CONVEGNO SULLA CITTADINANZA
Nuovi
cittadini per l'Italia
14
dicembre 2004
Hotel Nazionale - Sala Cristallo
Piazza Montecitorio
Documentazione
I minori figli di immigrati in
Italia: una realt�
Su circa 2.200.000 stranieri
regolarmente presenti in Italia, i minori sono il 20%, pari
quindi a circa 440.000.
Si tratta di un dato che negli ultimi anni si � consolidato e
fa s� che la popolazione immigrata abbia una media di et� di
30 anni, inferiore di circa 11,7 anni rispetto a quella
italiana.
Questi 440.000 sono in maggioranza nati in Italia. Attualmente
sono 246.058 i minori nati nel nostro paese da genitori
stranieri; altri 198.000 circa hanno invece raggiunto il nostro
paese insieme ai loro genitori per risiedervi stabilmente. E'
meno dell'1 per cento della popolazione italiana, nel complesso.
Contemporaneamente, � un dato di grande rilievo il fatto che i
nati in Italia da genitori immigrati sia lo 0,5 per cento
dell'intera popolazione nazionale.
Questa presenza sta cambiando il panorama umano e culturale
delle nostre citt� e delle nostre scuole : in alcune province,
come ad esempio Brescia o Milano, su 100 nuovi nati
rispettivamente 23 e 19 sono figli di stranieri. Nell'ultimo
anno scolastico si sono iscritti alle scuole pubbliche o private
282.683 minori stranieri, il 3,5% del totale della popolazione
scolastica. Si tratta di minori molto giovani: il 40% frequenta
la scuola primaria, in alcune province come Prato o Mantova le
presenza di minori stranieri nelle scuole � ormai quasi al 10%.
Si tratta di persone che qui nascono e vivono gli anni centrali
della formazione della loro persona: parlano italiano, hanno
amici italiani, si sentono italiani. Sono una generazione-ponte
naturale, fortemente attratta da valori, cultura, stili di vita
del nostro paese. La loro permanenza nello statuto di
"straniero" favorisce nel tempo la discriminazione, �
una spinta a rinchiudersi nel "comunitarismo", riduce
di molto l'efficacia di integrazione della scuola e della vita
in Italia, aumenta la precariet� e la divisione sociale, �
veicolo di diffidenza e non di integrazione: contro gli
interessi nazionali.
La situazione attuale: nella
societ� e nella legislazione
I minori figli di immigrati,
anche se nati in Italia, non sono considerati italiani e non
hanno alcuna possibilit� di divenirlo prima di raggiungere la
maggiore et�. Si tratta di un'occasione perduta, perch� mette
a dura prova il desiderio di essere italiani, contrastato nei
fatti nell'et� della crescita e della formazione dei valori e
dell'immaginario. Di fatto si prolunga a dismisura l'incertezza
nella fase della vita decisiva per la formazione delle
identit�, riducendo la possibilit� di accrescere il numero di
nuovi cittadini davvero inseriti e profondamente integrati nella
societ� italiana. Spesso, anche il diritto alla richiesta di
cittadinanza con la maggiore et� � difficilmente praticabile,
allo stato attuale delle cose. Basta che la residenza sia stata
interrotta per un breve periodo e i termini decorrono dal
momento dell'interruzione o vengono disattesi per sempre.
Con l'attuale legislazione in tema di cittadinanza - una delle
pi� restrittive d'Europa - c'� un'intera generazione di minori
che cresce e rischia di restare straniera nel paese in cui �
nata, si � formata, progetta di restare per sempre. Ovviamente
rimanendo straniera anche per il paese e la cultura del paese di
provenienza dei propri genitori. Stranieri nel proprio paese:
non � un grande successo per una societ� dalle forti radici
culturali come l'Italia, che rischia di non utilizzare al meglio
il potenziale umano di cui dispone - in assenza di una nuova
iniziativa come la cittadinanza per i bambini nati in Italia .
