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Liturgia di ringraziamento per il 50mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio

10 febbraio, ore 17,30 Basilica di San Giovanni in Laterano

 
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4 Ottobre 2010 16:30 | Ajuntament. Saló de Cròniques

Barcellona 2010 - Intervento di Oded WIENER



Oded Wiener


Già direttore generale del Gran Rabbinato di Israele

L’eternità di Gerusalemme

Caro presidente vescovo don Ambrogio, distinti amici,

E' un grande onore essere qui in questa importante conferenza, in qualità di direttore generale del Gran Rabbinato di Israele. La Comunità di Sant'Egidio ha assunto un compito di grande importanza storica organizzando questa conferenza internazionale annuale di preghiera per la pace.

Abbiamo avuto il privilegio di partecipare a una serie di queste conferenze, e non ho alcun dubbio al contributo significativo che esse danno alla conoscenza e alla comprensione tra le religioni, e al sviluppo della pace nel mondo, attraverso un dialogo costruttivo e incontri personali tra i principali leader religiosi. Questa conferenza è un altro prezioso anello di questa catena magnifica e mi congratulo con la comunità  di Sant'Egidio, augurandole tanti anni ancora di proficuo lavoro.

 Quando il Kaiser Guglielmo fece il giro attorno alla Cupola della Roccia nel 1898, disse ai suoi ospiti: "Gli archeologi devono scavare questo importante sito". Ma il Qadi al suo fianco alzò gli occhi al cielo e disse: "In questo luogo, le persone dovrebbero dirigere i loro occhi e i loro pensieri verso l'alto, anziché verso il basso".

Infatti, a Gerusalemme, e in particolare sul Monte del Tempio, i nostri occhi devono essere rivolti verso l'alto. Tuttavia, questa importante conferenza è di certo più interessata alla Gerusalemme terrena e a ciò che sta accadendo lì oggi. Come ogni studioso o leader sa, tutti gli aspetti di un argomento dovrebbero essere esaminati per poterne avere una visione migliore e più completa possibile. 

Questo è particolarmente vero, per una materia così sensibile e carica di significati come Gerusalemme. Come ogni guidatore apprende durante la sua prima lezione di guida, prima di guidare in avanti, si deve guardare sempre nello specchietto retrovisore per vedere cosa sta accadendo dietro la vettura, allo stesso modo, prima di esaminare la situazione di oggi a Gerusalemme, e prima di guardare verso il futuro delle nuove generazioni, dobbiamo guardare indietro alla gloriosa storia della città eterna e al suo significato profondo per gli ebrei. Poiché non si può parlare di Gerusalemme allo stesso modo in cui si parla di Parigi, Londra, o qualsiasi altra città del mondo.

Il primo passo del nostro viaggio a Gerusalemme è concettuale e si basa sulla fede, esso è necessario per darci la giusta prospettiva sulla storia ebraica, sul nostro destino e fato.

 I nostri saggi hanno detto a proposito del versetto delle Cronache: "E David benedisse Dio davanti a tutta la comunità e disse: Tua, o Signore, è la grandezza, la potenza e la gloria, l'eternità e la maestà".

Qual è l'eternità? E' Gerusalemme, e la maestà, è il Santo tempio.

Rabbi Shmuel Hanaggid, uno studioso e poeta del X secolo, affermò che se uno avesse scritto anche 5.000 poesie, ma neanche una su Gerusalemme, sarebbe come se se non avesse scritto nulla. Ma se uno avesse scritto una sola poesia su Gerusalemme, sarebbe sufficiente.

Dal Monte Moriah le norme furono date al mondo intero. Quando il tempio era innalzato, il popolo si riuniva tre volte l'anno a Gerusalemme per celebrare le feste.

 Ma quando il Tempio fu distrutto per i nostri peccati, gli ebrei hanno alzato la mano destra e hanno promesso: "Se mi dimentico di te Gerusalemme, possa la mia destra dimenticare la sua astuzia. Se non mi ricordo di te, che la mia lingua si attacchi al mio palato; Se non ho posto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia".

