L'«Onu delle religioni» da ieri a domani vede riuniti ad Assisi cinquecento leader religiosi e uomini di cultura, e sei premi Nobel per la pace, a riflettere sul tema "Sete di pace, religioni e culture in dialogo": un summit per impegnarsi, e impegnare i propri seguaci, a fare ogni sforzo affinché non la guerra ma la volontà di riconciliazione sia la cifra di questo nostro tempo.
Ieri ha portato il suo saluto ai partecipanti il presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella; e domani l'intera giornata sarà legata alla presenza e ai discorsi di papa Francesco che arriverà ospite nella città del Poverello. Anticipando in qualche modo quello che dirà, ieri all'Angelus Bergoglio ha annunciato: "Martedì mi recherò ad Assisi per l'incontro di preghiera per la pace, a trent'anni da quello storico convocato da san Giovanni Paolo II [nel 1986, il primo della serie].
Invito le parrocchie, le associazioni ecclesiali e i singoli fedeli di tutto il mondo a vivere quel giorno come una Giornata di preghiera per la pace. Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace in questa guerra che è dappertutto nel mondo. Ognuno si prenda un tempo, quello che può, per pregare per la pace".
L'iniziativa, per tenere vivo lo "spirito di Assisi" innescato da papa Wojtyla trent'anni fa (quando il mondo era ancora diviso in due blocchi contrapposti, uno dominato dagli Usa e uno dall'Urss), è delle famiglie francescane e della Comunità di Sant'Egidio, che hanno organizzato l'evento, invitando ad esso, oltre al papa, i leader delle maggiori Confessioni cristiane (dal patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, all'arcivescovo di Canterbury e primate anglicano, Justin Welby, ad alti esponenti del mondo ebraico).
Ma particolarmente nutrita - rispetto a precedenti edizioni - è la rappresentanza del mondo musulmano: 26 delegazioni, di vari paesi, e di diverse correnti che - si prevede ancora una volta ribadiranno che l'Islam è religione di pace, e che quanti, in suo nome, compiono orrendi atti di terrorismo, strumentalizzano impudentemente il messaggio proclamato dal profeta Muhammad e, in definitiva, lo tradiscono.
La storia straripa di credenti che, in nome della pretesa verità o supremazia della loro religione, fosse il Cristianesimo o l'Islam, hanno compiuto violenze tremende.
Oggi, tuttavia, sembra crescere ovunque la consapevolezza che invocare il nome di Dio per sostenere la guerra e benedire la violenza (come per citare un esempio - fa il Califfato in mano all'Isis/Daesh), è bestemmia e sacrilegio.
Ricordando lo slancio profetico per la pace e la fratellanza, che otto secoli fa animò frate Francesco, il singolare Onu delle religioni da Assisi vorrebbe dunque lanciare al mondo un messaggio di pace. Al quale, poi, dovrebbero seguire gesti concreti e audaci, che spingano i seguaci delle varie religioni a purificare, se necessario, la propria, da ogni violenza teologica e da ogni giustificazione di violenze compiute un tempo lontano o ai nostri giorni.
Luigi Sandri
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