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UNA CULTURA DELLA CONVIVENZA Di fronte all'agitarsi di sentimenti xenofobi nella nostra società e nelle società europee, Sant'Egidio si pronuncia in favore della cultura della convivenza, parla di pace con gli "stranieri, nostri fratelli" e sottolinea l'aspetto drammatico di un'immigrazione che proviene da zone di guerra, oltre che di grande povertà. La guerra torna così a divenire una realtà prossima alle nostre società europee opulente, che hanno dimenticato i drammi del passato e guardano con distrazione a quelli di oggi. Il Sud del mondo, con il suo carico di dolori, giunge sotto casa. Non lontano dai nostri confini affiora il dramma della "casa del vicino che brucia". E' la dote che i numerosi rifugiati portano con sé: storie di chi ha dovuto abbandonare tutto e affrontare le incognite di un viaggio pericoloso verso terre dove c'è la pace. La comunità se ne fa carico, lavorando per l'accoglienza agli immigrati e trasmettendo la proposta di una società pacifica nelle città europee, così come alle giovani generazioni. Si tratta dell'educazione alla cultura della coabitazione e dell'integrazione, fondata sui valori della convivenza e della pace. Per questo il movimento creato da Sant'Egidio con le comunità straniere porta significativamente il nome di "Genti di pace". La convivenza è una sfida anche immediatamente a sud dell'Europa, nel Mediterraneo. Dai paesi che si affacciano su questo mare giungono immigrati e notizie di conflitti vecchi e nuovi. Sant'Egidio vi ha costruito una fitta rete di amicizie e solidarietà, specie nel mondo ecclesiale e delle religioni. Mediterraneo significa Medio Oriente, con la presenza delle antiche chiese cristiane da cui il Vangelo è giunto in Occidente. Si tratta di un debito che Sant'Egidio sente con forza e vive nell'amicizia con i cristiani di quelle terre. Mediterraneo vuol dire anche Maghreb, da dove provengono molti stranieri presenti in Europa e dove sono accesi pericolosi focolai di tensione e di crisi. Infine Mediterraneo indica mondi diversi, come quello balcanico. Dalla sua sponda sud si percepisce la non lontana presenza dell'Africa. Luogo di incontro e di frattura, di coabitazione e di scontro allo stesso tempo, il Mediterraneo possiede una civiltà unitaria ma è anche il punto di contatto con l'Islam e con il più vasto Sud del mondo. Su questa frontiera difficile la Comunità di Sant'Egidio da anni ha costruito dei ponti di dialogo interreligioso e operato per la pace. E' un impegno che si è sviluppato anche sul terreno dei conflitti, come in Libano, in Terra Santa e in Algeria, con una particolare attenzione alle minoranze cristiane. Nei primi anni Ottanta avviene l'incontro con la guerra in Libano, attraverso l'amicizia con i cristiani d'Oriente. Di fronte alla crisi della coabitazione, Sant'Egidio si dispone ad alcune iniziative umanitarie, come l'accoglienza di alcune decine di anziani profughi della battaglia dello Chouf (nei pressi di Beirut) che resteranno a Roma ospiti della Comunità, per quasi quattro anni. Nel 1982 Sant'Egidio ospita nella sua sede romana un incontro tra il patriarca Maximos V della Chiesa melchita e il leader druso, Walid Jumblatt, per negoziare la sospensione dei combattimenti attorno al villaggio di Deir el Khamar. Avviene così la liberazione di circa tremila cristiani intrappolati dagli scontri. Nel 1986 una richiesta di aiuto giunge dalla minoranza cristiana caldea e assira dell'Iraq, coinvolto nella sanguinosa guerra con l'Iran. dopo un paziente lavoro di rapporti con le autorità dei paesi limitrofi, Sant'Egidio invia una missione che resterà nella zona di confine tra Iraq e Turchia per mesi e porterà a termine la liberazione e il passaggio in Occidente di varie centinaia di profughi caldei. Contemporaneamente la comunità lavora in Medio Oriente alla questione dei profughi, in particolare cristiani, e viene interessata a varie trattative per la liberazione di ostaggi. |
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