle attività che donano alimenti.
«Ora i prodotti della panificazione posso essere donati entro ventiquattro ore dall'uscita dal forno e ciò salva grandi quantità di pane fresco invenduto», osserva Borzi. Spreco e bisogno alimentare si incontrano ai centri e alle mense per i poveri di 
Sant'Egidio. Nel 2007 su dieci ospiti uno era italiano, oggi il rapporto è tre ogni dieci. «Durante la crisi sì sono triplicati gli italiani bisognosi di cibo frequentatori delle nostre mense - sottolinea Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità -. In un decennio anche nei nostri centri di distribuzione di generi alimentari e vestiti gli italiani si sono triplicati. Si tratta per lo più di over 65. Nel solo centro di Trastevere distribuiamo 5 tonnellate di cibo a settimana (generi alimentari di diverso tipo, dalla pasta, al pomodoro allo zucchero) per un totale di 40 mila pacchi l'anno».
Le cene distribuite alla mensa di via Dandolo sono state 92.000 nel 2016. Nello stesso anno le cene distribuite per strada da 
Sant'Egidio sono state oltre 112.000 in 21 quartieri di Roma e in 5 Comuni della sua provincia (Civitavecchia, Fiumicino, Nettuno, Santa Marinella, Tivoli). Oltre a Roma la distribuzione di pacchi alimentari avviene in numerose altre città italiane (in particolare a Genova e Messina) per un totale di circa 200 tonnellate di cibo nel 2016. Il 10% è frutto del recupero di sprechi di frutta e verdura tramite accordi con alcuni mercati ortofrutticoli. Un'altra parte viene da supermercati e negozi, dalle donazioni dì alcuni commercianti e, in certi periodi dell'anno, dalla raccolta effettuata dai volontari, come nella campagna «un chilo di solidarietà», cioè la proposta a chi viene a fare la spesa di fare un chilo di spesa in più per chi ha bisogno all'ingresso dei supermercati.
Una campagna straordinaria di raccolta viene effettuata per il Natale: lo scorso 25 dicembre sono stati messi a tavola oltre 40 mila poveri in Italia (il banchetto più conosciuto si svolge nella basilica romana di 
Santa Maria in Trastevere). Si calcola che siano oltre 4 milioni gli italiani che hanno bisogno di sostegno alimentare quotidiano o saltuario. Di questi 1,2 milioni sono bambini. «Oltre al grande spreco della distribuzione alimentare, c'è anche quello delle famiglie: il segreto per combatterlo è fare rete - precisa Zuccolini -. Solo così si spiega il fatto che i nostri pranzi di Natale con i poveri siano tutti autofinanziati, con doni in natura o denaro per acquistare il cibo e organizzare le tavolate. La gente vuole aiutare ma spesso non sa cosa fare del proprio superfluo e a chi rivolgersi. Se trova una risposta entra volentieri in questa rete di solidarietà».


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