Ricordiamo Gerusalemme in ogni momento, nei momenti di dolore e di lutto per la distruzione dei nostri due Templi, e nei momenti di gioia, a ogni matrimonio, e in tutte le nostre preghiere.

Durante il Rosh Hashanah e lo Yom Kippur, i giorni più santi per gli ebrei, che abbiamo appena passato, ogni ebreo prega con queste parole: Che il tuo nome o Signore sia santificato su Israele tuo popolo e su Gerusalemme la tua città e su Sion la sede della tua gloria". Quando prega per sé e per la propria famiglia, ogni ebreo in ogni parte del mondo sa che la sua salvezza personale è intimamente legata alla salvezza e alla ricostruzione di Gerusalemme., 

Gerusalemme è menzionata nella Bibbia 640 volte. Sion compare 150 volte, e insieme a tutti gli altri nomi di Gerusalemme si arriva ad un totale di 850 volte. Il popolo ebraico ha anelato e desiderato Gerusalemme e la terra di Israele per tutte le generazioni. E’ stata scelta per essere la capitale dell'antico regno di Israele proprio per il desiderio di unire la nazione, poiché Gerusalemme era una zona che non apparteneva a nessuna delle tribù.

Re Salomone costruì il Tempio di Gerusalemme, e pose le basi per la natura universale di Gerusalemme come luogo di preghiera per tutte le persone di tutte le nazioni, quando ha pregato Dio dopo aver completato la costruzione del primo Tempio: "Qualunque preghiera o supplica venga fatta da un uomo o da tutto il tuo popolo Israele [...] E a proposito di uno straniero, che non è del tuo popolo Israele ... quando verrà a pregare rivolgendosi a questa casa [...]  fa tutto ciò per cui lo straniero si appellerà a te.

Abbiamo appena finito di celebrare la festa di Succoot - Festa delle Capanne, una delle tre festività dell’anno. Quando il Sacro Tempio era a Gerusalemme ed era il centro spirituale e punto di riferimento per il popolo ebraico, venivano sacrificati sette tori per simboleggiare le settanta nazioni del mondo. Il Libro dello Zohar ci insegna che lo scopo era quello di pregare per invocare la misericordia di Dio per tutte le nazioni.

Un altro rito celebrato durante la festa di Succot nel Tempio era la libagione con l’acqua, veniva cioè versata acqua sull'altare come espressione dell’ inizio della stagione delle piogge, affinché non ci fosse una carenza di acqua, la sorgente di tutta la vita in tutto il mondo. Anche questa preghiera era per il mondo intero.

Troviamo che durante il Succot, la festa che noi chiamiamo "il tempo della nostra gioia", nel Sacro Tempio, il luogo più santo per tutti gli ebrei in tutto il mondo, venivano condotti i riti più significativi proprio perché si voleva condividere il bene e l'abbondanza del Santo Tempio con tutte le nazioni. Come disse il profeta Isaia: " la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli." Questo è più di un semplice segno del fatto che la fede ebraica crede nella necessità della solidarietà e armonia tra tutte le nazioni.

Vediamo che nel corso della storia, quasi ogni nazione, lingua e religione ha cercato di trovare le sue radici a Gerusalemme. La ricca varietà di religioni e istituzioni situate a Gerusalemme, e la loro importanza e santità per le varie religioni, non hanno uguali:in un singolo chilometro quadrato - noto come il bacino santo - troviamo i maggiori centri di tutte le religioni monoteiste, tutti altamente carichi di significato emotivo e spirituale. Tutti gli eventi della fine dei giorni avverranno lì, con la venuta del Messia.

