Comunità di S.Egidio

Roma 10 aprile 2001, Basilica di San Giovanni in Laterano
Preghiera in memoria dei "martiri" del nostro tempo



Omelia pronunciata da S.E. il card. Roger Etchegaray.


Ges� rispose: "E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verit�, in verit� vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserver� per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, l� sar� anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorer�. Ora l'anima mia � turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificher�!". 
(Gv 12, 23-28)


Werner Sylten, pastore luterano di origine ebraica, nel campo di Dachau divenne riferimento per i compagni di prigionia, consolando, pacificando gli altri. In quanto pastore fu oggetto di maltrattamenti da parte delle SS fino allo stremo. Venne portato nell'infermeria, dove lo attendeva una morte sicura. Ci � rimasta una delle sue preghiere nel lager: " O Dio mio , anche nelle tenebre della nostra vita presente, possano la miseria e la solitudine non essere invano. Strappaci all'angoscia e alla paura. Fatti trovare sulla croce. Vieni vicino a noi e salvaci".

Il mistero dell'iniquit�, fratelli e sorelle ha trovato nella storia del secolo trascorso tanti varchi, e troppe volte ha sfigurato l'immagine dell'uomo, cercando di abbrutirlo, negandogli la dignit�, annientandone la fede, spezzando il suo rapporto con Dio, uccidendo in lui le risorse di bene e poi il corpo.

Eppure, dal profondo dell'abisso si sono accese delle luci di speranza, di resistenza al male come diceva Bonhoeffer. Si sono levate delle voci, che non hanno smesso di parlare con Dio, che non hanno cessato di lottare nello sfinimento e nella debolezza: uomini, donne, che hanno provato angoscia e paura, ma che non hanno salvato la propria vita a costo di perderla. "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserver� per la vita eterna" (Gv 12, 25). Questi nostri fratelli e queste nostre sorelle non hanno amato la loro vita, pi� delle scelte di amore e di fede che l'hanno resa feconda. In loro infatti, la vita ha significato anche scelte di amore, di carit�, di fedelt� a Cristo e alla sua Chiesa. A tutto questo non hanno rinunciato per salvare se stessi. Sono i testimoni della fede, martiri contemporanei. A tutti loro siamo debitori. Anzitutto della memoria. Descrivendo la "forza debole" che da essi promana, il prof. Andrea Riccardi - si trova in Africa in questi giorni - ha scritto a questo proposito - lo cito volentieri: "La memoria del martirio nel Novecento, innesca un processo nella coscienza cristiana che porta verso una pi� ricca comprensione dello stesso messaggio evangelico". E nel cuore della Settimana Santa, sono proprio questi testimoni della fede a prenderci per mano, a guidarci verso il mistero della nostra salvezza. 

Con loro infatti, ripetiamo fiduciosi: "Fatti trovare sulla croce. Vieni vicino a noi e salvaci". Lo ripetiamo, in questa prima Pasqua del Millennio che si apre. Il nostro sguardo, nella preghiera, corre ai confini della terra. Ci sembra di ascoltare la voce di migliaia e migliaia di pastori, di laici, di religiosi, di religiose. Dall'Africa, dall'Asia, dagli angoli pi� remoti delle Americhe o dell'Europa, dove si soffre, dove si muore, vi sono cristiani che amano, che resistono, che vincono con il bene il male. Dio li ha suscitati tra i suoi figli ortodossi, cattolici, evangelici, anglicani. 

Ascoltiamoli: ci aiuteranno a comprendere il senso delle Beatitudini evangeliche: ci aiuteranno a capire che c'� pi� gioia nel dare che nel ricevere, che si pu� essere poveri in spirito eppure forti davanti ai grandi della terra. Ascoltiamoli: ci mostreranno la forza di pace e di riconciliazione, anche di fronte a conflitti terribili. L'altro mese mi trovavo nel Ruanda. Anche l� tanti cristiani fanno , dopo il genocidio, un cammino vero verso la riconciliazione. Ascoltiamoli, non distogliamo il nostro sguardo, quando ci appariranno feriti, sconfitti, torturati: a loro appartiene il Regno di Dio. Ascoltiamoli, perch� loro per primi hanno ascoltato e accolto il Signore della vita, quando era povero, piccolo, indifeso, carcerato, affamato.

Pellegrini verso la meta ultima, hanno attraversato le regioni del dolore, quelle pi� note e tragiche della storia recente. Hanno attraversato le regioni del dolore, ma hanno tracciato una geografia della "martyria", superando i confini etnici, confessionali, tribali, culturali, equipaggiati del bagaglio della fede e della carit�. Nella difficolt� hanno custodito il segreto della fiducia che fu anche del salmista, anch'egli pellegrino fra i pericoli, in cammino verso Gerusalemme: "Beato chi trova in te la sua forza...Passando per la valle del pianto la cambia in sorgente" (Sl 84, 6-7). Si: nei martiri contemporanei c'� il germe della vittoria, della Pasqua: quando trova radici nei cuori trasforma le valli del pianto, in sorgenti di vita, di consolazione, di resurrezione.

Cari amici, non posso non ricordare uno dei momenti pi� alti, pi� significativi dell'Anno Santo: quella splendida commemorazione ecumenica che ci ha raccolti al Colosseo. Al termine della sua omelia, il Papa Giovanni Paolo II, ripeteva: "Resti viva, nel secolo e nel millennio appena avviati, la memoria di questi nostri fratelli e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa di generazione in generazione, perch� da essa germini un profondo rinnovamento cristiano! Sia custodita come un tesoro di eccelso valore per i cristiani del nuovo millennio e costituisca il lievito per il raggiungimento della piena comunione di tutti i discepoli di Cristo".

Sono profondamente grato alla Comunit� di Sant'Egidio, che oggi, come negli anni passati, si � adoperata con passione per trasmettere questa memoria, rendere grazie e insieme accogliere l'eredit� preziosa, quel "tesoro di eccelso valore", che tanti - penso ai religiosi e religiose presenti, come ai fratelli delle altre confessioni - custodiscono con amore perch� divenga patrimonio di tutti. Questo tesoro risplenda e illumini il nostro futuro, mentre Ges� stesso ci ricorda: "In verit�, in verit� vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". 

Amen

 


Home page

Previous page