Il Salone dei Cinquecento sorge nell’area di un vasto ambiente costruito alla fine del XV secolo per accogliere le adunanze del Consiglio della Repubblica fiorentina, in sostituzione dell’attigua sala, oggi detta dei Duecento, che svolgeva quella funzione da quando i Priori e il Gonfaloniere di Giustizia avevano preso alloggio nel Palazzo. Nel 1494 i fiorentini avevano cacciato i Medici dalla città e, su suggerimento di fra’ Girolamo Savonarola, avevano proclamato una nuova Repubblica che prevedeva l’ampliamento della partecipazione al governo attraverso l’istituzione di un Gran Consiglio composto da più di tremilatrecento cittadini. Anche se la partecipazione fu poi ridotta a mille membri che, come ricorda il nome moderno della sala, si riunivano a rotazione in gruppi di cinquecento, la riforma rese necessaria la costruzione di una nuova aula più capiente della precedente, su modello di quella del Consiglio Maggiore della Serenissima Repubblica di Venezia. La “Sala Nova”, costruita da Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, con la collaborazione di altri architetti, e già in uso nel 1496, occupava lo stesso spazio dell’attuale Salone, ma era più bassa di circa sette metri, con finestre su tutti i lati, un altare sulla parete ovest e, dalla parte opposta, una tribuna per la Signoria, affiancata da due porte che conducevano al Segreto, la stanza degli scrutini, e allo Specchio, dove si tenevano i registri dei debitori della Repubblica. Tutte le volte che i Medici tornarono al potere la Sala Grande venne declassata ad alloggio delle guardie, finché Cosimo I non si recò a risiedere nel Palazzo nel 1540 e la trasformò nel fastoso Salone che vediamo oggi, luogo delle udienze pubbliche del duca e fulcro della celebrazione della sua gloria. I lavori di ristrutturazione e decorazione della sala si protrassero fino al 1572, sotto la direzione prima di Baccio Bandinelli e Giuliano di Baccio d’Agnolo e poi di Giorgio Vasari. A quella data la corte si era già trasferita nella nuova reggia di Palazzo Pitti, ma i successori di Cosimo I avrebbero continuato a usare il Salone di Palazzo Vecchio per le feste e le cerimonie solenni e, di conseguenza, ad arricchirne l’apparato ornamentale. Quando la città insorse contro gli Asburgo-Lorena nel 1848, nel segno della tradizione, il Corpo Legislativo Toscano si adunò nel Salone dei Cinquecento, tra le tribune e gli addobbi realizzati per l’occasione dall’architetto Giuseppe Martelli. Parte di quell’allestimento poté essere riutilizzato quando nella sala si tenne l’Assemblea Toscana il 1° agosto 1859. Ma fu soprattutto negli anni di Firenze capitale del Regno d’Italia, tra il 1865 e il 1871, che il Salone tornò a svolgere la sua originaria funzione di aula parlamentare, ospitando le sedute della Camera dei Deputati nello scenario di una sorta di anfiteatro posticcio realizzato da Carlo Falconieri. Nel secolo scorso il Comune ha restituito al Salone la magnificenza dell’epoca granducale rendendolo parte integrante del percorso di visita dei Quartieri Monumentali di Palazzo Vecchio, senza tuttavia rinunciare a utilizzarlo anche come sede di cerimonie e manifestazioni importanti, con riguardo alla sua tradizionale funzione di centro della vita pubblica fiorentina.
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