Come dichiarò Ben-Gurion, primo Primo Ministro di Israele,: "C'è qualche nazione a parte noi che ama questa terra? Molte nazioni hanno cercato e sono riuscite a conquistarla, per desiderio di potere, come con qualsiasi altra terra - ma non per amore verso di essa. Questo amore speciale appartiene solo alla nostra nazione. C'è una cosa che una persona non può mai sostituire, e questi sono i suoi genitori. I genitori della nostra nazione sono questa terra, non possiamo sostituirla. "

Il popolo ebreo durante gli anni del suo esilio aspettava la redenzione e pregava con tutto il cuore:

“L’anno prossimo a Gerusalemme”

Baruch Duvdevani ha scritto: Noi abbiamo meritato ciò che non hanno avuto le generazioni precedenti. Questo grande merito è dovuto a coloro che per migliaia di anni non hanno mai dimenticato Gerusalemme, i cuori e le anime dei quali si sono aggrappate ad essa. Per settanta generazioni, gli Ebrei sono rimasti molto legati a Gerusalemme, e anche se non l’avevano mai vista, la consideravano la loro capitale. Questa è una cosa meravigliosa, che nessun’altra nazione ha raggiunto. È stata espressa nelle preghiere, nei costumi, in tempi felici e in tempi difficili. Per tutte queste generazioni, gli Ebrei sono andati in pellegrinaggio a Gerusalemme, ma non alla Gerusalemme di oggi, che ha centinaia di migliaia di abitanti, con i suoi magnifici quartieri e istituzioni, sia politiche che spirituali, religiose e scientifiche, sociali e culturali, no, sono andati alla città umiliata che era allora. E come dice il Rabbi Zvi Yehuda Kook, Gerusalemme ha una sua centralità particolare, ed è il centro, il cuore di tutte le forze intime della nazione: la Torah e la profezia, il tempio e la monarchia. Gerusalemme è la sede del Sinedrio, e la capitale dei re. È una città in cui si uniscono il potere politico, spirituale, morale e legale. Gerusalemme, non solo come città fisica, ma anche e soprattutto come centro concettuale spirituale e come punto di convergenza delle aspirazioni e delle visioni, da unità alla nazione. Come città che è stata unificata, unifica Israele e lo tiene insieme in armonia.

 

E nel cuore di Gerusalemme c’è il Monte del Tempio e il Muro del Pianto. Noi crediamo che lo spirito divino sia sempre presente nel Muro del Pianto. È fatto di pietre silenziose, ma sono pietre con un cuore, un cuore vero. Questo cuore è il nocciolo, il centro della vita. È dal cuore che il sangue scorre verso tutte le parti del corpo, e succede la stessa cosa con queste pietre: esse sono il centro, il centro della nostra vita. Ci sono delle linee che le attraversano e che partono da esse, linee di vita per l’intero popolo ebreo sparso per ogni parte del mondo.

Il muro del Pianto – il kotel – ha anche orecchie, per sentire le nostre preghiere, i mormorii delle nostre anime e le pulsazioni dei nostri cuori.

Dopo molte generazioni, siamo finalmente riusciti a tornare alle nostre radici, a riscoprire i segreti della nostra nazione, a toccare le pietre e a marciare attraverso le strade nelle quali i nostri antenati ascendevano gioiosamente al Monte del Tempio. Loro ci hanno spianato la strada, un cammino che corre come un filo rosso attraverso il succedersi delle generazioni, da Adamo ad Abramo, Isacco e Giacobbe, ai giudici, ai re, ai profeti e a tutti gli Ebrei che amano Sion e Gerusalemme. Questo cammino ha mostrato il futuro della nostra amata Gerusalemme e dei suoi abitanti.

Come il Re Davide, il Salmista, scrisse: “per la salvezza dei miei fratelli e dei miei compagni, io ora dico ‘Pregate per la pace a Gerusalemme, possa tutto questo amore farvi prosperare. Ci sia pace nelle tue mura, e prosperità nei tuoi palazzi. Per la salvezza della casa del Signore nostro Dio, io cercherò il tuo bene.’

E come in passato, quando a Gerusalemme si pregava per la pace nel mondo, lasciateci pregare anche adesso, e tutti i capi politici e religiosi siano i primi a condurre i loro seguaci e le loro nazioni alla pace.

E la volontà di Dio possa essere che tutti vediamo il bene di Gerusalemme, e il Signore dia forza al Suo popolo e benedica il Suo popolo con la pace.

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Barcellona 2010

Messaggio
di Papa
Benedetto XVI


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