Occorre spostare dallo ius sanguinis allo ius soli il centro
della legge sulla cittadinanza: il primo criterio rispondeva
alle necessit� di un'Italia paese di emigrazione, ma non
corrisponde pi� ad alcun interesse nazionale.
Appare quasi scontato il fatto che trovare risposte effettive
alla domanda di identit� comune ed integrazione che questa
generazione esprime aiuterebbe il loro futuro ed insieme
aumenterebbe stabilit� e sicurezza del sistema sociale.
Soprattutto aiuterebbe l'integrazione duratura di una parte
importante della popolazione immigrata costituita dalla seconda
generazione, evitando fratture con il resto della societ�.
Modificare la legge sulla
cittadinanza
Alcune modifiche all'attuale
legge sulla cittadinanza costituiscono una risposta efficace a
questa domanda, rivolte sia a chi nasce in Italia da genitori
stranieri, sia a chi in Italia arriva negli anni centrali della
propria formazione.
Si tratta di introdurre nella nostra legislazione accanto al
criterio attualmente esclusivo dello ius sanguinis -
l'acquisizione della cittadinanza per discendenza - quello dello
ius soli e dello ius domicilii : divenire cittadini del paese in
cui si nasce o in cui ci si forma.
Si tratta di principi da tempo adottati in paesi come gli USA o
il Canada, che dell'integrazione stabile degli immigrati nella
comunit� nazionale hanno fatto un fattore insostituibile di
crescita ed una chance.
Non esistono solo i bambini nati
in Italia da immigrati. Ma, ovviamente, anche gli adulti
immigrati regolari stabilizzati nel nostro paese. Fermo restando
il fatto che � interesse del paese diminuire la quota di
precariet� per favorire la coesione sociale, ridurre
sfruttamento del lavoro ed evasione fiscale, favorire un quadro
di diritti-doveri, occorre mettere mano alle norme che
attualmente rendono difficilissimo il raggiungimento della
cittadinanza italiana. I dieci anni richiesti divengono nei
fatti 12-13, e spesso di pi�, a causa della necessit� di
dimostrare una residenza ininterrotta. A volte per la mancanza
di un contratto di affitto nominale (e la mancata documentazione
del pagamento della tassa dei rifiuti, cui � legata la
residenza) il periodo di effettiva permanenza in Italia deve
essere molto pi� lungo anche dei 12-13 anni.
Per gli adulti la proposta della Comunit� di Sant'Egidio �
quella di diminuire il periodo necessario alla naturalizzazione.
Dai 10 anni attuali, a cui aggiungerne circa tre per la
definizione del procedimento, a sei anni, un periodo che
costituisce un indice affidabile della stabilit� dello
straniero in Italia e del suo futuro progetto di vita. In
analogia con quanto avviene in altri paesi europei.
Per queste ragioni la Comunit�
di Sant'Egidio ha proposto una riforma della legge incentrata su
alcuni criteri chiari : acquisizione della cittadinanza alla
nascita in Italia se i genitori sono qui regolarmente presenti
da almeno due anni, acquisizione se il minore impegna in Italia
alcuni anni - almeno sei - nel proprio processo di formazione e
lavoro, manifestando cos� un progetto di stabilit� futura nel
paese.
A questi criteri e alle conseguenti proposte si sono
espressamente riferiti tre disegni di legge attualmente
depositati in Parlamento, sottoscritti da oltre duecento
parlamentari di maggioranza e opposizione, in discussione ormai
da tempo dinanzi alla Commissione Affari Costituzionali.
Due Consigli regionali, quello ligure e quello toscano, hanno
depositato proposte legislative ispirate agli stessi principi.
A questa convergenza di proposte non ha fatto per� seguito
sinora un adeguato iter parlamentare.
Per questo esprimiamo preoccupazione per le effettive
possibilit� di pervenire entro la legislatura ad una riforma
della legge sulla cittadinanza, mentre sono ormai maturi i tempi
per accogliere come nuovi cittadini bambini che nascono e si
formano nel nostro paese.
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