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1 Februari 2012

Casamance: il principale gruppo ribelle accetta la mediazione di Sant'Egidio per una pace col governo del Senegal

 
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Uno dei gruppi della ribellione in Casamance, il Movimento delle forze democratiche MFDC, considerato tra i più radicali del sud del Senegal, è pronto ad accettare una mediazione della Comunità di Sant’Egidio per una pacificazione col governo centrale di Dakar. Lo hanno comunicato i vertici militari dei ribelli. Dal 1982 è in corso in Casamance un sanguinoso conflitto interno, spesso inserito tra le guerre dimenticate, che ha già provocato migliaia di vittime. A meno di un mese dalle presidenziali del 26 febbraio, in vista delle quali è tornata alta la tensione nel Paese africano, gli analisti internazionali fanno notare che è la prima volta che le autorità senegalesi e la ribellione in Casamance si dichiarano - a distanza di poco tempo - disponibili ad una mediazione. Giada Aquilino ne ha parlato con Mario Giro, responsabile delle Relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio.

R. – E’ una notizia positiva per il popolo della Casamance che soffre di questa guerra che si svolge da oltre venti anni, senza molta “pubblicità”. Quindi noi speriamo che sia possibile entro breve tempo iniziare un dialogo tra le due parti, un dialogo che in effetti c’era stato e a cui avevamo anche partecipato sotto la mediazione della Guinea Bissau, una decina di anni fa, ma non aveva prodotto risultati. Certo la situazione è molto complicata perché si tratta di un conflitto che si è incancrenito col passare degli anni.

D. – In tre decenni, il conflitto in Casamance ha fatto migliaia di vittime, forse quattromila. Dal 1982 ufficialmente solo le mine antipersona e anticarro hanno provocato oltre 160 morti. Che zona è quella del Senegal meridionale? Si sa che è la zona più fertile del Paese…

R. – E’ una bellissima zona, che ho visitato: è la zona più verde del Paese. Il problema della Casamance è che il Gambia lo separa dal corpo centrale del Senegal. I casamancesi si sentono da sempre un popolo diverso dagli altri che compongono il Senegal e quindi mirano a una loro identità. Questa è una guerra anche per un’identità conosciuta, che non è solo tribale ma pure geografica, in parte religiosa, etnica sicuramente. Si tratterà di vedere come ricreare un quadro di convivenza.

D. – Quali sono le istanze portate avanti dal Movimento delle forze democratiche della Casamance?

R. - Diverse, vanno dall’autonomia all’indipendenza, perché il Movimento delle forze democratiche di Casamance ha tante tendenze interne.

D. – Ma prima d’ora il Movimento MFDC s’era detto disponibile ad una mediazione? Era quella a cui ha fatto cenno?

R. – Quella mediazione fu con l’ala politica, questa volta è l’ala militare. È una cosa molto importante perché i militari non avevano mai partecipato a nessuna mediazione.

D. – Dopo l’esperienza in Mozambico, Niger, Costa d’Avorio e altri Paesi, su quale piano si muoverà la mediazione di Sant’Egidio?

R. - Tradizionalmente Sant’Egidio si muove su un piano di ricucitura, di creazione della fiducia, perché il tavolo possa portare un frutto in maniera riservata, senza tanta pubblicità, anche perché si tratta di mettere insieme parti che non hanno mai dialogato veramente. Si tratterà di avere molta pazienza e di dare il tempo perché maturi una soluzione condivisa.

D. - In queste settimane in Senegal sono esplose le violenze dopo la decisione del Consiglio costituzionale che ha accettato la terza candidatura dell’attuale capo di Stato, Abdoulaye Wade, alle presidenziali mentre ha dichiarato irricevibile quella del cantante Youssou N’Dour. Qual è l’auspicio di Sant’ Egidio per tutto il Senegal?

R. – Per tutto il Senegal l’auspicio è quello di una pace duratura. E’ un Paese democratico, il primo Paese democratico dell’Africa subsahariana, lo è da moltissimo tempo, è un esempio per tutti ed è un Paese anche dalle molte risorse umane. Il Senegal è molto importante nel contesto internazionale, anche per la posizione sempre moderata, di facilitazione che ha avuto in altre crisi che l’hanno visto protagonista. Noi speriamo che questo continui e che gli attuali sommovimenti dovuti al momento elettorale passino in fretta. Ci teniamo che il Senegal resti quello che è o continui a occupare una posizione importante anche da protagonista - che ha sempre avuto - nella comunità internazionale. Ci teniamo molto alla sua stabilità. (bf)


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