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Genova, 7 febbraio 2010 L'omelia del card. Angelo Bagnasco In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù stando presso il lago di Genezareth vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì su una barca che era di Simone e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola, getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesce e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenni ai compagni dell’altra barca che venissero ad aiutare. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. A vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: “Signore, allontanati da me perché sono peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca che avevano fatto. Così pure Giacomo e Giovanni, i figli dei Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere, d’ora in poi farai il pescatore di uomini”. E tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc. 5,1-11) sono lieto di essere qui con voi questa sera nell’ambito della visita pastorale e anche a pochi giorni di distanza dalla grande celebrazione che è avvenuta a Roma nella basilica cattedrale di Roma, san Giovanni in Laterano, in occasione dell’anniversario della fondazione della comunità di Sant’Egidio. Grazie ad Andrea per le parole benevole di sempre che mi riportano indietro ai sentimenti di gioia e di festa, della responsabilità che nella grande celebrazione solenne di Roma è emersa. Cosa vuol dire che siamo nati insieme, se questo è proprio il giorno, voi come comunità ed io come vescovo? Beh, voi siete un po’ più vecchi, nonostante che siate giovanissimi e aitanti. Però è bella questa coincidenza che nessuno di noi ha voluto, ma che direi la provvidenza ha disposto e noi crediamo alla provvidenza, non crediamo al caso, crediamo che tutto poi è nelle mani di Dio e si riconduce a me. Che grande luce è questa convinzione, che proviene da quel lume acceso che ci ricorda che Gesù è risorto, è vivo ed è luce nel mondo, e anche le tenebre della nostra vita, della società, del mondo. Ebbene, le tenebre sono illuminate da quella grande luce. Siamo qui per pregare la vostra preghiera quotidiana che oggi assume questa particolare ricchezza e rilievo: l’anniversario della Comunità, la visita pastorale, l’anniversario dell’ordinazione episcopale del vostro vescovo. E siamo tutti sotto la luce, lo splendore di questa Parola che abbiamo appena ascoltato: è il Vangelo di questa domenica. Mi pareva che fosse particolarmente bello, è particolarmente bello, e confesso che questa pagina mi piace particolarmente assieme a tutto il Vangelo, ma come sempre ci sono delle frasi, degli episodi che ti colpiscono in modo particolare e che le senti dentro come particolarmente tue. Alcune piccole note: Pietro si trova a un bivio. Gesù lo mette a un bivio, di fronte a tutti. Come a volte noi nella nostra vita, in famiglia, sul lavoro, nella società, nella Chiesa. Qual è il bivio? Da una parte si chiede se corrispondere all’invito di Cristo, se obbedire al maestro. Ricordiamo, Pietro è di fronte a tutti, ai suoi compagni, alla folla, ed è di fronte a tutti che Gesù lo provoca. Da una parte obbedire al maestro e fare la figura del credulone, dell’ingenuo, e quindi di esporsi ad essere criticato dalla gente, deriso forse, perché lui è uomo di mare, è un uomo di pesca, ha faticato tutta la notte e ha preso niente. Ora arriva questo santone e gli dice un’altra cosa, di tornare in mare, lui non ne sa niente di pesca, Pietro è un veterano. E lui che figura farà se obbedirà al maestro? Un po’ ingenuo, un sempliciotto, capisce poco, si lascia turlupinare, sarà criticato, certamente non capito. E dall’altra disobbedire al maestro, non aderire al suo invito, disobbedire a quest’uomo che lo ha affascinato, che gli ha scaldato il cuore, che gli ha aperto la vita. Cosa scegliere? Anche noi siamo spesso in questa stessa situazione. Obbedisco a Gesù e alla Chiesa in questo comportamento morale, in questo criterio sociale o culturale; obbedisco alla Chiesa e allora vado incontro spesso all’incomprensione, alla critica, alla derisione di tanti, oppure rifiuto la parola del Signore e la parola della Chiesa. Che cosa scegliere? Perché bisogna scegliere nella vita! Ma Pietro ha scelto e ritorna in mare e getta nuovamente le reti, sfida l’opinione pubblica, sfida anche l’incomprensione e forse il malumore dei suoi compagni di barca: abbiamo già faticato tanto, ci fa ritornare in mare sulla parola di uno che non ne sa niente. Il risultato lo conosciamo. Ciò che appare normalmente impossibile diventa possibile, e il frutto è talmente grande, perché Dio è sempre sovrabbondante, che le due barche stanno per affondare, tanto è grande la pesca, perché Dio è così: ci chiede poco, quel poco che siamo, ma ci dà tutto lui stesso, che è infinito. La sproporzione è evidente: le parti sembrano anormali, tanto grande è il ritorno. Cari amici, io credo che questa vicenda, questo episodio della vita di Pietro abbia qualcosa da dirci. Penso anche che rilegga e che esorti e incoraggi anche la vita della vostra comunità. Qualcuno all’inizio si è fidato nel ’68, ha sfidato l’opinione dominante, certamente ha raccolto anche incomprensione, qualche critica, qualche polemica, non conosco i dettagli, ma lo si può immaginare. Ma le reti sono piene, i frutti sono grandi, Dio premia chi si fida di lui e che come nell’Antico Testamento, pensiamo ad Abramo, a Mosè, spera contro ogni speranza, va contro il buon senso degli uomini e il buon senso del mondo e segue la via di Dio e il suo richiamo, soprattutto quando ci conduce per vie oscure e difficili. Ma le barche si riempiono. Chiediamo al Signore mentre lo ringraziamo, che ci aiuti ad essere sempre come Pietro, a scegliere di rischiare come Pietro ha rischiato, di non aver paura e di non tirarci indietro, di non aver paura della critica, dell’incomprensione, del silenzio, dell’oscuramento, di non aver paura di tutto questo. Se siamo sicuri della Chiesa e di seguire il Signore Gesù. Non è una questione di affermare noi stessi, non ci interessa, è questione di essere fedeli a Dio sapendo che l’essere fedeli a Dio porta il bene a tutti. E Gesù è venuto per il bene di tutti, ma vuole che noi ci fidiamo di lui soprattutto quando non comprendiamo appieno il suo disegno o quando seguirlo, come Pietro, può costare qualcosa anche alla nostra immagine personale. Ma ciò che conta è il risorto, è quella luce che noi accendiamo e spegniamo perché è un simbolo, ma che nell’eternità ormai è accesa per sempre. |
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